Sull'esempio di Berlusconi
ANCHE IL MAGNATE DE BENEDETTI SCENDE IN CAMPO
L'obiettivo è rivitalizzare l'Ulivo, recuperare l'elettorato perso e ricondurlo alle istituzioni
LA BORGHESIA DI "SINISTRA" VARA "LIBERTA' E GIUSTIZIA"
Lunedì 18 novembre, presso il Piccolo teatro di Milano, ha fatto il suo esordio ufficiale "Libertà e giustizia", l'associazione promossa dal magnate Carlo De Benedetti, ex repubblicano, che ambisce a diventare il punto di riferimento della borghesia di "sinistra". L'evento ha riscosso un certo successo di partecipazione, tanto che una buona parte di pubblico ha dovuto assistere alla manifestazione dall'esterno della sala, attraverso dei maxischermi. Alla presidenza è arrivato un messaggio di "simpatia e apprezzamento" da parte del segretario DS Fassino.
L'associazione si autodefinisce un "pensatoio per la politica", o anche un "ponte tra la società civile e i partiti", segnatamente quelli dell'Ulivo. Il giornalista di "La7" Gad Lerner, presentatore della serata, l'ha definita un "club di miliardari". Non a torto, considerando l'alta densità di imprenditori, magnati della finanza e intellettuali di grido di cui è composta.
Del Comitato dei garanti, composto da dieci membri, fanno parte infatti l'architetta Gae Aulenti, il fisico della Sapienza Giovanni Bachelet, il giornalista Enzo Biagi, il semiologo e romanziere Umberto Eco, l'avvocato del clan Agnelli, Franzo Grande Stevens, lo scrittore Claudio Magris, il finanziere diessino Guido Rossi, il professor Umberto Veronesi, il costituzionalista Alessandro Galante Garrone, il politologo Giovanni Sartori. L'Ufficio di presidenza è composto da Gianni Locatelli (ex democristiano, già presidente Rai e direttore de "Il Sole 24 ore"), da Innocenzo Cipolletta (già direttore generale di Confindustria), da Aldo Gandolfi (ingegnere torinese, proveniente dal PRI) e Simona Peverelli, ex assistente parlamentare e animatrice dell'incontro del Palavobis. Nutrita anche in sala la presenza di grandi esponenti dell'industria e della finanza, come De Benedetti e Caracciolo, del gruppo editoriale Espresso-La Repubblica, veri finanziatori del movimento, che però si proclamano per il momento semplici "soci", come l'industriale Leopoldo Pirelli e come l'industriale ed ex ministro Giancarlo Lombardi.
Tutte persone, ha detto Giovanni Bachelet, ex democristiano, già coordinatore dei Comitati di Roma per Prodi, "unite dall'amore per la democrazia liberale e dal rispetto per la nostra Costituzione". Per il figlio del professore vittima del terrorismo sedicente "rosso" l'associazione non vuole diventare un partito, bensì "tentare di diffondere cultura e comunicazione verso chi è preoccupato e deluso dalla piega che prendono i fatti di casa nostra". Per Guido Rossi essa vuole "creare un ponte tra la società civile e le istituzioni, che oggi sono soggette ad arretramento e sfarinamento". Locatelli ha sottolineato a sua volta che "non vogliamo essere contro i partiti, ma piuttosto essere uno degli anelli che mancano per legare la gente ai partiti", e ha aggiunto che "bisogna parlare con tutti nel centrosinistra e con alcuni anche nel centrodestra".
Intervistato da Lerner, De Benedetti, che ha ammesso di essere stato "uno dei promotori nella fase costituente, mentre oggi sono tra i soci", ha definito "una vera e propria stupidaggine dire che c'è il partito di Carlo De Benedetti contro quello di Berlusconi", aggiungendo comunque che "lo stato di salute del centrosinistra mi sembra da sbandati", e qualsiasi contributo "prevalentemente costruttivo, ma senza escludere la protesta, potrà aiutarli a ritrovare la loro strada".
Ma anche se l'ex padrone dell'Olivetti fa il pesce in barile è un dato di fatto che questa associazione nasce in contrapposizione o quantomeno in concorrenza polemica al partito di Berlusconi (come dimostrava anche il clima antiberlusconiano dominante alla presidenza e in sala), e che le sue ambizioni politiche vanno al di là di un semplice "pensatoio" della borghesia di "sinistra". Il nome stesso scelto per l'associazione "Libertà e giustizia", derivato direttamente da "Giustizia e libertà", il movimento antifascista di impronta liberale di Parri e dei fratelli Rosselli, definisce chiaramente la matrice politica dell'operazione che è stata avviata al Piccolo di Milano. Anche "Giustizia e libertà" ebbe un padrino e un finanziatore in un magnate dell'industria e della finanza, come Adriano Olivetti, esponente di punta della borghesia più "illuminata" e insofferente all'allora regime mussoliniano.
"Giustizia e libertà" nacque dalla borghesia liberale e repubblicana di "sinistra" per contendere ai comunisti l'egemonia del movimento resistenziale e partigiano, e anche nel dopoguerra l'Olivetti ha sempre rappresentato quella corrente del capitalismo più orientata alla neutralizzazione e integrazione della sinistra nel sistema e nelle istituzioni, piuttosto che alla contrapposizione frontale ad essa. De Benedetti viene dall'Olivetti e da quella corrente integrazionista del capitalismo italiano. "Libertà e giustizia" rappresenta dunque la continuità logica con quel passato nella presente situazione politica caratterizzata dal regime neofascista berlusconiano. Da questo punto di vista la sua è effettivamente una scesa in campo, malgrado che ufficialmente la neghi.
Di fatto De Benedetti è sceso in campo come campione della borghesia di "sinistra", come Berlusconi è sceso in campo come campione della borghesia di destra e neofascista. Di fronte al fallimento palese della "sinistra" istituzionale, incapace di mettere in campo una strategia efficace contro lo strapotere del neoduce Berlusconi, e all'emergere di movimenti antiberlusconiani non istituzionalizzati sempre più vasti e combattivi, e che si vanno saldando alle lotte operaie e ai movimenti no-global, la borghesia di "sinistra" ha deciso di schierare direttamente i suoi esponenti: l'obiettivo è quello di rivitalizzare l'asfittico e disgregato Ulivo, recuperare il suo elettorato ormai fuori controllo e potenzialmente eversivo del sistema economico, politico e statale borghese, per ricondurlo all'interno delle istituzioni, anche attraverso accordi operativi con "nuovi" leader politici come Cofferati e Prodi.
Questo è in effetti il vero senso politico della nascita di "Libertà e giustizia". E anche il fatto che l'associazione punti ad avere 5.000 iscritti entro la prossima primavera, cominciando presumibilmente dall'area politicamente ad essa più vicina che è quella del movimento dei "girotondi", ad assumere cioè anche organizzativamente le dimensioni di un vero e proprio partito, dimostra che non ambisce solo a occupare uno spazio "culturale" e di stimolo ai partiti dell'Ulivo, ma quantomeno di supplenza al loro "stato di salute da sbandati", come l'ha infatti definito senza mezzi termini lo stesso De Benedetti.