COSSIGA: "NEL '76 ERAVAMO PRONTI A DARE POTERE AI MILITARI''
La denuncia sui pericoli di golpe in Italia che noi marxisti-leninisti lanciammo fin dalla metà degli anni '70 ha trovato un'autorevole conferma nelle parole del capo dei gladiatori e senatore a vita Francesco Cossiga.
Commentando dichiarazioni di Scajola, al momento ancora ministro dell'Interno, a proposito dell'ordine che costui impartì di sparare sui manifestanti anti G8 a Genova, il "picconatore'' della prima Repubblica ha candidamente ammesso che quand'era al Viminale c'erano "piani di ordine pubblico in cui si prevedeva di sparare''. Essi vennero messi in atto per reprimere le grandi manifestazioni di piazza, in particolare quelle studentesche come quella del marzo 1977 in cui venne ucciso il giovane antifascista Francesco Lorusso, freddato da un carabiniere a Bologna.
Cossiga ad ogni modo va oltre, ammettendo che nei cassetti del Viminale c'era addirittura pronto un piano di golpe militare: "Quando arrivai, era il '76, ricordo che il mio predecessore, Gui, mi consegnò i piani straordinari di ordine pubblico che erano `Emergenza 1, 2 e 3'. E, adesso sono passati tanti anni si può dire, al piano 3 c'era un sottoparagrafo che prevedeva perfino il trasferimento di poteri alle autorità militari''. Il piano sarebbe scattato, a detta di Cossiga "in caso di attacco diretto alle istituzioni dello Stato'', per esempio se il movimento del '77, pietra miliare della storia del movimento operaio e giovanile, avesse dispiegato tutte le sue potenzialità rivoluzionarie.
"Tenga presente - aggiunge Cossiga -, che non se n'è mai parlato, ma il momento in cui ci arrivammo più vicini fu a Bologna quando gli autonomi occuparono l'università e misero a ferro e fuoco la città. E avevamo una pianificazione ben precisa anche quando decidemmo di lasciar svolgere il convegno nazionale dei quarantamila autonomi sempre a Bologna. Quella volta era pronta a intervenire la Folgore''. A onor del vero va precisato che in realtà furono 70 mila i giovani che parteciparono alla manifestazione conclusiva e che l'"Autonomia'' era, seppur nutrita, solo una componente.
Ancora una volta, com'è accaduto con Gladio, Cossiga rivendica in pieno il suo ruolo centrale nella corrente golpista della borghesia, arrivando fino a rivendicare la paternità delle attività eversive e golpiste che potevano attuarsi se gli eventi avessero preso un corso diverso da quello stabilito.

29 agosto 2002