Intervento a Montecitorio nel
dibattito sulla guerra nei Balcani
D'ALEMA: "NON CI
POSSIAMO SGANCIARE DALLA NATO NO ALLA TREGUA UNILATERALE"
La Camera dei deputati, anziché chiedere l'uscita dell'Italia dalla
guerra
approva una mozione nel quadro della proposta della pace imperialista del G8
BERTINOTTI SI ACCODA INGANNANDO I PACIFISTI. CLINTON: "D'ALEMA E' UNA
ROCCIA DI STABILITA'. GLI SONO GRATO"
Quello che fino alla vigilia
veniva presentato come un passaggio difficile e pericoloso per l'esecutivo - il dibattito
e la votazione in parlamento della mozione per una tregua dei bombardamenti contro la
Serbia - si è trasformato, com'era facile prevedere, in un rafforzamento del governo
guerrafondaio del rinnegato D'Alema: infatti, grazie all'opportunismo dei promotori della
mozione (sinistra DS, Verdi e PPI, a cui si è accodata Rifondazione), D'Alema e il
governo hanno intascato per la prima volta dall'inizio del loro intervento imperialista
nei Balcani a fianco della Nato l'esplicito avallo del parlamento, sia pure con la foglia
di fico dell'"impegno" a favorire una tregua nei bombardamenti, peraltro
strettamente vincolata all'imposizione del piano di pace imperialista del G8.
è questo nella sua nuda sostanza politica il risultato della votazione del 19 maggio alla
Camera sulla mozione promossa dai gruppi favorevoli a una tregua nei bombardamenti, e
fatta propria dopo opportune modifiche dall'intera maggioranza. La mozione è stata votata
per parti, su richiesta di Rifondazione che così ha potuto accodarsi alla maggioranza
nella seconda parte riguardante la sospensione dei bombardamenti: 308 sì (maggioranza
più PRC), 189 no (Polo) e 60 astenuti (Lega e cossighiani). Con ciò Bertinotti si è
assunto una gravissima responsabilità, tradendo e ingannando anche i pacifisti ai quali
continuamente si richiama, e regalando su un piatto d'argento al rinnegato e guerrafondaio
D'Alema una patente di "uomo della pace" all'interno dello schieramento
imperialista.
è ridicolo e grottesco che l'imbroglione trotzkista presenti questa mozione come
"esattamente la tregua unilaterale chiesta dalla marcia Perugia-Assisi"
(Liberazione del 20 maggio, ndr), per coprire con una presunta "vittoria" il suo
voltafaccia opportunista in parlamento. In realtà nella mozione votata il riferimento
alla sospensione dei bombardamenti è talmente vago e (volutamente) con-torto che D'Alema
ha potuto tranquillamente tirarlo dalla sua parte e farlo proprio interpretandolo come una
pezza d'appoggio alla sua proposta di "pace": e cioè di una breve sospensione
dei bombardamenti dopo una risoluzione dell'Onu (o comunque di un accordo preventivo da
tradurre in risoluzione del Consiglio di sicurezza) che imponga alla Serbia l'accettazione
della pax imperialista dei G8, pena l'invasione di terra da parte delle truppe Nato,
italiane comprese.
Del resto alla vigilia della discussione in aula, con una procedura degna del regime
neofascista, il capo del governo era intervenuto direttamente sui promotori della mozione
per chiedere che venisse modificata secondo i suoi dettami, così da renderla buona per
sé e votabile dall'intera maggioranza, da Cossiga e La Malfa (come dire dalla Nato
stessa), fino alla sinistra diessina, per non dire fino a Rifondazione, arrivando a
"suggerire" tramite il suo fedele tirapiedi Mussi perfino le virgole di quello
che doveva diventare il documento finale. Il risultato è stato quel capolavoro di
ipocrisia e di tatticismo pro governo che poi è stato votato anche da Rifondazione.
Avrebbe potuto essere un'occasione d'oro per sconfessare il governo delle bombe e della
disoccupazione, e per chiedere l'uscita dell'Italia dalla guerra imperialista nei Balcani,
e invece grazie all'opportunismo dei falsi pacifisti, tra cui il PRC, il governo
guerrafondaio del rinnegato D'Alema ne è uscito rafforzato e legittimato a proseguire nel
suo impegno militare a fianco della Nato, con in più l'aureola del "mediatore di
pace". Non per nulla il Polo neofascista ha applaudito calorosamente molti passaggi
dell'intervento e della replica di D'Alema in aula prima della votazione. E d'altronde la
stessa mozione alternativa presentata dal Polo, poi bocciata dalla Camera, non si
distingueva nella sostanza da quella della maggioranza; al punto che lo stesso D'Alema,
anziché chiedere di respingerla in favore di quella di maggioranza, era arrivato a
dichiarare che su di essa si rimetteva al "giudizio" della Camera, salvo poi
ammettere di aver fatto una gaffe. E che dire delle lodi sperticate di Berlusconi al
comportamento di D'Alema, per aver egli - sono le parole del capo dell'opposizione -
"disinnescato il pericolo di una mozione che poteva introdurre un vulnus nella
solidarietà della Nato"?
A tutto ciò va aggiunto - se ancora non bastasse - che l'intero intervento di D'alema in
aula, replica compresa, è stato nient'altro che una riaffermazione categorica e arrogante
della giustezza dei bombardamenti "umanitari" della Nato, della necessità della
loro prosecuzione e dell'intoccabilità del ruolo dell'Italia nell'Alleanza atlantica e
nella guerra imperialista da essa scatenata, senza nulla concedere ad ipotesi di tregua se
non esclusivamente nell'ambito della sua proposta tattica volta a dare una copertura più
"legale" al diktat del G8 (variante di quello della Nato), e ad un intervento
risolutore delle truppe di terra.
"C'è una guerra! - ha tagliato corto D'Alema rispondendo alle giaculatorie dei
treguafondai - Possiamo dire che ci ritiriamo da questo conflitto ma non possiamo decidere
da soli di sospenderlo perché, per farlo, bisogna che siano coinvolti nella decisione la
Nato, il Governo di Belgrado ed i combattenti dell'Uck, altrimenti la guerra
continua". E poi con tono più gesuitico ma non meno inappellabile ha aggiunto:
"Noi vogliamo lavorare per arrivare a una sospensione dei bombardamenti. Concepiamo
la sospensione dei bombardamenti come un momento di un'azione politica per la pace: non
come una decisione di tregua unilaterale, ma, lo ripeto, come un momento che può essere
importante e forse persino decisivo per far scattare un'intesa delle Nazioni Unite per
favorire un esito pacifico ed una pace giusta".
L'arroganza e la furbizia con cui il rinnegato D'Alema ha superato lo scoglio parlamentare
e domato i falsi pacifisti facendosene sgabello non è sfuggito al capofila
dell'imperialismo occidentale, il boia Clinton, che parlando ad una cena di
un'associazione italo-americana, nel ringraziare l'Italia "per tutto quello che ha
fatto", ha definito D'Alema una "roccia di stabilità" nella Nato.
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