Il Consiglio d'Europa abbaia ma non morde sullo scandalo datagate e rimanda la riforma del diritto di asilo
Non cambia la linea del respingimento dei migranti

Secondo il presidente del Consiglio italiano Enrico Letta "l'Unione Europea affronta finalmente, dopo tanti anni e tanta disattenzione, il dramma del Mediterraneo". Nella conferenza stampa al termine del Consiglio europeo che si è tenuto il 25 e 26 ottobre a Bruxelles Letta sottolineava che "è importante che sia stato incorporato il concetto di solidarietà, che non era scontato ed è per noi fondamentale il fatto che si sia raggiunto il risultato di considerare il tema come europeo, non solo maltese, italiano o dei paesi del Mediterraneo. La tragedia di Lampedusa chiama in causa l'intera Unione Europea e le conseguenze dovranno essere assunte a livello europeo".
A dire il vero alcuni dei 28 paesi della Ue hanno solo promesso l'invio di mezzi nelle operazioni di polizia a protezione delle frontiere nel Mediterraneo, l'adozione di altre misure sono state rimandate al Consiglio dei ministri degli Interni in programma all'inizio di dicembre per discuterle al prossimo vertice dei capi di Stato e di governo di fine dicembre. Quanto alla riforma del diritto di asilo, e in particolare alla norma contenuta nell'accordo chiamato Dublino II, ove si stabilisce che la richiesta d'asilo deve essere presentata nel paese di primo approdo e che quindi deve farsi carico di ospitare i richiedenti fino a espletamento della pratica, sarà discussa a partire dal vertice del giugno prossimo.
Esplicativo quanto affermato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel: "Siamo tutti turbati dalle tragedie, ora serve una distinzione tra misure immediate per tamponare l'emergenza e prospettive di lungo termine". Come dire, intanto parliamone e al massimo mandiamo qualche nave e aereo in più nel Mediterraneo per tamponare l'emergenza, poi vedremo. E comunque non cambia la linea Ue del respingimento dei migranti.
La questione del controllo dell'immigrazione era il tema principale del vertice fino a pochi giorni dall'inizio, o meglio prima che scoppiasse lo scandalo della vicenda delle intercettazioni americane financo degli alleati europei, il cosiddetto datagate. La questione ha occupato la prima giornata del vertice ma anche in questo caso il Consiglio d'Europa si è limitato a abbaiare senza mordere, affidando a Germania e Francia il compito di discutere della questione con Obama e a definire un accordo sulle intercettazioni fra paesi "amici" entro l'anno.
A parole tutti si sono detti indignati per lo "scandalo" delle intercettazioni che hanno colpito in particolare Francia e Germania. Con sul tavolo le notizie della immensa mole di comunicazioni spiate dagli Usa nei palazzi delle istituzioni europee, uno spionaggio politico ma anche se non soprattutto industriale in casa delle principali concorrenti imperialiste europee, i 28 sono rimasti sostanzialmente alle proteste formali. Eppure potevano quantomeno sospendere i negoziati sul Ttip, la cosiddetta "Nato del commercio", la costituzione di un'area economica speciale tra le due sponde dell'Atlantico. Ma più forte dell'indignazione di essere stati spiati è l'esigenza di definire barriere per bloccare l'espansione del comune concorrente, il socialimperialismo cinese. Certo sulla mancata posizione forte comune ha pesato anche l'opposizione del premier britannico David Cameron, il cui paese è fra i principali complici degli Usa nell'operazioni di spionaggio.
Nella dichiarazione finale del vertice si cita "l'intenzione di Francia e Germania di intraprendere discussioni bilaterali con gli Usa con lo scopo di trovare entro fine anno un accordo sulle relazioni reciproche in questo campo". Sono stati infatti Francia e Germania a lanciare a Bruxelles un'iniziativa comune per chiedere agli Stati Uniti di ridefinire le attività di intelligence e le modalità con cui devono essere svolte "tra alleati". Col via libera del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, la Merkel e Hollande pensavano di poter arrivare a un accordo con Washington "entro l'anno". Altri paesi, affermava la Merkel, potranno poi "aggiungersi" all'intesa. Vedremo se il tandem franco-tedesco, il motore della Ue imperialista, riuscirà a portare a casa dei risultati; in ogni caso gli altri paesi potranno accodarsi a cose fatte.
Potrebbe tra gli altri accodarsi l'Italia dato che al presidente del Consiglio Enrico Letta è più che sufficiente la posizione di "richiedere informazioni e andare da qui alle prossime settimane a un chiarimento, una cooperazione con gli Stati Uniti per capire che cosa è successo e evitare che possa risuccedere". Neanche un buffetto sulla guancia all'amico spione Obama.

30 ottobre 2013