Sperperato un fiume di denaro del popolo per fini personali. Il capogruppo PDL Fiorito ha intascato oltre 50 mila euro netti al mese
Il consiglio regionale del Lazio travolto dalle ruberie
La governatrice dimissionaria Polverini solo ora denuncia il malaffare. Come PD, IDV, Sel, FDS e Verdi, che hanno partecipato alla spartizione dei 20 milioni distribuiti ai gruppi consiliari. Devono tutti restituire i soldi
Frutto marcio del capitalismo, dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi

Travolta dall'inchiesta sulla scandalosa distrazione dei fondi pubblici regionali destinati al rimborso delle spese elettorali sostenute dai boss delle varie cosche parlamentari eletti alla Regione Lazio e invece utilizzati per fini personali, il 24 settembre la fascista ripulita Renata Polverini, eletta appena 2 anni e mezzo fa governatrice del Lazio con la promessa di fare "pulizia" dentro il palazzo della Pisana dopo lo scandalo del suo predecessore Piero Marrazzo (PD), è stata costretta a dimettersi.

L'inizio dello scandalo
L'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna e dal pubblico ministero Alberto Pioletti ha preso il via nei mesi scorsi da un'informativa del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza a cui l'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia aveva segnalato movimenti sospetti e trasferimento all'estero presso alcune banche spagnole dei finanziamenti assegnati dalla Regione Lazio al PDL.
Il 12 settembre l'ex capogruppo e tesoriere del PDL Franco Fiorito, defenestrato dalla carica a luglio scorso e sostituito da Francesco Battistoni, finisce nel registro degli indagati per peculato.
Dalle carte risulta che Fiorito oltre a distribuire alle varie fazioni del PDL il fiume di denaro pubblico elargito dalla Regione ha acquistato per sé una Smart da 16mila euro, una Bmw da 88mila e molto altro ancora fra cui spiccano i circa 753 mila euro che egli ha trasferito all'estero con 109 bonifici in cinque suoi conti correnti in Italia e in Spagna.

Soldi rubati al popolo
Secondo gli inquirenti dal 2010 ad oggi, il gruppo PDL alla Regione ha speso non meno di 5 milioni e 976mila euro. Mentre Fiorito, grazie al fatto che nel PDL la carica di capogruppo coincide con quella di tesoriere e presidente della Commissione Bilancio, gestiva circa 300 mila euro l'anno.
In soli 30 mesi il Consiglio regionale ha sperperato un fiume di oltre 20 milioni di euro rubati al popolo e distribuiti a tutti i gruppi parlamentari, di destra, centro e "sinistra" borghese, nessuno escluso, in proporzione ai voti ottenuti alle ultime regionali del 30 marzo 2010.
Soldi che in teoria sarebbero dovuti servire per pagare le spese elettorali sostenute dai partiti e che invece sono finiti nelle tasche e nei conti correnti in Italia e all'estero dei vari capobastone politici sotto forma di finanziamenti a favore di fondazioni e associazioni, acquisto di spazi in reti televisive e interviste a pagamento, rimborsi a piè di lista per fatture false e/o gonfiate, buoni benzina, vacanze e soggiorni in hotel da mille e una notte, cene a base di ostriche e champagne millesimato nei ristoranti più prestigiosi della capitale, acquisto di auto di lusso, prostitute e squallidi festini in toga greco-romana.
Insomma una vergognosa mangiatoia fatta non solo di stipendi che sovente superano i 30 mila euro al mese, ma anche di ruberie, privilegi da nababbo e rimborsi faraonici in cui hanno affondato le mani sia la destra che la "sinistra" del regime neofascista senza alcun ritegno verso i milioni di disoccupati, precari, cassintegrati e pensionati finiti nel tritacarne del tecnocrate liberista borghese Monti e che ormai non riescono più nemmeno a mettere insieme il pranzo con la cena.

Nessuna denuncia
Possibile che nessuno dei 71 consiglieri regionali (70 più la Polverini) non si sia mai accorto di niente?
Dov'era la presidente della Regione quando i boss del suo gruppo consiliare si spartivano i fondi per operazioni che con la politica non hanno nulla a che vedere? E che cosa ha fatto in questi due anni e mezzo per impedire che la Regione diventasse una sorta di bancomat per soddisfare privilegi e appetiti dei vari politici di turno e che rappresentano un insulto al cospetto di milioni di lavoratori e famiglie operaie che invece ogni giorno devono fare i conti con la crisi e i salari da fame?
E dov'era la cosiddetta "opposizione" di PD, IDV, SEL, FDS e Verdi, responsabili politicamente e in prima persona come e quanto la Polverini, perché invece di denunciare il magna magna hanno partecipato all'abbuffata e hanno affondato anche loro le mani nella mangiatoia?

"L'opposizione" complice
Di fronte a tutto ciò è a dir poco ridicola la posizione assunta dal PD che per bocca del suo capogruppo Esterino Montino che in una intervista a "la Repubblica" del 22 settembre ha ammesso candidamente di aver partecipato alla spartizione del denaro pubblico. Infatti solo dopo che lo scandalo è esploso i consiglieri si sono dimessi dall'incarico e hanno lanciato una truffaldina raccolta di firme per dimissionare la Polverini sapendo benissimo che i 27 consiglieri (14 PD, 5 Idv 2 Sel) non sarebbero stati sufficienti a mettere in minoranza il consiglio regionale. Anche con l'eventuale apporto dei consiglieri Udc, che comunque avevano già rinnovato il sostegno alla Polverini, si sarebbe arrivati al massimo a quota 35 e quindi non sufficiente, dal momento che per arrivare allo scioglimento del consiglio regionale si sarebbe dovuto dimettere la maggioranza semplice dei consiglieri, cioè la metà più uno, per un totale di 36.

La spartizione dei fondi
Messo con le spalle al muro durante un interrogatorio durato oltre 7 ore, il 19 settembre Fiorito ha vuotato il sacco e ha raccontato agli inquirenti tutte le ruberie della Pisana di cui sono protagonisti non solo i suoi colleghi di partito ma tutti i consiglieri regionali ivi compresi quelli della cosiddetta "opposizione" e soprattutto la governatrice Polverini che a suo dire "non poteva non sapere poiché si trattava di una decisione di cui la giunta prendeva atto, dell'accordo di ripartizione dei fondi assegnati ai gruppi dall'ufficio di presidenza". Un patto di ripartizione dei fondi tra tutti i gruppi del consiglio in funzione della loro consistenza politica che prevedeva l'assegnazione di 100mila euro l'anno a ciascun consigliere per finalità politiche e un accordo all'interno del PDL che raddoppiava o triplicava tale assegnazione a seconda degli incarichi ricoperti.
Insomma: "Tutti i consiglieri regionali del gruppo PDL chiedevano soldi. Erano diventati insopportabili, una persecuzione. Mi telefonavano continuamente o mi aspettavano fuori dall'ufficio per chiedermi soldi per cene, book fotografici, manifestazioni. Mi sono stati chiesti anche 10 mila euro per una cena di 300 persone in locali in cui non so se potessero contenere tutte quelle persone". 
Accuse precise rivolte soprattutto ai suoi successori: Battistoni, costretto alle dimissioni dalla Polverini nel vano tentativo di salvarsi la faccia, ma anche accuse contro l'attuale capogruppo e tesoriere PDL Chiara Colosimo, 26 anni, vicina all'ex ministro Giorgia Meloni, l'eletta più giovane alla Pisana presentata dalla Polverini come il "volto nuovo, il volto pulito della maggioranza" ma che in realtà vanta già un passato poco edificabile dal momento che, durante una trasmissione di MTV nel 2010 venne ripresa con alle spalle il volto di Corneliu Zelea Codreanu, leader nazionalista e nazistoide della Guardia di ferro romena, e in secondo luogo perché anche a lei Fiorito ha detto di aver dato 200 mila euro.
Per 5 giorni la Polverini ha cercato di tirarsi fuori da ogni responsabilità con motivazioni a dir poco patetiche che hanno raggiunto il culmine con le false dimissioni del 20 settembre vincolate all'ennesima promessa di tagliare il numero e i costi delle commissioni consiliari, degli assessori, delle auto blu e dei rimborsi per i gruppi consiliari.

Il saccheggio della Pisana
La verità è che c'è una nera continuità tra consiglio e consiglio, giunta di "centro-sinistra" e giunta di "centro-destra", tra Marrazzo prima e la Polverini ora. Gli uni dopo gli altri hanno portato allo sfacelo la regione Lazio. A certificarlo è la relazione della Corte dei Conti inviata al parlamento pochi mesi fa in cui si sottolinea l'abnorme indebitamento che porta il Lazio primo in classifica e lo colloca tra le "regioni meno virtuose"; infatti negli ultimi anni il passivo è aumentato del 153% e oggi ammonta a più di undici miliardi di euro. Stesso discorso sulla sanità: la spesa è aumentata del 10% ma gli indicatori di qualità del servizio sono tra i più bassi del Paese. Anzi non di rado si sottraevano fondi alla sanità e alla scuola per destinarli al finanziamento delle cosche in consiglio regionale.
Non sono bastati gli scandali Belsito (Lega), Lusi (Margherita-PD), Formigoni (PDL), ogni volta aumenta la gravità, il numero dei coinvolti e l'entità del saccheggio del denaro del popolo da parte dei partiti del regime neofascista. Oramai il marciume è generalizzato, dal parlamento ai consigli regionali fino alle istituzioni locali a tutti i livelli. Lo scandalo che sommerge la Regione Lazio non sembra isolato ma si sta allargando ad altri consigli e giunte regionali, a cominciare dalla Calabria e dalla Campania, dove vigono ruberie e comportamenti analoghi.
La corruzione, le ruberie e il malcostume hanno raggiunto livelli record e non sono certo dovute a "poche mele marce" imboscate in questo o quel partito ma, sono il frutto marcio del capitalismo, dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi. Le cosche parlamentari devono restituire tutto il maltolto, vanno punite anche attraverso l'astensionismo elettorale, ma se si vuole eliminare la corruzione e le ruberie alla radice occorre battersi contro il capitalismo, per l'Italia unita, rossa e socialista.

26 settembre 2012