IL MAGNATE DE BENEDETTI E IL FASCISTA MONTANELLI ESALTANO "IL MANIFESTO''
Per celebrare i trenta anni dall'uscita del primo numero il manifesto ha
invitato una serie di personaggi del mondo imprenditoriale, intellettuale, della
politica, dello spettacolo, ecc. ad esprimere i loro commenti e auguri
sull'avvenimento, che sono stati raccolti e pubblicati in un inserto speciale
allegato al numero del trentennale.
Tra gli interventi spiccano per il loro tono adulatorio e apologetico nei
confronti del quotidiano trotzkista e del suo staff quelli di un capitalista Doc
come Carlo De Benedetti e di un anticomunista storico come Indro Montanelli.
Già ci sarebbe da chiedersi che ci fanno due personaggi come questi nella lista
degli invitati d'onore di quello che si autodefinisce "quotidiano
comunista''. Probabilmente i trotzkisti di via Tomacelli risponderebbero che era
giusto sentire anche il giudizio di "avversari'' politici "leali''
come i due suddetti.
Senonché l'esaltazione che questi fanno del quotidiano trotzkista e della sua
funzione nel panorama politico italiano è talmente sperticata ed entusiasta che
va ben al di là di una "cavalleresca stima'', e finisce per svelare come
si dice gli altarini.
De Benedetti, per esempio, nel formulare gli "auguri per i prossimi
trent'anni'' al quotidiano di via Tomacelli, invia anche un "sincero grazie
per aver aiutato tutti gli italiani a continuare a pensare. E quando dico tutti,
intendo anche quelli le cui convinzioni politiche si collocano agli antipodi
delle vostre''. Da buon capitalista, poi, si dichiara "ammirato'' per come
il manifesto "sia riuscito a superare tutte le crisi finanziarie''. E -
forse non senza una certa maliziosità - aggiunge: "è un miracolo, e come
tutti i miracoli ha aspetti che vanno accettati quasi fideisticamente''.
Noi, che non crediamo ai miracoli, pensiamo invece che il "segreto'' di
tanta longevità del quotidiano trotzkista stia nei generosi fiumi di denaro che
gli arrivano, oltre che dal finanziamento pubblico (oltre 10 miliardi nel 2000),
anche dalla borghesia sotto varie forme, compreso il finanziamento occulto
rappresentato ad esempio dal paginone centrale a colori con la pubblicità
dell'industriale Benetton. Per non parlare, in passato, dei lauti finanziamenti
elargiti dai sindacati di regime, e dei mai del tutto chiariti rapporti col PSI
di Craxi.
Il fatto è - come le lodi di De Benedetti confermano - che per la borghesia
monopolista un giornale trotzkista e falso comunista come il manifesto
rappresenta uno strumento prezioso per ingannare i sinceri anticapitalisti, ed
è per questo che lo incoraggiano e lo foraggiano. E tra le righe lo dicono
anche, come fa il magnate dell'editoria e della finanza De Benedetti. Lo stesso
vale per la "sinistra'' neofascista, che ha tutto l'interesse a far
partecipare i trotzkisti de il manifesto alla mangiatoia parlamentare, specie
ora che il quotidiano di via Tomacelli sta conducendo una sporca campagna
antiastensionista per puntellare il "centro sinistra''.
Non è perciò paradossale se Montanelli si scopre delle affinità elettive con
il gruppo di Parlato, Pintor, Rossanda e soci in nome nientemeno che
dell'anticomunismo: "Ho sempre odiato il comunismo e i comunisti - dice
infatti nella sua lettera il vecchio anticomunista storico - ma quando aprivo il
manifesto, pur dissentendo da tutto o quasi tutto ciò che vi leggevo, vi
trovavo, o meglio vi respiravo qualcosa che mi obbligava a leggerlo: l'odore,
per me inebriante, dell'eresia. E mi veniva fatto di pensare che se noi - io e
voi - invece che in Italia, fossimo nati e vissuti in Russia, quella dei famosi
`dieci giorni che fecero tremare il mondo' io sarei subito finito in un Gulag
come servo o agente del capitalismo, ma voi mi ci avreste non molto dopo
raggiunto''.
Insomma, se il grande capitale e gli anticomunisti di professione brindano a il
manifesto e gli augurano altri 30 anni di vita avranno pure le loro buone
ragioni, no? Di sicuro paura non gli fa. Il fatto è che conoscono bene i loro
polli trotzkisti, e sanno che da quel versante non solo non gli può venire
nessun pericolo serio, ma addirittura che svolgono un ruolo anti
marxista-leninista tanto sporco quanto degno del loro più convinto plauso.
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