Al "faccia a faccia" con la vedova del fucilatore di partigiani
D'Alema rende onore al MSI e Almirante
Ma ai fascisti non basta
Non erano passati che pochi giorni dalla squallida trasmissione della Rai del 18 giugno, volta a riabilitare ed esaltare la figura del fucilatore di partigiani Giorgio Almirante, che un'analoga operazione si è ripetuta a Roma durante la presentazione del libro di Antonio Pennacchi, "Il fasciocomunista", edito da Mondadori. Sennonché, questa volta a tessere le lodi dell'ex repubblichino, poi fondatore del partito erede del Pnf, non c'erano vecchi arnesi dell'intellighenzia di destra, ma nientemeno che il presidente dei DS Massimo D'Alema.
Quello che doveva essere "un faccia a faccia" tra D'Alema e la vedova del segretario dell'MSI Assunta Almirante, i due ospiti chiamati a confrontarsi nelle vesti di testimoni dei due fronti contrapposti (ossia comunisti e fascisti) si è rivelato uno sdolcinato e ossequioso scambio di cortesie, attestati di stima e riconoscimenti reciproci. Ne è emersa una rilettura degli anni Settanta all'insegna del revisionismo storico e della "pacificazione nazionale" tra antifascisti e fascisti, che addirittura sarebbero accomunati (udite, udite) da una sorta di nostalgia e rim-pianto del "mondo di ieri" quando ancora c'erano la "forza delle passioni politiche e dei principi".
è questo lo squallido e vergognoso filo che fa da canovaccio all'"amarcord" del rinnegato D'Alema. Un canovaccio revisionista che vuol contrabbandare la tesi di una "storia comune" tra fascisti e comunisti, anche "nell'inimicizia più profonda". Tant'è che D'Alema, con pennellate pseudo-letterarie e romantiche rimpiange quando "avevamo in comune la stessa passione politica senza calcolo e il rispetto per la persona... vivevamo lo stesso squallore di certe sedi di partito, usavamo la stessa colla per attaccare i manifesti" e, persino, le botte "avute e date".
Insomma un vero e proprio omaggio al MSI che il rinnegato D'Alema corona con una riabilitazione completa del suo segretario Almirante, che ricorda quando rese omaggio al feretro di Berlinguer: "Lo rivedo esile, farsi avanti da solo, in mezzo alla folla dei compagni". E completa l'opera tessendo le lodi di altri due fascisti, come il dirigente missino di Pisa Beppe Niccolai e Pinuccio Tatarella. Tutto ciò, per arrivare a dire che la seconda repubblica, deve porsi l'obiettivo culturale di "riannodare i fili della memoria perché la rimozione non porta da nessuna parte".
Ma ai fascisti tutto ciò non basta. Pur riconoscendo lo sdoganamento compiuto da D'Alema nei confronti del MSI e di Almirante, vogliono la resa incondizionata degli ex comunisti, vogliono che l'antifascismo sia dichiarato fuori dalla storia, e lo dicono chiaro e tondo sul loro fogliaccio Secolo d'Italia del 27 luglio: "Che D'Alema apprezzi Almirante non considerandolo più un "fucilatore" è al limite scontato. Ma se la sinistra vuole passare dagli omaggi formali ai fatti sostanziali perché non condanna le indegne piazzate che nel nome sacro dell'antifascismo, ancora velano di fanatismo le memorie di quegli anni? Oggi a Como si inaugura una piazza per Sergio Ramelli. Un gruppo di cretini ha organizzato per l'occasione un presidio antifascista: l'establishment post-comunista potrebbe approfittarne per dichiarare fuori dalla storia certe recite a soggetto".