Prima che fosse sospeso d'ufficio
Cuffaro getta la spugna
Cercherà di essere eletto in parlamento per avere l'immunità
Prepariamoci alla battaglia elettorale astensionista
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Ad oltre una settimana dalla condanna a cinque anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici, per favoreggiamento e per rivelazione di segreti d'ufficio, nell'ambito del processo alle "Talpe" in seno alla Direzione Distrettuale antimafia, il governatore Salvatore Cuffaro dell'UDC si è finalmente dimesso il 26 gennaio.
Evviva! Si tratta di una straordinaria vittoria di tutti gli antimafiosi, la quale ha ancora più valore perché Cuffaro era passato indenne anche dalla mozione di sfiducia presentata contro di lui in parlamento regionale, il 24 gennaio, dal "centro-sinistra" pres-sato dalle proteste di piazza dei siciliani. In quell'occasione in parlamento Cuffaro aveva ricostruito a suo uso e consumo la vicenda tentando di presentarsi come "vittima" di una magistratura incompetente e politicizzata.
Ma tutti i tentativi di rimanere attaccato alla poltrona non gli sono valsi a nulla.
Quando la Procura ed il Tribunale di Palermo hanno trasmesso in contemporanea, il 22 gennaio, al Commissario dello Stato gli atti relativi al dispositivo della sentenza del processo e i capi d'imputazione autenticati, è stata avviata d'ufficio la procedura per il suo sollevamento dal ruolo di governatore.
A questo punto Cuffaro ha preferito giocare di contropiede e dimettersi prima che il governo nazionale decidesse la sua sospensione da consigliere regionale, e quindi da presidente della Regione. Il 26 gennaio chiede una convocazione d'urgenza del parlamento siciliano.
Nel suo discorso di dimissioni tenta di presentare l'operazione come una sua scelta personale e non obbligata dalla sentenza giudiziaria: "Già al momento della sentenza sentivo dentro di me il dovere di compiere questo passo, ma ho deciso di attendere sino all'approvazione del Bilancio e della Legge Finanziaria, per senso di responsabilità verso una terra che continuerò ad amare e che in questi anni ho servito fedelmente...Le odierne dimissioni non sono, dunque, frutto di alcun automatismo. Esse costituiscono, invece, una scelta personale, assunta per ragioni umane e politiche". Che iposcrita, arrogante e mistificatore! Che Cuffaro abbia mostrato senso di responsabilità verso la Sicilia e abbia servito fedelmente le masse popolari siciliane sono affermazioni ridicole.
Tanto che i siciliani non hanno accolto col cuore affranto le sue dimissioni e l'esultanza non si è fatta attendere: la manifestazione del 26 gennaio, organizzata per chiedere le dimissioni del governatore, si è trasformata in una grande festa di popolo.
Paradossale la posizione del PD siciliano che, tramite il Segretario regionale, Francantonio Genovese, fa sapere "Oggi il Partito Democratico non festeggia le dimissioni del presidente ma le accoglie come atto dovuto ed inevitabile che non avremmo dovuto nemmeno sollecitare"; e continua "Non è un bel giorno per la Sicilia quello in cui il suo governatore è costretto a dimettersi per aver subito una grave condanna".
È stato invece un giorno non solo bello, ma radioso per tutti i siciliani! Dopo ben sei anni di soprusi e politica antipopolare e filomafiosa!
Nell'ultima settimana la tensione contro il governatore era salita moltissimo e lo stesso Cuffaro prendeva atto della difficoltà di mantenere la poltrona di governatore contro la volontà popolare. Nel suo discorso di dimissioni affermerà di non voler costituire "con la scelta di rimanere in carica, un fattore di divisione e contrapposizione sociale". In realtà non aveva più nessun'altra scelta che le dimissioni, pressato da un lato dagli antimafiosi e dall'altro da una sentenza di condanna che glielo imponeva.
Ma il governatore è rimasto incollato alla poltrona fino all'ultima residua speranza.
Alla fine il suo atteggiamento aveva assunto persino toni di sfacciata arroganza verso il popolo siciliano e verso la magistratura. La sentenza di durissima condanna era stata accolta da costui con un atteggiamento trionfale, come si fosse trattato di una assoluzione in formula piena: "Sapevo - affermava in una intervista pochi minuti dopo che il tribunale lo aveva condannato - di non aver favorito la mafia. Il fatto che a riconoscerlo sia stato un collegio giudicante è senza dubbio un fatto che mi riempie di gioia". E aggiungeva in merito alle dimissioni: "Ero stato chiaro sulle scelte che avrei operato a secondo del tipo di condanna che avrei subito. Domani mattina di buon'ora ora come sempre incontrerò la gente e alle 8 devo sedermi al mio tavolo di lavoro perché la Sicilia ha bisogno di un presidente che la faccia crescere".
Al sommo dell'arroganza, beffando gli antimafiosi che manifestavano per le sue dimissioni, si faceva fotografare con un vassoio di cannoli mentre festeggiava insieme al suo entourage.
Ma il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, congelava gli entusiasmi inopportuni del governatore affermando che la sentenza "prova il favoreggiamento di Salvatore Cuffaro di singoli mafiosi come Giuseppe Guttadauro, Salvatore Aragona, Vincenzo Greco, Michele Aiello e Domenico Miceli".
Cuffaro è stato costretto a dimettersi come chiedeva da anni il PMLI, ma se la Sicilia l'ha fatta finita col governatore filomafioso non vuol dire che questo squallido politicante sia fuori gioco. Le ultime notizie dicono che certamente si rifugerà in senato. Probabilmente sarà il capolista dell'UdC nelle prossime elezioni nazionali. Se sarà eletto, e ci sono pochi dubbi, godrà di quell'immunità parlamentare che potrà far valere in futuro, con la conseguenza che la pestilenza Cuffaro, ben lungi dall'essere risolta, dilagherà dalle istituzioni regionali nelle istituzioni centrali e nazionali.
Intanto in Sicilia si voterà a breve per l'elezione del nuovo governatore e del parlamento siciliani. La data sarà fissata a giorni e non dovrebbe andare oltre la metà d'aprile, dal momento che, per statuto, le elezioni devono tenersi entro tre mesi dalle dimissioni del capo del governo siciliano.
I marxisti-leninisti siciliani si stanno preparando fin d'ora a sostenere la battaglia elettorale astensionista. Inviteremo tutti i siciliani che riusciremo a raggiungere ad astenersi (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco), lavorando perché i fautori del socialismo nella nostra terra abbandonino ogni illusione elettorale, parlamentare, riformista e governativa, e mollino al loro destino i falsi partiti comunisti per unirsi al PMLI, per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo da contrapporre a quelle della borghesia e per farla finalmente finita col capitalismo e con la mafia che ne è parte integrante.

30 gennaio 2008