Frode fiscale, bancarotta e associazione a delinquere
Condannato a 10 anni il faccendiere amico di Formigoni
Il governatore della Lombardia deve dimettersi subito

Dal nostro corrispondente della Lombardia
Il faccendiere Pierangelo Daccò, amico del dittatore lombardo Roberto Formigoni (PDL), col quale condivide l'affiliazione alla lobby clericale politico-affaristica di Comunione e Liberazione (CL), è stato condannato a 10 anni di reclusione per la bancarotta dell'istituto ospedaliero privato San Raffaele, oltre che per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, appropriazione indebita e distrazione di beni.
La decisione è stata presa dal GUP (Giudice per l'Udienza Preliminare) del tribunale di Milano Maria Cristina Mannocci al termine del procedimento con rito abbreviato scelto dallo stesso Daccò, per il quale il pm aveva chiesto una condanna a cinque anni e sei mesi. Nell'ambito dello stesso procedimento l'ex direttore amministrativo dell'ospedale Mario Valsecchi ha già patteggiato 2 anni e 10 mesi di carcere e una multa di 200 mila euro. Come anticipo sul risarcimento a favore delle parti civili, il GUP ha deciso che Daccò dovrà versare una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 5 milioni di euro.
Daccò venne arrestato il 16 novembre 2011 con l' accusa di avere contribuito alla creazione di fondi neri, attraverso pagamenti con sovrafatturazioni ai fornitori, per portare avanti una "depredazione sistematica" del patrimonio della fondazione San Raffaele, fino a sottrarre 45 milioni di euro alle casse dell'ospedale. Nell'ordinanza si parla di "un vero e proprio meccanismo finalizzato a creare sistematicamente disponibilità di denaro occulto a vantaggio di Mario Cal (l'ex braccio destro di don Luigi Verzé suicida l'estate scorsa), e dei suoi favoriti, innanzitutto Daccò".
Formigoni cerca di arrampicarsi sugli specchi e, dopo che praticamente tutti i suoi collaboratori sono finiti uno ad uno nel mirino della magistratura, ha anche la faccia tosta di affermare che la "Regione Lombardia è totalmente estranea agli episodi di cui si parla e nessun euro di denaro pubblico è stato sperperato".
In realtà, come da sempre dicono i marxisti-leninisti, il dittatore ciellino non può restare un solo giorno di più alla guida della regione Lombardia e dev'essere immediatamente cacciato a pedate assieme a tutta la sua giunta neofascista e ai suoi collaboratori responsabili di ogni sorta di ruberie ai danni delle masse lavoratrici e popolari a cui continuano a chiedere sacrifici.

10 ottobre 2012