Presieduto da Napolitano
Il Consiglio supremo di difesa conferma l'interventismo italiano all'estero
"Sarà mantenuto fermo il contributo militare nazionale alle missioni"

Non solo l'Italia non rinuncerà a nessuna delle sue missioni militari all'estero, ma nemmeno sta pensando a ridurne in qualche misura l'impegno, e questo nonostante la crisi e la politica dei tagli al bilancio dello Stato in tutti gli altri settori. Anzi gli impegni potranno anche aumentare in base alle aumentate esigenze militari sul campo e ai compiti assegnati dagli organismi internazionali.
È quanto ha sentenziato il Consiglio supremo di difesa, presieduto da Napolitano, nella sua ultima riunione dell'11 novembre scorso, mettendo la parola fine ad ogni ipotesi che era corsa negli ultimi mesi circa un eventuale ritiro parziale e graduale dalle cosiddette "missioni di pace", in particolare da Libano e Afghanistan. Alla riunione hanno preso parte, a nome del governo, il premier Berlusconi e il vicepremier Letta, il ministro degli esteri Frattini, quello dell'Interno Maroni, quello della Difesa La Russa, quello dell'Economia Tremonti e il sottosegretario Romani in rappresentanza del ministro per lo Sviluppo economico Scajola. Erano presenti inoltre il capo di Stato maggiore della difesa, Camporini, il segretario del Consiglio supremo di difesa, Mosca Moschini e il segretario generale della Presidenza della repubblica, Marra.
Con questa riunione Napolitano ha voluto essere rassicurato dal governo che non ci sono tentennamenti sulla continuazione delle missioni militari all'estero e sul loro adeguato finanziamento, malgrado la politica di tagli alla spesa pubblica fortemente voluta da Tremonti e le tentazioni di disimpegno affiorate in seno alla maggioranza, soprattutto da parte di esponenti della Lega. Timori che al rinnegato del Quirinale con l'elmetto avevano fatto già mettere le mani avanti negli ultimi suoi discorsi in Libano e in occasione del 4 novembre, ammonendo le forze politiche a non azzardarsi neanche a prendere in considerazione l'idea di una riduzione della politica interventista italiana, sia pure anche solo per causa di forza maggiore dovuta ad esigenze di bilancio.
Ed ecco che allora, accontentandolo ben volentieri, il comunicato finale così recita: "Il Consiglio ha esaminato la situazione in atto nei Balcani, in Asia Centrale ed in Medio Oriente e, in particolare, le missioni ISAF in Afghanistan ed UNIFIL in Libano, nelle quali sono impegnati significativi contingenti delle Forze Armate italiane. Al riguardo, è stata evidenziata la rilevanza strategica degli obiettivi di sicurezza e di stabilizzazione che gli interventi militari e di cooperazione civile in atto in quelle aree rivestono per la Comunità Internazionale e per il nostro Paese. Su queste basi, il Consiglio ha convenuto sull'opportunità di mantenere fermo il contributo militare nazionale nelle citate missioni, con gli adeguamenti che il mutare delle situazioni in loco e dei compiti assegnati renderanno necessari nei limiti delle risorse che potranno essere rese disponibili anche attraverso il processo di razionalizzazione delle strutture e dei programmi della Difesa".
Più chiaro di così nel riaffermare la politica interventista dell'imperialismo italiano il Consiglio non poteva essere: le missioni di guerra, in particolare quelle in Afghanistan e Libano? Sono di "rilevanza strategica". L'impegno militare nelle "citate missioni"? Sarà "mantenuto fermo" e anzi adeguato al "mutare delle situazioni" e ai "compiti assegnati". Il che significa che se per esempio gli Usa e la Nato lo chiedono, altre truppe e altri mezzi potranno essere inviati in Afghanistan. E le risorse economiche per sostenere il "fermo" e "strategico" interventismo caro a Napolitano e ai guerrafondai nostrani? Potranno essere ricavate eventualmente anche "razionalizzando" le spese della Difesa, ma in nessun caso andranno fatte mancare per le missioni interventiste all'estero, attraverso le quali l'imperialismo nostrano mostra i muscoli e reclama un posto di prima fila tra le potenze che contano.

25 novembre 2009