Non pagare il debito pubblico. No al commissariamento della regione da parte di Monti
La crisi del capitalismo e il governo Lombardo-PD hanno massacrato la Sicilia
Non votiamo i partiti borghesi che lavorano per il capitalismo nemici della Sicilia. Asteniamoci alle prossime elezioni regionali
Uniamoci contro il capitalismo per il socialismo

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Si è appena dimesso il falso meridionalista Raffaele Lombardo, MPA, lasciando con a carico un'imputazione coatta per voto di scambio con l'aggravante di aver favorito l'organizzazione mafiosa.
Il Pd gli aveva ritirato l'appoggio a fine maggio a seguito del rimpastino di governo che aveva lasciato all'asciutto il partito di Bersani in Sicilia. Un sostegno che tuttavia dura ormai dalla fine del 2009, e che ha consentito a Lombardo di continuare il suo mandato e pervenire al disastro col quale ci riconsegna la Sicilia: rischio di fallimento finanziario, indebitamento con le banche, deindustrializzazione, chiusura della Fiat di Termini Imerese, crisi economica e crisi agricola galoppanti, aumento della disoccupazione e della povertà, tagli alla sanità e distruzione dei servizi pubblici, svendita del patrimonio immobiliare, voragini di bilancio nelle partecipate e in più con un commissariamento di fatto da parte del governo Monti.
Prima di dimettersi Raffaele Lombardo ha informato che la Sicilia andrà al voto il 28 e 29 ottobre. Il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, PDL, ha dunque proclamato lo scioglimento del Parlamento siciliano, che in base allo Statuto rimane però in carica fino all'insediamento della nuova assemblea.
Chiunque sarà eletto dovrà portare avanti i tagli imposti dal governo Monti, aggravando il disastro del governo Lombardo-PD.

Crisi, federalismo fiscale e indebitamento pubblico
Il presidente delle Sezioni Unite della corte dei Conti, Rita Arrigoni, qualche giorno prima che scoppiasse il caso fallimento finanziario della Sicilia aveva usato parole chiarissime sui problemi finanziari della Regione: "Il rendiconto generale relativo all'anno finanziario 2011 - aveva detto - registra una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi".
Secondo la Corte dei conti sono cresciuti da 5 a 7 miliardi i debiti per spese già impegnate ma non ancora pagate della Regione siciliana.
All'origine del disastro ci sono anche le spese clientelari, che successivamente analizzeremo, ma soprattutto le imposizioni e i tagli finanziari da parte dello Stato che hanno di fatto penalizzato le regioni e gli enti locali, spingendoli ad operazioni finanziarie azzardate con gli istituti di credito.
Al 31 dicembre 2011 il debito risultava quasi interamente costituito da prestiti e mutui. In particolare, il 47% del totale è relativo al prestito contratto con il Ministero dell'Economia e delle finanze per il pagamento dei debiti sanitari contratti fino al 31 dicembre 2005; la restante parte è costituita prevalentemente da mutui accesi presso la Cassa depositi e prestiti. Ci sono poi i contratti stipulati con banche straniere, e in particolare Nomura e Merrill Lynch.
Intanto l'agenzia statunitense Moody's ha tagliato il merito di credito (rating, cioè il giudizio sulle capacità di una società di pagare o meno i propri debiti) della Regione a Baa3 da Baa2 e ha avvertito che potrebbero seguire ulteriori declassamenti se non il ritiro stesso del rating in mancanza di interventi strutturali convincenti sulla struttura del bilancio dell'isola.
A questa disastrosa situazione finanziaria si aggiunge l'alienazione piratesca di parte del patrimonio immobiliare e di servizi di vitale importanza per le masse popolari siciliane.
Ad oggi la consulenza con il partner privato per l'alienazione dei beni immobiliari della Regione è costata 80 milioni di euro, mentre la Regione deve pagare ai privati che le hanno acquistato le sedi di uffici e dipartimenti 21 milioni di euro annui. Un clamoroso imbroglio ai danni delle masse popolari, continuato e raffinato dal Lombardo quater, che, grazie alla legge finanziaria recentemente approvata, trasferisce direttamente alla Regione il diritto di procedere alle dismissioni del patrimonio immobiliare.
Non si è parlato affatto, poi del processo di progressivo indebitamento delle società partecipate regionali. L'Azienda siciliana trasporti che gestisce servizi essenziali della mobilità per le masse ed attualmente di proprietà della regione ha un buco di bilancio valutato da alcuni intorno ai 100 milioni. L'Eas (Ente acquedotti siciliani), messo in liquidazione dalla Regione dal 2004, ma ancora operante, ha contratto debiti con l'Enel per circa 150 milioni di euro, mettendo a rischio l'erogazione dell'acqua in 45 comuni isolani.
L'indebitamento degli Ato rifiuti siciliani verso i privati ammonta a oltre un miliardo di euro.

Costi della politica borghese e indebitamento pubblico
Enormi sono i costi del mantenimento del carrozzone clientelare di governo e parlamento regionali.
Tra gli sperperi quei 19.685 euro lordi che ogni mese arrivano nelle tasche dei parlamentari regionali (80). La cifra netta complessiva è di oltre 20.000.000 di euro l'anno, senza conteggiare altri privilegi e prebende di vario tipo, i contratti dei 192 dirigenti regionali, le consulenze esterne spesso pagate milioni di euro, i 1.282 addetti alla presidenza della Regione.
Per quanto concerne le uscite per l'acquisto di beni e servizi (cioè il costo delle utenze, degli affitti, aumentati dall'inizio della svendita del patrimonio, e della cancelleria), ammontano per ciascun siciliano a 171 euro all'anno.
In più c'è l'apparato clientelar-mafioso cui ciascun parlamentare deve rendere conto e che quest'anno è costato ai siciliani, con la famigerata tabella H della finanziaria regionale, ben 46 milioni di euro, con una cascata di regalie ad associazioni di ogni tipo sparse sul territorio della regione, tra cui anche l'Istituto Gramsci di Palermo, che ha incassato 163 mila euro.

La condizione delle masse popolari
Il governo Lombardo-PD ha fatto gli interessi dei partiti e delle lobby borghesi mafiose e non, scaricando tutto il peso di una disastrosa crisi del capitalismo internazionale sulle masse popolari, tartassandole, impoverendole, togliendo loro servizi e diritti fondamentali. In più non ha mosso un dito per combattere la deindustrializzazione e la crisi agricola che stanno mandando a picco l'economia siciliana. Secondo il superindice Unicredit nei primi tre mesi del 2012, il tasso di disoccupazione è schizzato al 19,5% con un aumento di oltre 4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2011. In Sicilia siamo passati in sei anni da 1 milione 502 mila e 700 unità lavorative del 2006 ad 1 milione 397 mila e 950 unità del 2012. La perdita in sei anni è di quasi 105 mila posti di lavoro: come cancellare dal "mercato del lavoro" una città delle dimensioni di Siracusa.
L'aumento della disoccupazione, del peso fiscale, dei contratti precari ha condotto la Sicilia ad essere la regione a maggiore percentuale di indigenti: 27,3% della popolazione

Le masse non devono pagare il debito pubblico
Esso è stato provocato dalla crisi del capitalismo, dai tagli selvaggi dello Stato, dalle privatizzazioni, dai privilegi delle istituzioni borghesi siciliane e da operazioni finanziarie azzardate. Non devono pagarlo le masse popolari.
Tuttavia è proprio la strada dei tagli e della macelleria sociale che il governo Monti, imponendo un commissariamento di fatto della Sicilia, intende percorrere e alla cui realizzazione subordinerà "i trasferimenti nazionali nel quadro realizzativo del federalismo fiscale".
Non è ancora determinata con esattezza la perdita complessiva di posti di lavoro nei prossimi mesi nella pubblica amministrazione, ma si tratta di migliaia di unità a partire da 2.000 posti in meno nell'amministrazione regionale. In pericolo i 30.000 precari della regione e degli Enti pubblici locali, a partire dagli operai forestali barbaramente aggrediti dalla stampa borghese al servizio degli sciacalli del capitalismo italiano.
Ai tagli dei prossimi mesi si sommano gli avvenuti tagli alla sanità siciliana, ai trasporti ferroviari da e per la Sicilia, al personale della scuola.
Che le masse popolari non si facciano illusioni. Le istituzioni borghesi siciliane, qualsiasi sarà il nuovo governatore eletto nell'autunno prossimo dovranno applicare le direttive imposte dal governo nazionale.
Che nessun voto vada al MPA, al PDL, a FLI, all'API, al PD che hanno ridotto la Sicilia in queste condizioni. Che nessun voto vada all'IDV, il cui nero progetto di scaricare sulle masse popolari siciliane il peso della crisi si legge nelle feroci parole del neopodestà di Palermo, Leoluca Orlando, che minaccia di licenziamento i dipendenti pubblici del Comune.
Gli elettori siciliani avranno tutto il tempo per riflettere anche sull'inutilità di dare il voto a un qualsiasi partito della "sinistra" borghese, sia esso Sel, Federazione della Sinistra, Comunisti-sinistra popolare, PCL o 5 Stelle. Presenteranno delle liste, ma nessuno di essi, ammesso che possano riuscire a superare gli sbarramenti ed entrare in parlamento, sarà in grado di mettere in pratica un concreto progetto per risolvere la crisi in Sicilia. Anche se lo volessero, questo sistema non è riformabile dall'interno con un cambiamento di governo, di uomini, donne e norme, come si illudono ancora molti intellettuali democratici, antifascisti e antimafiosi. Inoltre, invitiamo i siciliani di sinistra a riflettere sull'impossibilità di conciliare la strategia del cambiamento con la partecipazione alle istituzioni borghesi e li invitiamo a studiare la proposta elettorale del PMLI sulle Assemblee popolari e i Comitati popolari: http://www.pmli.it/docastensionismoamministrative2011.htm
Fin da ora i marxisti-leninisti siciliani auspicano la costituzione di un largo fronte unito che raccolga il massimo consenso tra le masse lavoratrici, operai in testa, tra i pensionati, disoccupati, precari, studenti, tra i sindacati e i movimenti, le forze politiche, sociali, culturali, religiose antifasciste, antimafiose, democratiche e progressiste, indipendentemente dalle loro posizioni ideologiche e sociali, che avvii una mobilitazione popolare con l'obbiettivo di impedire il commissariamento di fatto della Sicilia; ottenere un piano con finanziamenti pubblici per la lotta alla disoccupazione e alla povertà in Sicilia; ottenere l'assunzione di tutti i precari nella pubblica amministrazione in cui prestano servizio; assunzione di tutti i forestali siciliani in pianta stabile nell'amministrazione pubblica siciliana; azzerare il debito con le banche e la Cassa depositi e prestiti; abrogare le leggi regionali sui tagli al personale e la privatizzazione delle partecipate regionali; ottenere la ripubblicizzazione del settore idrico e del settore raccolta rifiuti; la riduzione degli stipendi dei parlamentari siciliani a non più del triplo del salario medio operaio. Un progetto che non può prescindere dalla lotta di massa per liberarci dal governo Monti della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale.
Infine, alle anticapitaliste e agli anticapitalisti siciliani, in primo luogo alle operaie e agli operai, alle ragazze e ai ragazzi, rivolgiamo l'appello: "Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo!". È solo nel quadro della conquista dell'Italia unita, rossa e socialista che possiamo salvare la nostra amata terra, altrimenti sommersa da un fiume di fango capitalista e mafioso.

1 agosto 2012