I crimini dei sionisti a Gaza
L'esercito israeliano impedì i soccorsi ai feriti civili
"Bambini usati come scudi umani"
Durante la recente "operazione Piombo fuso", l'aggressione degli imperialisti sionisti a Gaza iniziata a fine dicembre 2008 e terminata il 18 gennaio con un bilancio di più di 1.300 morti, le forze armate di Tel Aviv si sono inoltre macchiate di una serie impressionante di crimini contro il popolo palestinese, prontamente denunciate dal legittimo governo di Hamas, dall'Onu e da organizzazioni pacifiste anche israeliane. Una lista criminale che nel tempo cresce e si arricchisce di particolari agghiaccianti.
Come quelli denunciati il 23 marzo a Ginevra da Radhika Coomaraswamy, inviato speciale dell'Onu per la protezione dei bambini nei conflitti armati, che ha citato il caso di un bambino di 11 anni di Tel Hawa costretto il 15 gennaio dai soldati di Tel Aviv a camminare davanti a loro e a entrare per primo negli edifici: uno dei casi di bambini usati come scudi umani dagli occupanti sionisti.
Il 26 marzo il quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato che i soldati durante l'attacco a Gaza hanno ucciso "civili palestinesi grazie a regole di ingaggio tolleranti" e "distrutto deliberatamente le loro proprietà" sulla base di una inchiesta basata sulle testimonianze di alcuni soldati che hanno raccontato di aver ucciso in diverse occasioni donne coi loro figli uccisi per "un difetto di comunicazione" dato che non erano stati informati in tempo che le vittime erano state autorizzate a uscire dalla casa nella quale erano state chiuse da giorni. In altri casi raccontano di aver obbedito a ufficiali che ordinavano loro di colpire i civili.
A fine marzo un rapporto della filiale israeliana dell'organizzazione dei Dottori per i diritti umani (Phr) ha accusato l'esercito di aver "violato i codici etici" quando durante le operazioni militari "non solo non ha evacuato famiglie palestinesi assediate e ferite ma ha anche impedito alle squadre palestinesi di soccorso di raggiungere i feriti" che in diversi casi morirono dissanguati.
La Ong ha denunciato inoltre che almeno 16 membri del personale medico palestinese sono rimasti uccisi durante i combattimenti e altri 25 sono stati feriti mentre prestavano soccorso dato che i soldati hanno colpito deliberatamente otto ospedali e 26 cliniche palestinesi.
Il 22 marzo l'inviato speciale delle Nazioni Unite a Gaza, Richard Falk, ha denunciato che durante l'operazione "Piombo fuso" i soldati israeliani hanno commesso "crimini di guerra di eccezionale gravità ai sensi delle leggi internazionali", non distinguendo deliberatamente tra obiettivi civili e militari e casi nei quali sono stati colpite scuole, moschee e ambulanze. La stessa aggressione militare secondo l'inviato Onu sarebbe stata ingiustificata e potrebbe costituire un "crimine contro la pace". Nel suo rapporto presentato a Ginevra l'inviato dell'Onu ha criticato anche il blocco della Striscia evocando la possibilità di crimini di guerra e contro l'umanità, e in particolare la decisione "senza precedenti" di Israele di negare ai 1,5 milioni di abitanti di Gaza la possibilità di uscire dalla zona di guerra.
Che il massacro dei civili sia una delle tattiche della guerra degli imperialisti sionisti contro il popolo palestinese e non un "incidente di percorso" lo conferma la notizia scandalosa delle magliette che vanno a ruba tra i soldati con stampate sopra immagini di bambini palestinesi trucidati, madri in lacrime sulla tomba dei loro figli, ragazzini con una pistola puntata alla testa, moschee bombardate. Immagini corredate da frasi come "One shot, two kills" (un colpo, due morti) o "scommetti che sarai violentata?" accanto all'immagine di una ragazza piena di lividi. Altre magliette portano la scritta "confirming the kill" (verifica di aver ucciso) con l'invito a sparare il colpo di grazia con la pistola puntata alla testa delle vittime.
Il 28 marzo l'Ong statunitense Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto col quale conferma la denuncia dell'uso da parte dell'esercito sionista delle proibite armi al fosforo a Gaza. Il rapporto sostiene che quel tipo di munizioni è stato usato contro aree densamente popolate in modo "deliberato e sproporzionato" e ha causato la morte di molti civili, l'ennesima prova dei crimini di guerra commessi dal regime di Tel Aviv. Fra i casi documentati da testimonianze quello del 15 gennaio durante il bombardamento contro una scuola delle Nazioni Unite a Gaza dove si erano rifiugiate almeno 700 persone. Il rapporto rivela che la pioggia di proiettili sulla scuola è durata oltre due ore nonostante i responsabili avessero più volte telefonato al comando militare israeliano per chiedere di cessare l'attacco.

1 aprile 2009