Dalla riunione degli esecutivi CGIL-CISL-UIL
Cremaschi cacciato violentemente per impedirgli di denunciare l'infame accordo sulla rappresentanza
Solidarietà dell'USB

Non si può dissentire! Quelli che si riempiono tanto la bocca di parole come democrazia, rappresentanza, partecipazione, poi nel concreto si comportano in maniera opposta. È il caso delle segreterie di Cgil-Cisl e Uil che hanno impedito a Giorgio Cremaschi di denunciare l'infame accordo firmato il 30 aprile a Roma che di fatto estromette dall'attività sindacale nelle aziende quelle organizzazioni che hanno rifiutato una determinata intesa.
In poche parole un sindacato per poter essere rappresentato in una fabbrica deve preventivamente dichiarare che rispetterà qualsiasi tipo di accordo stipulato dalla maggioranza dopodiché, anche se è contrario, non potrà nemmeno scioperare. Di fronte al supersfruttamento, alla riduzione dei diritti e delle tutele, alla flessibilità, alle deroghe chieste dai padroni, o si firma oppure si obbedisce a chi ha firmato. Tanto per fare un esempio se Cisl e Uil firmano e la Cgil si rifiuta quest'ultima non ha diritto a essere rappresentata.
Questo è quanto è successo a Pomigliano; è il famigerato modello Marchionne a cui si sono adeguati Bonanni, Angeletti, Camusso ma anche Landini che di fatto ha ripudiato le battaglie della Fiom fatte contro queste discriminazioni. Quest'accordo tra Cgil, Cisl e Uil è la negazione della rappresentanza e della democrazia. I suoi veri scopi vanno tutti nella direzione di placare il conflitto sociale, di assicurare una tregua ai padroni permettendo loro di affrontare il mercato nelle migliori condizioni facendo pagare ai lavoratori la crisi.
Non a caso questo accordo è voluto fortemente da Confindustria e fa parte del famigerato "patto dei produttori", ossia di una collaborazione tra lavoratori e padroni in nome del bene comune a parole, ma nella realtà fatta per la borghesia italiana. Una copia a livello sindacale del governissimo di Letta-Berlusconi "uniti per il bene supremo del Paese". Di fronte a tutto questo Giorgio Cremaschi, esponente della rete 28 Aprile voleva denunciare questo patto fatto sulle spalle dei lavoratori.
Tra i 150 delegati era l'unico ad essere contrario e aveva tutto il diritto di poter intervenire ma non è stato possibile. Come ha denunciato lui stesso in un comunicato stampa Angeletti gli ha detto che potevano farlo solo gli oratori concordati dalle segreterie e appena ha cercato di opporsi a questa censura è scoppiato il finimondo. Qualcuno ha cercato di staccare il microfono, parecchi altri delle segreterie confederali gli si sono avvicinati minacciandolo e spingendolo, alla fine il servizio d'ordine l'ha tirato giù dal palco e buttato fuori dalla sala. Un fatto gravissimo che però non ha intimorito Cremaschi.
Nel suo comunicato si esprime così: "l'accordo sulla rappresentanza che CGIL CISL UIL stanno definendo con la Confindustria è infatti un brutale atto di normalizzazione autoritaria delle relazioni sindacali. Esso stabilisce che il diritto alla rappresentanza ce l'hanno solo coloro che preventivamente accettano quell'accordo. Cioè puoi partecipare alla misurazione della rappresentanza e alle elezioni delle rsu solo se accetti la flessibilità e le deroghe ai contratti e soprattutto se ti impegni a non scioperare se in disaccordo. Esattamente quanto è avvenuto alla Fiat di Marchionne, che ora viene esteso a tutti. La nuova rappresentanza sindacale seleziona preventivamente chi ha il diritto alla democrazia e chi no. È il tavolo che che decide chi rappresenta i lavoratori e non sono i lavoratori che scelgono chi li rappresenta al tavolo".
Siamo d'accordo con lui e gli esprimiamo tutta la solidarietà del PMLI che ben conosce i metodi antidemocratici dei sindacati confederali spesso sperimentati suoi compagni sindacalisti marxisti-leninisti. Gli facciamo però un appunto: il suo comunicato si apre evocando il film anticomunista "l'uomo di marmo" del polacco Wajda per raffigurare la sua censura mentre ci pareva più appropriato e veritiero, oltreché legato al nostro Paese, chiamare in causa il neofascismo imperante.
A Cremaschi è giunta prontamente la solidarietà dell'Unione Sindacale di Base (USB) che proprio quel 30 aprile si trovava a Roma a protestare davanti al palazzo dell'Inail dove si è tenuto il direttivo interconfederale. Tutte le forze sindacali e i lavoratori che non accettano questo patto corporativo sulla rappresentanza sindacale devono reagire perché proprio in questo momento di licenziamenti di massa e cassa integrazione è ancor più inaccettabile mettere la museruola alle lotte degli operai e dei precari.


8 maggio 2013