Mentre ai metalmeccanici ancora nessun aumento contrattuale
Ai deputati 4.000 euro in più
Il pranzo a 9 euro. Ai parlamentari gratis anche il funerale

Vergogna! Mentre la Confindustria nega ai lavoratori metalmeccanici il rinnovo del contratto e di conseguenza i legittimi aumenti salariali, il governo del democristiano Prodi vara lo scandaloso aumento delle pensioni minime, quelle che non superano i 600 euro, con una elemosina di appena 33-35 euro al mese, pari a 1 euro e poco più al giorno (ossia neppure il costo di un litro di latte). Eppure i deputati si sono garantiti un aumento dello stipendio di ben 4 mila euro lordi annuo, che corrisponde a 200 euro netti in più al mese, che vanno ad aggiungersi ai 14.500 netti che percepiscono per 12 mesi.
Un aumento che, c'è da scommetterci, sarebbe totalmente passato sotto silenzio con la connivenza della destra come della "sinistra" del regime neofascista, se non fosse per i riflettori che in queste ultime settimane si sono accesi sugli scandalosi "costi della politica". Infatti per questo "ritocco" alla loro busta paga i deputati si sono risparmiati persino l'imbarazzo di votarlo in aula, perché, come ha spiegato il questore "anziano" della Camera, Gabriele Albonetti (Unione), sarebbe "solo il frutto di un adeguamento automatico all'indennità del presidente di Corte d'appello". Insomma per loro sono "quisquilie" e per di più dovute. Ma vai a raccontarlo al giovane precario in un call center che per mettere insieme 4 mila euro gli occorrono cinque mesi di lavoro, se gli va bene. Vai a raccontarlo ai milioni di lavoratori, a cui i signori del palazzo, per legge hanno scippato ogni automatismo sugli aumenti degli stipendi, a partire dalla cancellazione della "scala mobile", con il vergognoso pretesto che creavano inflazione, mentre per quanto li riguarda, come si vede, gli aumenti automatici se li sono tenuti ben stretti.
Altro che riduzione dei "costi della politica"! E il bilancio preventivo per il 2007 della Camera parla da solo. La spesa è stata prevista in 1 miliardo e 53 milioni, più del 2006 quando si erano limitati a spenderne "solo" 980 milioni. Le spese per i deputati in carica crescono di 169 milioni di euro, +1,54%, quelle per i deputati in pensione di 132 milioni di euro, +2,72%, per i dipendenti in servizio di 267 milioni di euro, +3,68%, per quelli in pensione di 167 milioni di euro, +3,85%. E lievitano addirittura del 31% i costi per garantire gli spostamenti gratuiti dei parlamentari sul territorio nazionale dove è stato previsto di spendere ben 12 milioni di euro in più. Come si fa, a giustificare tale aumento di budget col solo aumento delle tariffe di treni e aerei?
Per non parlare dei 300 mila euro messi in bilancio per "controllare i rendiconti dei partiti", che vuol dire che per questo capitolo di spesa la Camera spende quasi mille euro al giorno.
E che dire dello scandalo della buvette di Montecitorio, dove i deputati pagando prezzi da mensa aziendale (9 euro) si abbuffano su raffinati pranzi che costano alle casse della Camera, e cioè all'intera collettività, ben 90 euro, a cui gli fa sponda la protesta inscenata da Buttiglione per ottenere il gelato alla buvette di Palazzo Madama?
Con quale coraggio questi "mangiapane a tradimento" invocano di tagliare le pensioni a milioni di lavoratori che si spezzano la schiena nelle fabbriche e nei cantieri, quando a loro bastano 2 anni sei mesi e un giorno per ottenere un dorato vitalizio finché campano, e sono, anche se non più eletti, tutelati a vita da un apposito ufficio (il "Servizio per le competenze dei parlamentari") che accompagna e assiste l'ex eletto letteralmente fino alla tomba. Basta dire che se l'anziano ex-senatore si sente poco bene, il detto ufficio provvede subito con un finanziamento fino a 15 miloni annui per cure fisioterapiche. Altrettanti soldi è pronto a sborsare se a star male sono mogli o figli. Se gli occorre un'assistenza infermieristica paga fino a 30 milioni l'anno. E quando trapassa? Ebbene il Parlamento praticamente gli paga un funerale coi fiocchi erogando un contributo di 5.164 euro che va a beneficio esclusivo dei suoi eredi, chiunque essi siano.
Ma Albonetti si rammarica se la vita dorata dei parlamentari è finita nell'occhio del ciclone e messa all'indice dall'opinione pubblica. Perché lui dice che la sua "è una vita di merda, niente cene o feste, solo lavoro fino a tardi e prendo 6 mila euro netti al mese perché ne verso la metà al partito" e si lamenta di guadagnare "meno del suo medico curante...". Poverino!
Con questi presupposti come possono essere credibili i provvedimenti che Camera e Senato si sono impegnati a prendere per ridurre i "costi della politica", a partire dalla riforma del vitalizio. Ma ammesso e non concesso che tali provvedimenti vedranno la luce, e ci permettiamo di dubitarne, essi entreranno in vigore solo a partire dalla prossima legislatura, perché ci spiegano non si possono toccare i diritti acquisiti.
Chissà perché i diritti acquisiti, come ad esempio quello alla pensione, si possono toccare e anzi peggiorare per milioni di donne e uomini che faticano tutti i giorni nelle fabbriche, negli uffici e nei cantieri, mentre diventa un diritto inalienabile e intoccabile se si va a intaccare gli interessi dei politicanti che siedono nel parlamento nero.

12 settembre 2007