Legnata giuridica al governo del nuovo Mussolini
La Corte di giustizia europea nega il reato di clandestinità
Reazione stizzita del ministro fascio-leghista Maroni che tira diritto: "continueremo con le espulsioni"

Con procedura d'urgenza tesa a rivedere l'impianto del reato di clandestinità introdotto dal governo del neoduce Berlusconi nel famigerato "pacchetto sicurezza" del 2009, la Corte di Giustizia europea ha bocciato la norma il 28 aprile scorso perché in contrasto con la direttiva dell'Unione Europea sui rimpatri. Si conclude così un percorso che aveva coinvolto dapprima gli studiosi del diritto, poi impegnato i Tribunali italiani per coinvolgere, in ultimo, la Corte costituzionale che aveva posto seri e forti dubbi sul reato di clandestinità, dichiarando, in due sentenze, le nn. 249 e 250 del 2010, l'illegittimità dell'aggravante di clandestinità, contenuta nell'art. 61, comma 11 bis, del codice penale, mentre non faceva lo stesso per il reato di cui all'art. 10 bis Testo Unico Immigrazione, nonostante la pronuncia lasciava molte riserve e un intervento immediato del legislatore ordinario a cambiare le carte.
Completamente sordo alla raccomandazione della Corte costituzionale, il governo del nuovo Mussolini continuava come un panzer a sostenere il mostruoso reato di clandestinità, nella chiara ottica di mantenere ferma la politica estera neofascista, xenofoba e razzista contro i migranti, politica sostenuta a gran forza dall'alleato razzista e fascista della Lega.
La Commissione europea aveva sostenuto con chiarezza la pronuncia della Corte costituzionale, sottolineando gli aspetti apertamente e fortemente discriminatori del reato di clandestinità e, conseguentemente, la Corte di Giustizia europea ha affermato in sentenza che il reato di clandestinità non deve contenere la punizione dei migranti con il carcere; cosa che invece oggi è vigente all'interno della norma penale disegnata dall'esecutivo nero.
Il caso è nato dal ricorso del Tribunale di Trento per la vicenda di Hassen El Dridi, un algerino condannato a fine 2010 a un anno di reclusione per non aver rispettato l'ordine di espulsione: secondo il giudice "una sanzione penale come quella prevista dalla legislazione italiana può compromettere l'obiettivo di instaurare una politica di allontanamento e di rimpatrio efficace, nel rispetto dei diritti fondamentali". La Corte di Giustizia europea invita da questo momento in poi i giudici italiani a disapplicare ogni disposizione nazionale contraria alla direttiva, tenendo conto dell'applicazione retroattiva della pena più mite.
Stizzito il commento del fascio-leghista ministro dell'Interno Maroni: "meglio soli che male accompagnati: l'Europa non ci dà una mano neanche oggi e ci complica la vita. Ma noi continueremo con le espulsioni". Al pari del suo compare di partito, il governatore del Veneto, il fascio-leghista Luca Zaia, afferma che la sentenza "cancella una legge votata da un parlamento sovrano" (sic!).
Di diverso avviso monsignor Marchetto, ex responsabile per i migranti del Vaticano, che chiede a chiare lettere il ritiro della legge e l'espunzione del reato di clandestinità dal novero dei delitti.
Per il governo del nuovo Mussolini si tratta di una bella legnata sul piano giuridico, una sentenza peraltro inappellabile.

25 maggio 2011