Emergenza rifiuti: una spaventosa e interminabile "calamità artificiale"
Cronaca di un disastro voluto
Dal nostro corrispondente della Campania

Quello che diramano i vigili del fuoco napoletani è un bollettino di guerra: nell'arco di 20 ore, tra sabato 19 e domenica 20 maggio, sono stati effettuati 140 interventi per le fiamme appiccate ai rifiuti in decine di comuni della provincia. Ormai una cappa di diossina avvelena l'aria di Napoli e dell'intera Regione.
Anche la neopodestà Iervolino si è accorta che a Napoli "la situazione è tragica" con una media di 2.500 tonnellate di rifiuti per le strade, traffico in tilt, blocchi stradali, decine di disabili bloccati in casa perché gli scivoli davanti ai portoni stracolmi di rifiuti e il "maggio dei monumenti" trasformato in un "tour della munnezza".
Ancora più drammatica è la situazione nella periferia a nord, a ovest, a est. Nel quartiere periferico di Pianura, dove l'immondizia blocca le strade, i portoni, le scuole ed il rischio epidemie è altissimo, il losco assesore Gennaro Mola vuole "ospitare nuovi siti di stoccaggio provvisorio". In provincia non va meglio. L'asse mediano è ormai una lunga balconata sul Terzo Mondo. A Gragnano, all'ingresso dei Monti Lattari e della Penisola sorrentina, ci sono 200 tonnellate accumulate, ed è l'allarme igienico-sanitario per i famosi ristoranti del "panuoz-zo". A Torre del Greco, quarta città della Campania, nonostante i rifiuti siano stati scaricati nelle cave di Santa Maria la Bruna, in strada ci sono 500 tonnellate di spazzatura. A nord di Napoli, nel triangolo della morte "Afragola-Casoria-Frattamaggiore", ce ne sono oltre mille. Sulla strada provinciale che collega le tre località centinaia di metri di asfalto sono utilizzati come discariche dove poi viene appiccato il fuoco, così come davanti all'Ikea, un incendio a via Cinque Vie ha bruciato 150 metri di marciapiede e le cabine telefoniche. Cosicché non desta più meraviglia che ancora una volta è stata trovata diossina nel latte, in un allevamento di bufale a Caivano, in località Omomorto, presso l'ex Masseria Mangoni. A via Volturno a Casoria c'è un cartello scritto a mano: "Gettate i sacchetti sulla statale altrimenti ci incastrate". Sempre a Frattamaggiore hanno sistemato i vecchi cassonetti bruciati in prossimità della succursale della scuola Bartolomeo Papasso, la scuola ha dovuto chiudere i battenti.
Incapaci a contenere l'esasperazione delle masse popolari i sindaci della provincia aderenti all'Anci hanno deciso di rimettere il loro mandato, in prima linea quello di Castellammare, Salvatore Vozza, di Frattamaggiore Francesco Russo, che annuncia la chiusura a tempo indeterminato di tutte le scuole, gli uffici, i negozi e gli ospedali e di Portici, Vincenzo Cuomo, che hanno sottoscritto insieme ai cittadini un documento in cui fanno sapere che rimetteranno il loro mandato nelle mani di Prodi. A Terzigno invece prosegue la mobilitazione popolare, con la minaccia di astensione dal voto, "Siamo disposi a presidiare l'area adibita a discarica - dicono i manifestanti - anche per anni se necessario", appoggiati anche da Amilcare Troiano, presidente del parco Vesuvio, che denuncia: "aver pensato di aprire una discarica all'interno di parco nazionale è contro tutte le leggi in materia. La provincia di Napoli ha già dato molto in tema di rifiuti. Abbiamo ancora i siti di stoccaggio dal 2001, le ecoballe del 2003. Questo territorio deve diventare un luogo di sviluppo".
Mentre gli avvoltoi dell'Impregilo che hanno già divorato 2 miliardi di euro pubblici, aspettano di lucrare sull'incenerimento, piccole e grandi ditte private sguazzano nell'emergenza, e non si contano quelle in odore di camorra che si sono viste affidare dalle istituzioni locali il servizio di raccolta e smaltimento con relativi finanziamenti da capogiro. I dirigenti dei DS invece prospettano "la soluzione": gettare il milione di tonnellate di rifiuti che giacciono per strada nelle 300 cave gestite dalla camorra nel casertano, mentre nel beneventano la scorsa settimana è andato a fuoco uno dei pochi depositi per la raccolta differenziata. E la situazione è destinata a peggiorare visto che il cosiddetto "ciclo" è al collasso: il cdr di Tufino è sotto sequestro giudiziario, operativi solo quelli non a norma di Caivano e Giugliano, a singhiozzo quello di Pianodardine, tutti gli altri intasati. La discarica regionale di Villaricca (Cava riconta), traboccante di percolato, chiude il 26 maggio e l'elenco "alternativo" delle cosiddette discariche "non esauste riapribili", previsto dal decreto urgente di Prodi, è uno sconcio ed è destinata a scatenare altre sacrosante rivolte delle popolazioni interessate: Taverna del re, ancora una volta nella pattumiera di Giugliano, Ariano Irpino, con Difesa Grande, in provincia di Avellino, Basso dell'Olmo, a Campagna, provincia di Salerno, Polla nel vallo di Diano in provincia di Salerno, Sardone a Giffoni Valle Piana, sempre Salerno, per finire con la contestatissima ipotesi di Parapoti, a Montecorvino Pugliano, zona inquinatissima e agguerritissima, senza parlare dell'ipotesi contenuta nel piano della provincia di Salerno, guidata da Angelo Villani, che indica che Parapoti potrebbe accogliere "altre centomila tonnellate di rifiuti".
Un dettagliato studio dei consorzi Comieco e dell'Agici ha quantificato i danni prodotti dal commissariato di governo: "non avere fatto 867 tonnellate di Raccolta differenziata di carta e cartone dal 1999 al 2005 è costato alla Campania e all'intero paese almeno 102 milioni di euro".

23 maggio 2007