Alla faccia dei "beni comuni" e degli interessi pubblici
De Magistris svende il patrimonio immobiliare e lancia il "federalismo urbano"
Il neopodestà di Napoli cede ai ricatti del pescecane immobiliarista Romeo, condannato a due anni per corruzione nell'inchiesta "Global Service"

Redazione di Napoli
"Un'operazione straordinaria". Così il neopodestà De Magistris ha battezzato l'accordo transattivo che la giunta arancione sta andando a concludere con il pescecane immobiliarista Alfredo Romeo. Il contenuto? Svendita del patrimonio immobiliare di Napoli, concessione al privato Romeo della zona antistante il porto, lancio del cosiddetto "federalismo urbano" e della "urbanistica partecipata", aumento inevitabile delle tasse comunali tramite l'introduzione di una sorta di "tassa di quartiere".

Il buco di 50 milioni di euro e l'"accordo transattivo"
All'origine della "relazione pericolosa" tra Romeo e De Magistris vi è il clamoroso buco lasciato dalla precedente giunta antipopolare guidata dalla DC Iervolino di ben 50 milioni da dare a Romeo, gestore unico del patrimonio immobiliare napoletano dal 1998 con una concessione, offerta su un piatto d'oro dall'allora neopodestà di Napoli Antonio Bassolino, che andava dalla manutenzione degli immobili fino alla riscossione degli affitti. Una ricchezza che da sola garantirebbe ben due miliardi e trecento milioni di euro, ma in realtà non produce reddito ma addirittura debiti per 50 milioni. Una cifra iperbolica che Romeo fa valere, tramite i suoi avvocati, nei tribunali civili con una raffica di decreti ingiuntivi, cui rispondono i difensori del municipio con altrettante cause.
Ma il 27 marzo scorso, dopo una trattativa durata fin dall'insediamento dell'ex pm a Palazzo S. Giacomo, viene emanata una delibera che recepisce un accordo transattivo tra la giunta e Romeo: il Comune rinuncia alle cause nelle quali indicava Romeo come cattivo gestore dei servizi affidatigli, e nel contempo l'immobiliarista fa uno "sconto" sul totale da avere, rinunciando a 5 milioni di euro sui 50 previsti, chiedendone subito 16, che prontamente vengono incassati dalla sua società.
Dietro il fantomatico "accordo transattivo" in realtà c'è la necessità della giunta De Magistris di cercare di recuperare l'incredibile buco di cassa. Ma come? Una volta concluso il rapporto con Romeo i cui contratti cesseranno di esistere con il nuovo anno 2013, l'attuale giunta vuole mettere in vendita subito tremila appartamenti ai privati né più né meno in continuità con le giunte precedenti. Una svendita che è però anch'essa problematica perché l'archivio aggiornato delle proprietà del Comune regolarmente censite è in mano alla società Romeo immobiliare. Da qui il braccio di ferro con il quale Romeo ha letteralmente ricattato la giunta arancione che è arrivata ad un compromesso perdente accordandogli pagamenti rateali periodici (il primo a giugno) per raggiungere l'estinzione del debito finale con Romeo entro il dicembre 2013.

Le pendenze giudiziarie di Romeo
E pensare che la delibera del 27 marzo è stata confezionata senza tener conto dei rilievi esposti dalla Corte dei Conti nei confronti di Romeo. I giudici contabili sono prossimi a decidere una causa nella quale il pescecane immobiliarista è accusato di aver creato al comune partenopeo un danno erariale di 87 milioni di euro proprio per la scellerata gestione degli immobili pubblici da parte della sua società. Si parla di affitti mai riscossi, una non adeguata manutenzione degli immobili pubblici, altri pagamenti mai effettuati. Secondo la Corte dei Conti a fronte di questo cattivo servizio gestorio, Romeo ha ricevuto persino un incentivo dall'amministrazione comunale di un altro milione e 200mila euro.
Oltre al procedimento dinanzi ai giudici della Corte dei Conti, Romeo è già stato condannato a due anni di reclusione dal Tribunale di primo grado di Napoli per corruzione nell'ambito dell'inchiesta "Global Service", perché dall'esterno la sua società avrebbe pilotato l'appalto con il quale la giunta Iervolino intendeva dare in gestione ad un solo soggetto la manutenzione di tutte le strade di Napoli. L'inchiesta, che costò a Romeo 79 giorni di carcere nel 2009, mise in luce il forte e penetrante potere di persuasione sulla precedente giunta comunale, nonché i legami con Rutelli, Lusetti e Bocchino. Nel giudizio di appello, che si sta concludendo in questi giorni, il procuratore generale ha chiesto la condanna di Romeo a 4 anni e 4 mesi riproponendo l'accusa di associazione a delinquere. In primo grado la condanna di due anni si incentrò su una promessa di Romeo di far assumere due persone segnalate dall'ex provveditore alle opere pubbliche in cambio di un interessamento nell'affare "Global Service".
Due curiosità significative della vicenda penale che ha investito Romeo: la condanna alla pena accessoria all'interdizione a trattare con la pubblica amministrazione, pena attualmente sospesa ma sicuramente imbarazzante per un ex pubblico ministero come De Magistris che, dopo essersi sciacquato tanto la bocca di "legalità", si siede candidamente al tavolo con un condannato per associazione a delinquere; la seconda è che a scrivere le motivazioni in base alle quali a Romeo venne confermata la carcerazione preventiva fu proprio De Magistris che all'epoca ricopriva la carica di giudice del Tribunale del Riesame.

L'"Insula Antica Dogana": un'idea di "federalismo urbano"?
Da far invidia alle smanie federaliste della Lega Nord è il progetto della "Insula Antica Dogana", che rappresenta una delle contropartite chieste da Romeo per chiudere l'accordo transattivo. In sostanza l'immobiliarista ha avanzato alla giunta l'idea di avere in concessione la parte centrale della città, in particolare la zona che va da piazza del Municipio sino al porto, che comprende lo storico Teatro Stabile di Napoli, nonché l'attraversamento pedonale verso il mare. Un'area di 45mila metri quadri sui quali Romeo vorrebbe avviare una "riqualificazione" urbana, salvaguardando alcuni suoi beni (come il maestoso e lussuosissimo Hotel Romeo, sul quale grava un ordine di demolizione del 2011 per alcuni interventi abusivi e avviando il megaprogetto del parcheggio sotterraneo con posti per migliaia di auto, che l'immobiliarista vorrebbe in gestione per 90 anni.
Il progetto di "riqualificazione", chiamato "Insula Antica Dogana" prevede la pedonalizzazione di una vasta area, attualmente molto degradata, collocata in una parte strategica della città, sia perché vicina al mare, sia perché di forte attrazione turistica. Un investimento che però Romeo non vuole sobbarcarsi da solo, lanciando la possibilità che per usufruirne occorre un balzello: "le risorse necessarie - si legge nel progetto - devono essere recuperate nell'area stessa attraverso tasse di scopo (...). Le risorse acquisite nell'area devono restare nell'area per percentuali significative". Dunque, si lancia una vera e propria proposta di federalismo fiscale di quartiere o di "federalismo urbano" del quale si "avvantaggeranno" coloro che sono compresi nell'area gestita da Romeo che ne avrà il massimo profitto.

Mugugni in giunta e in consiglio comunale. Il plauso della casa del fascio
Il progetto della "Insula Antica Dogana", l'introduzione del "federalismo urbano" secondo gli intenti speculatori del pescecane Romeo, l'accordo transattivo e la conseguente svendita del patrimonio immobiliare vanno respinti in toto e dimostrano l'incapacità della giunta De Magistris di affrontare le problematiche più imponenti, accettando supinamente i ricatti di Romeo e delle sue società di gestione. Non a caso in giunta, nonostante le rassicurazioni del falso comunista assessore al patrimonio, Tuccillo, e le valutazioni dell'assessore Realfonzo (ex PD), l'assessore alla Trasparenza, Narducci, ha disertato le riunioni di giunta sull'argomento mostrando di non essere d'accordo. Più netto l'assessore all'urbanistica Di Falco che ha affermato che "il contesto urbano lo definisce il potere pubblico", salvo poi sostenere che non ha nulla contro l'ingresso dei privati per i grandi progetti. Molto netti i no dell'Italia dei Valori e della lista di appoggio all'ex pm "Napoli è Tua" alla proposta complessiva di Romeo e all'accordo transattivo. Patetiche le dichiarazioni di De Magistris: "Non è un accordo, è una transazione giudiziaria. Romeo vanta un credito ingente verso il Comune. Sulla proposta della 'Insula Antica Dogana' non capisco la polemica, è eccessiva". Chiari invece gli intenti di svendita del patrimonio immobiliare, su cui il neopodestà arancione afferma: "È una grandissima operazione di vendita di edilizia residenziale pubblica, tremila alloggi. Significherebbe dare risorse certe a noi e la proprietà della casa ai ceti popolari".
Il nuovo patto tra Romeo e De Magistris riceve il plauso convinto della casa del fascio, con in testa il capogruppo e antagonista dell'ex pm alle ultime elezioni comunali, Gianni Lettieri, che ha fatto capire che non farà mancare i voti in caso di proposizione del progetto di speculazione in Consiglio comunale. Anche lo sponsor padronale di De Magistris, l'ex presidente di Confindustria D'Amato è d'accordo con il progetto Romeo e con l'estensione del concetto di federalismo urbano in tutta la città e non soltanto nell'area soggetta all'intervento previsto. Anche l'UDC di Casini, tramite l'ex ministro DC e pregiudicato Paolo Cirino Pomicino, ha voluto far sentire la sua voce sull'appetibile progetto, affermando che trattasi di un progetto concreto "segno dell'innovazione e della speranza... Napoli che potrebbe far concorrenza a Barcellona".
La vicenda dell'accordo Romeo-De Magistris fa emergere l'arroganza del pescecane immobiliarista, cresciuto e pasciuto nel ventre putrido delle giunte di "centro-sinistra" Bassolino-Iervolino degli ultimi venti anni, ma anche l'incredibile debolezza, incapacità e incertezza dell'attuale giunta che dimostra di non avere nulla di "rivoluzionario" al punto di sdraiarsi completamente sulle pretese di Romeo. Un "accordo" che, nel complesso, non ha nulla a che vedere con le esigenze immediate e prossime del proletariato e delle masse popolari partenopee e che si trova in esatta antitesi con l'ormai abbandonata riqualificazione dei quartieri popolari, abbonati al degrado e alla criminalità di ogni genere, prima di tutto alle cosche camorristiche.

16 maggio 2012