La De Gregorio mette l'elmetto e suona la carica

Da tre anni a questa parte, da quando è divenuta direttrice de l'Unità, mai come nel suo fondo "Col cuore gonfio" del 19 marzo, Concita De Gregorio era uscita così allo scoperto con le sue fregole guerrafondaie e imperialiste, appena velate da quel suo ipocrita perbenismo, con cui l'imbonitrice piddina, con una poltrona a disposizione in tutte le trasmissioni di approfondimento di prima serata, imbelletta le posizioni politiche più reazionarie.
La borghese giornalista da salotto quasi auspica, come fossero il tributo che gli italiani devono pagare a una presunta "guerra giusta", i più sanguinosi scenari di guerra: "le bombe, i missili, le nubi, i cadaveri ai lati delle strade", giustificando tale tributo con l'assunto interclassista che esiste una sorte comune che unisce "tutti noi" italiani. Quella prima persona plurale ripetuta ossessivamente, "prepariamoci", "siamo", "non abbiamo idea", "speriamo", "tutti sappiamo", per passare dai fascistissimi "l'Italia è pronta", "un paese in guerra", richiamano i proclami guerrafondai di Mussolini da Piazza Venezia.
Ma quale noi! Non c'è nessun noi di fronte a questa guerra!. C'è un voi, alta borghesia imperialista della destra o della "sinistra", borghese, compresa la direttrice de
l'Unità, che vuole l'aggressione alla Libia, che dalla guerra otterrà profitti, senza versarle alcun tributo. Dall'altro lato ci siamo noi, le masse popolari, proletariato in testa, che se non riusciremo a tirare fuori l'Italia da questa guerra imperialista pagheremo un prezzo altissimo.
L'unità interclassista e la compattezza degli italiani intorno alla guerra, sono un obbiettivo al quale i neofascisti mirano e per il raggiungimento del quale diversi intellettuali di regime stanno spendendo le loro forze, allo scopo di rendere attraente l'orribile fogna della guerra imperialista, imbellettandola con tutti i miti patriottardi e nazionalisti, dal tricolore, all'Unità, al Risorgimento, alla Costituzione.
E funzionale al raggiungimento della compattezza è la figura di Napolitano.
Assieme a Napolitano la "sinistra" borghese vuole dimostrare di essere più guerrafondaia della destra e si rammarica di andare "a questa guerra col cuore gonfio e per dolerci con noi stessi - noi italiani - per aver lasciato così a lungo e così disastrosamente le sorti del paese nelle mani di un venditore di menzogne mascherato da statista."
La De Gregorio calza l'elmetto e suona la carica: "Bisogna stare con loro quali che siano gli interessi economici, militari e strategici delle superpotenze, quali che siano i reali argomenti che muovono gli Usa e la Nato, e tutti sappiamo bene quanti e quali siano, questi argomenti. Quanto specifici possano essere riguardo alla Libia. Difendere la democrazia, ammesso che sia possibile, sta di solito in fondo alla lista. A parole in cima, nella sostanza in fondo. Le guerre sempre muovono l'economia di chi le fa". Più chiara di così!

30 marzo 2011