Indagine della Guardia di Finanza sugli sprechi del parlamento regionale
I deputati siciliani possono intascare fino a 21.000 euro al mese
Maxi-liquidazione anche di 179.844 euro

Dal nostro corrispondente della Sicilia
"Non tagliate la cultura, tagliatevi gli stipendi da paura" diceva uno delle migliaia di striscioni portati in piazza dagli studenti il 12 ottobre, chiarissima denuncia degli enormi sprechi dei politicanti borghesi.
In Sicilia è da 47 anni che la legge regionale 44/1965 sancisce la parificazione economica dei deputati regionali ai membri del Senato. La busta paga dei deputati regionali è comprensiva di diverse voci: indennità parlamentare, diaria e rimborso spese, indennità per trasporto su gomma, rimborso spese viaggi.
A conti fatti uno "stipendio" base mensile del parlamentare siciliano varia dagli 11.750 ai 12.500 euro. Da febbraio l'indennità parlamentare, che è la prima voce della busta paga, varia tra i 4.781,04 e i 5.101,68 euro netti. Ai deputati siciliani viene riconosciuta inoltre nella busta paga, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Palermo, una diaria che ammonta a 3.500 euro mensili. Vi è poi il rimborso per le spese sostenute nell'esercizio del mandato: 3.180 euro mensili.
L'indennità di trasporto, altra voce della busta paga, per le spese sostenute dai deputati per raggiungere la sede dell'Assemblea ammonta a 6.646,50 euro annui per chi debba percorrere una distanza massima di 100 Km per raggiungere Palermo e di 7.989,50 euro se la distanza è superiore a 100 km. Per i deputati residenti a Palermo l'indennità è di euro 3.323,00.
Allo stipendio base, il 40% circa dei deputati aggiunge l'indennità di funzione. Per il presidente del parlamento ammonta a 4.866,34 euro mensili, per i due vicepresidenti 3.244,22 euro a testa; per i tre deputati questori (che sovrintendono alla polizia, ai servizi dell'Assemblea ed al cerimoniale, alla gestione dei fondi a disposizione dell'Assemblea), 2.924,86 euro a testa; per i diciannove segretari e i dieci presidenti Commissione 2.098,18 euro a testa; per i diciannove vicepresidenti di commissione 522,30 euro a testa; per ogni membro di commissione 261,15 euro.
Aggiungendo a queste cifre il cosiddetto "fuori-busta", cioè i soldi per i "portaborse", gli assistenti, le manifestazioni e la pubblicità, i compensi salgono ulteriormente, arrivando in alcuni casi a superare i 21.000 euro mensili.
I "fuori-borsa", sono pagati al 50% dai partiti parlamentari, tramite trasferimenti di fondi pubblici che annualmente ammontano a 12,65 milioni: il PD è il partito che ha beneficiato di più di questi trasferimenti incassando 2,5 milioni di euro. Circa 1,9 milioni invece sono andati al PDL e 700 mila euro a FLI e Grande Sud.
Gli stanziamenti sono destinati ad aumentare visto che nel bilancio triennale 2012-2014 sono previsti 100mila euro in più. Tutto ciò nonostante la Guardia di finanza abbia avviato qualche giorno fa un'inchiesta sugli sprechi dei partiti del parlamento.
È la massima istituzione, il governatore, quella che intasca la cifra più alta. Si calcola che Raffaele Lombardo, MPA, riceva circa 23.500 euro, con il benefit aggiuntivo di una residenza gratis a Palazzo d'Orleans.
C'è poi un ulteriore sfregio alle masse popolari siciliane, il cosiddetto "contributo di solidarietà". Il parlamentare al termine del mandato riceve un assegno pari all'80% di una mensilità lorda moltiplicata per il numero degli anni di mandato effettivo. È prevista già per la totalità degli uscenti certi una spesa di 735mila euro.
Al dirigente del PD Lillo Speziale, ex-presidente della commissione parlamentare antimafia, che ha deciso con la prospettiva di presentarsi alle elezioni politiche di non ricandidarsi alle regionali, spettano 179.844 mila euro. Un assegno di 137.024 per l'altro pezzo da novanta del PD siciliano Giovanni Barbagallo. Carmelo Incardona, Grande Sud, incasserà 94.204 euro e Salvatore Termine, PD, 51.384.
Si tratta di sprechi comunque insostenibili e vergognosi, in quanto li pagano le masse con immani sacrifici, tra cui i tagli di servizi essenziali, come la sanità. Tanto più lo sono adesso che la crisi del capitalismo opprime le masse popolari siciliane con disoccupazione altissima e povertà incalzante.
Per impedire che tale scempio continui, è necessario lottare perché gli stipendi dei parlamentari e del governatore non superino il triplo dello stipendio medio di un operaio. Per punire questo ladrocinio legalizzato e le istituzioni borghesi che non hanno fatto nulla per il popolo è l'astensionismo lo strumento elettorale più potente nelle mani degli elettori per delegittimare le istituzioni borghesi.
Oltre che delegittimare le istituzioni le masse popolari siciliane devono battersi per liberare la Sicilia dal capitalismo, dalla mafia, dal sottosviluppo, dalla disoccupazione, dalla corruzione, dai partiti del regime neofascista, per l'Italia unita, rossa e socialista. Questa è la vera alternativa, che sul piano elettorale non può prescindere dal ricorso all'astensionismo elettorale tattico del PMLI.

24 ottobre 2012