Grave e connivente pronunciamento della Camera nera
Né arresto né sfiducia per l'inquisito Cosentino
Il sottosegretario all'economia è accusato di concorso esterno in camorra
La procura di Napoli: "le indagini continuano", Nove camorristi "pentiti" lo accusano

Com'era prevedibile, dopo la vergognosa decisione assunta il 25 novembre scorso dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, il 10 dicembre anche la camera nera ha respinto la richiesta di arresto del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino (Pdl) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Non solo, le cosche di Montecitorio hanno votato no anche alle mozioni di sfiducia presentate da Italia dei valori, Partito Democratico e Unione di Centro che ne chiedevano almeno le dimissioni.
Il documento contro l'arresto è stato approvato a scrutinio segreto con 360 sì contro 226 no. Pdl e Lega hanno votato compatti tranne il finiano Fabio Granata che si è sempre astenuto insieme ai deputati radicali e dell'Udc.
Si tratta dell'ennesimo, gravissimo e connivente pronunciamento della maggioranza in camicia nera di fronte al quale l'"opposizione" parlamentare di cartone non solo si è letteralmente dileguata, ma, come dimostrano il numero dei voti contrari all'arresto che sono risultati superiori a quelli della maggioranza, una parte di essa si è addirittura resa complice votando a favore di Cosentino.
A chiedere l'arresto di Cosentino, che è anche il coordinatore del Pdl in Campania e, almeno finora, il candidato a governatore della Regione alle elezioni di primavera, è stata la procura di Napoli, secondo cui il sottosegretario ha avuto contatti con il clan camorristico dei Casalesi contribuendo a rafforzarne il potere fin anni '90. La procura partenopea si basa sulle dichiarazioni di una decina di pentiti le cui testimonianze sono già state ampiamente documentate e verificate dagli inquirenti.
Non a caso, appena appresa la notizia del respingimento della richiesta di arresto, il procuratore Giovandomenico Lepore ha fatto sapere che: "Continueremo ad indagare. Rispettiamo l'autonomia della Camera, ma le indagini continueranno".

22 dicembre 2009