Critica delle "16 tesi per il rilancio dei giovani comunisti"

di Federico Picerni
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I Giovani comunisti (GC), l'organizzazione giovanile di Rifondazione, si trovano in una grave crisi. Iniziata con le continue e sempre peggiori involuzioni a destra di Bertinotti e di Giordano, aggravata dall'attività pressoché indipendente delle varie correnti interne e da molte lacune organizzative (si pensi che in certi casi non sono esistiti per parecchio tempo coordinamenti provinciali e regionali), sfocia ora in tendenze liquidazioniste animate per lo più da vecchi esponenti dell'area bertinottiana.
Diverso è però l'atteggiamento preso dalla nuova direzione trotzkista del PRC emersa dal Congresso di Chianciano con a capo Ferrero, che infatti, di fronte al clamoroso fallimento della linea di Bertinotti, insiste sulla "svolta a sinistra" unicamente per recuperare consensi e coprire la sostanziale continuità con il passato. Ciò si riflette anche nei GC che si vogliono rilanciare con gran paroloni e frasi di sinistra soltanto per coprire il riformismo del PRC.
A questo scopo Simone Oggionni, coordinatore nazionale dei GC e membro della Direzione del PRC, ha presentato "16 tesi per il rilancio dei giovani comunisti", il cui scopo sarebbe (appunto) avviare una riflessione per ridare vita all'attività dei GC. Ma da un'analisi di queste tesi emerge con assoluta chiarezza che lo scopo è sì quello di rilanciare i GC ma con la volontà di recuperare forze e consensi per Rifondazione. Questo perché, nonostante tante parole contro gli errori passati e tante critiche contro Bertinotti (pur senza mai citarlo), quando si passa alle proposte per il rilancio le parole non vengono tradotte in pratica e le tesi perseverano in una fallimentare linea riformista, trotzkista e neorevisionista.
Già le prime tesi, di analisi generale, fanno acqua. Non solo perché si manca per l'ennesima volta di denunciare il regime neofascista, finendo per presentare Berlusconi ed i suoi attacchi alle libertà democratiche borghesi come un fenomeno passeggero. Ma anche perché, mentre si critica l'esperienza dell'"Arcobaleno", si manca di indicarne le vere cause, che sono un programma volto di fatto contro i lavoratori (e non "l'assenza di un programma chiaro"), il ripudio del comunismo, la partecipazione al governo del dittatore DC Prodi (e questo Oggionni è costretto ad ammetterlo).
Dopo un'analisi generale, le tesi passano alle proposte. Si dice che serve un programma contro la crisi e a favore dei lavoratori, ma poi quello che emerge è un programma che va in direzione del tutto contraria. Non solo perché parla di "utilità politica e sociale alla classe di riferimento", senza dire quale, non solo perché si accenna a una generica "trasformazione della società capitalistica", negando quindi la rivoluzione socialista e l'abbattimento della dittatura borghese, non solo perché si propone il comunismo come "democrazia radicale" negando l'esperienza del socialismo realizzato, ma soprattutto perché ancora una volta si dice che il nuovo programma deve essere incentrato sulla "rifondazione di un pensiero e di una pratica comunista all'altezza dei tempi". Insomma i nodi vengono al pettine: se si vuole criticare Bertinotti e correggere le sue sterzate a destra, perché allora si torna a riproporre un "comunismo adatto ai tempi" che è solo una copertura per il riformismo, il trotzkismo ed il neorevisionismo? Inutile allora parlare di "anni di involuzione teorica" e di "clamorosi errori nella linea politica" se poi li si porta avanti. È evidente, a questo punto, come la critica a Bertinotti sia solo strumentale e non venga poi tradotta in fatti.
L'"innovazione", per così chiamarla, sta solo nel cambiamento della strategia opportunista adottata: se Bertinotti voleva, come dice lo stesso Oggionni, la "diluzione in altri soggetti (dai Disobbedienti al Network)", ora la nuova strategia sta nel rilanciare i GC come protagonisti (in particolare, come si dice successivamente, nel movimento studentesco e universitario, che prima era stato praticamente ignorato dai giovani di Rifondazione), ma, ancora una volta, il solo scopo è quello di ridarsi visibilità a sinistra e raccogliere nuovamente consensi. Questo è confermato successivamente in modo neanche troppo velato quando viene analizzata la questione dell'"antipolitica". Ancora una volta, si confonde l'"antipolitica" con la sfiducia delle masse nei confronti delle istituzioni borghesi; infatti le tesi non attaccano fenomeni quali il disimpegno politico da parte di certi settori giovanili (comunque frutto della cultura dominante borghese), ma al contrario sostengono che vada risolta la "crisi di credibilità dell'intero sistema politico". Una sfacciata strizzatina d'occhio al sistema capitalista! Le tesi continuano quindi dicendo che bisogna sconfiggere l'"antipolitica" per "ricostruire un ponte" tra "lotta politica" (intesa evidentemente all'interno delle istituzioni) e conflitto sociale: insomma sanare il divario sempre maggiore fra le istituzioni borghesi, puntelli del regime, e le masse. Proprio ora che invece bisogna approfondirlo per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Peraltro non possiamo mancare di denunciare che Oggionni compie un'analisi del tutto errata riguardo alla mancanza di coscienza della classe operaia, affermando che "le modificazioni profonde del sistema produttivo... hanno indebolito la 'consapevolezza' di classe". Invece a farlo sono stati i dirigenti del PCI revisionista, che per 70 anni hanno deideologizzato e decomunistizzato la classe operaia. Un lavoro poi proseguito dai falsi partiti comunisti.
Infine, non possiamo che considerare niente più di uno "specchietto per le allodole" la tanto ribadita "autonomia" dei GC rispetto a Rifondazione (un concetto, questo dell'"autonomia", presente già nella vecchia FGCI con le stesse caratteristiche), che serve soltanto a staccarli formalmente dalle politiche riformiste di Rifondazione e permettere di attecchire maggiormente a sinistra. Peraltro viene subito chiarito che l'autonomia va comunque coniugata all'internità al PRC.
Dicono le tesi: "i Giovani Comunisti saranno... l'organizzazione della lotta di classe delle giovani generazioni". Ma è possibile questo? Evidentemente no, per i motivi che abbiamo illustrato. Non si può fare la lotta di classe con il riformismo, il trotzkismo ed il neorevisionismo, perché in questo modo ci si schiera volenti o nolenti con la borghesia ed il sistema capitalista. Per schierarsi con la classe operaia e per il socialismo bisogna impugnare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e lottare davvero, con coerenza e determinazione, contro il sistema capitalista, le sue istituzioni e il suo governo, bisogna imboccare la via rivoluzionaria e non quella riformista, che è una copertura del capitalismo.
Noi invitiamo i giovani comunisti a chiudere con il revisionismo, il trotzkismo, l'elettoralismo, il parlamentarismo, il pacifismo ed il riformismo comunque mascherati, che hanno già dimostrato di essere fallimentari e di bruciare la loro preziosa carica rivoluzionaria, e a osare confrontarsi con il PMLI, a unirsi a esso come militanti o simpatizzanti per rivoltare cielo e terra, abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica e avanzare, con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista.
* Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

25 giugno 2009