Come Bush, Blair e Berlusconi
D'Alema: "La democrazia si può esportare anche con la forza"
Il capofila dei rinnegati del comunismo aggiunge: "Va superata la concezione ottocentesca della sovranità nazionale"
Fassino: "E' un tema impopolare ma giusto"
Una volta, prima di diventare presidente del Consiglio, alle sue frequenti dichiarazioni di destra si diceva che D'Alema "studia da premier". Oggi, che per quanto riguarda l'Unione questo posto è prenotato da tempo da Prodi, forse il capofila dei rinnegati del comunismo "studia da ministro degli Esteri" del possibile futuro governo del "centro-sinistra". Così parrebbe infatti a giudicare dal suo intervento del 3 maggio scorso al convegno della fondazione "Italianieuropei", con il quale il presidente dei DS ha sviluppato fino in fondo la "svolta" a destra in politica estera annunciata all'ultimo congresso della Quercia: "svolta" consistente nell'apertura alla politica imperialista dell'"esportazione della democrazia", anche con la forza, teorizzata e praticata dall'Hitler della Casa Bianca Bush, nonché dai suoi più stretti alleati europei, Blair e Berlusconi.
Secondo D'Alema, nonostante che il fallimento dell'intervento militare in Iraq dimostri quanto sia "problematico" imporre la democrazia con la forza, tanto che a suo dire gli Stati Uniti, come dimostrerebbe il viaggio di Bush in Europa, starebbero cercando di "cambiare rotta", non tutto della dottrina della "guerra preventiva" e dell'"esportazione della democrazia" elaborata dai consiglieri neo-cons del presidente Usa sarebbe da buttare: "Io credo - ha detto il presidente diessino nel bel mezzo del suo lungo intervento sulla politica estera - che una risposta del centrosinistra, una risposta dei progressisti, dovrebbe prendere le mosse da un'assunzione positiva di quello che si presenta come il nucleo centrale, anche depurato degli aspetti più ideologici, della nuova dottrina americana: cioè l'idea che il fondamento della sicurezza internazionale sta in una espansione della democrazia".
D'Alema, con l'ipocrisia gesuitica che ha ben imparato alla scuola del PCI revisionista togliattiano, usa il termine "espansione" al posto di "esportazione", come fa invece senza alcuna remora il neoduce Berlusconi. E questo per pararsi in anticipo, come poi vedremo, dalle critiche. Ma la sostanza politica non cambia di certo per questa risibile sfumatura: e la sostanza è che D'Alema, per la prima volta da parte di un leader della "sinistra" borghese italiana, non solo non critica e rifiuta, ma fa propria ed esalta apertamente la dottrina dell'"esportazione (o "espansione" che dir si voglia) della democrazia" dietro la quale l'imperialismo Usa maschera la sua criminale strategia di dominio mondiale totale. "Questa idea - sottolinea infatti il capofila dei rinnegati - è giusta. Questa idea deve essere da noi considerata come il terreno di una sfida positiva. L'espansione della democrazia è in effetti non solo un grande obiettivo dei progressisti, ma è senza dubbio il fondamento di una nuova sicurezza internazionale. Ed è terreno di confronto con la destra americana".

"Non si può escludere l'uso della forza"
Certo, poi D'Alema cerca di confondere le acque suggerendo una versione europea, più edulcorata e "accettabile" di tale banditesca dottrina: una concezione europea dell'ordine mondiale "fondata sul diritto internazionale", meglio corrispondente, a suo dire, "alla necessità dell'espansione della democrazia rispetto all'idea di un ordine internazionale fondato sull'egemonia occidentale e sull'uso della forza". Ma immediatamente dopo la sua lingua torna a battere dove il dente più gli duole, tanto che sente il bisogno di precisare: "Se si vuole perseguire con successo una strategia di espansione della democrazia, dei diritti umani, e quindi della sicurezza, questo significa certamente non escludere il tema del ricorso all'uso della forza. Questo sarà un tema certamente delicato anche nell'impostazione di un programma del centrosinistra".
Con ciò D'Alema, oltre al tema dell'"esportazione della democrazia", già di per sé intrinsecamente aggressivo e imperialista, sdogana nella "sinistra" anche quello della guerra come mezzo per imporla con la forza ai popoli riottosi, ben sapendo che tutto ciò è agli antipodi della storia e della tradizione del movimento operaio internazionale. Ma il capofila dei rinnegati ha ormai tradito da un pezzo questa storia e questa tradizione per servire il capitalismo e l'imperialismo, come ha già dimostrato ampiamente partecipando in prima fila alla criminale guerra di aggressione alla Serbia. Per cui non ha nessuna remora ad aggiungere: "Io resto convinto che è impensabile che oggi, di fronte al disordine del mondo si possa escludere la possibilità estrema di ricorrere all'uso della forza, e che tema fondamentale è quello di ripensare un multilateralismo che non sia una condivisione dell'impotenza; che non sia semplicemente il mantenimento di uno status-quo, ma un sistema efficace, in grado di intervenire attivamente nelle crisi economiche, umanitarie, nella difesa dei diritti umani, non accettando il vincolo di una visione ottocentesca della sovranità nazionale".

Un segnale a Bush
Chiaro che questa uscita di D'Alema utilizzando la fondazione da lui stesso creata insieme a Giuliano Amato, all'indomani del "successo" elettorale del "centro-sinistra" alle regionali e della crisi di governo, mentre l'asse privilegiato tra Berlusconi e Bush è stato scosso dal caso Calipari, e mentre l'Unione deve ancora cominciare a definire il programma per le politiche del 2006, non è stata fatta a caso. Essa doveva lanciare un segnale all'amministrazione americana che la "sinistra" borghese è pronta a sostituire la destra borghese al governo senza intaccare la tradizionale "amicizia speciale" con gli Usa. E che D'Alema, per il suo passato di premier che per primo ha riportato l'Italia in guerra dopo Mussolini, a fianco degli Usa nella guerra in Kosovo, è il miglior "garante" possibile della continuità della politica di stretta alleanza con l'America, specialmente se fosse lui il ministro degli Esteri del possibile nuovo governo Prodi.
Con ciò D'Alema ha anche impresso però una brusca sterzata a destra alla politica estera dell'Unione ancora tutta da definire, al punto che non c'è ancora una posizione unitaria sulla guerra in Iraq e il ritiro o meno delle truppe italiane. Cosa che ha un po' spiazzato Prodi ancora alla prese col problema di tenere insieme tutte le "anime" del "centro-sinistra", dai movimenti antiberlusconiani, pacifisti e noglobal, ai dichiaratamente filoUsa e interventisti come i rutelliani e i mastelliani. E infatti il leader dell'Unione, pur dicendosi "d'accordo" con D'Alema, ha però voluto ribadire che "la guerra in Iraq è stata un grave errore storico e io non voglio aggiustare niente". Completamente d'accordo con D'Alema si è invece dichiarato il segretario dei DS Fassino, che insieme al capofila dei rinnegati del comunismo ha gestito l'apertura congressuale alla politica imperialista di Bush, secondo il quale l'uso della forza "è un tema impopolare ma giusto".
In una successiva intervista a "la Repubblica" del 6 maggio, D'Alema ha cercato di smorzare le polemiche sulle sue dichiarazioni prendendosela come al solito con i giornali che le avrebbero forzate presentandolo come favorevole ad "esportare la democrazia anche con i carri armati": "Ho detto invece l'esatto contrario, e cioè che è un tragico errore esportare la democrazia con le guerre", ha detto con grande faccia tosta il presidente diessino. Che però, contraddicendosi nella sostanza, ha aggiunto: "Ma proprio per questo mi sono posto la domanda: cosa dobbiamo e possiamo fare, quando le democrazie in tante parti del mondo sono bandite o minacciate? Lasciamo tutto com'è, e confidiamo solo sulle marce pacifiste? Mi pare una risposta povera e cinica".
E se ciò non bastasse a chiarire la sua posizione secondo la quale la "sinistra" borghese non può ormai evitare di "fare i conti" con la nuova dottrina imperialista della Casa Bianca, D'Alema ha voluto sottolineare, papale papale, che "se torneremo al governo, tra un anno dovremo trattare comunque con Bush".

11 maggio 2005