Propinata da "Der Spiegel"
L'ultima assurda calunnia su Lenin
Sarebbe stato il Kaiser Guglielmo II a "dettargli" la strategia della Rivoluzione d'Ottobre
La falsificazione della Storia da parte della reazione internazionale ha ormai raggiunto ritmi talmente frenetici che non passa praticamente giorno senza che ci venga ammannita qualche "sensazionale" rivelazione su nuove prove degli infiniti "crimini" attribuiti al comunismo e ai grandi maestri del proletariato internazionale, spesso con risvolti anche ridicoli e grotteschi.
È il caso delle "rivelazioni" del settimanale tedesco Der Spiegel sui presunti finanziamenti segreti del Kaiser Guglielmo II a Lenin e ai bolscevichi per favorire lo scoppio della Rivoluzione d'Ottobre e far cadere la monarchia zarista. La grande stampa borghese tedesca è particolarmente incline alle scoperte "senzazionali" e agli scoop, vedi il caso dei presunti diari segreti di Hitler "ritrovati" nel 1983 e rivelatisi poi una clamorosa bufala. Nel caso presente il settimanale del più grande gruppo editoriale d'Europa non si è limitato soltanto a ritirare fuori dalla pattumiera della storia la vecchia infamante provocazione su Lenin al soldo dei tedeschi, ma avrebbe addirittura "scoperto" le prove dei finanziamenti segreti del Kaiser al grande maestro del proletariato internazionale: fino in pratica a sostenere che Lenin e i bolscevichi erano solo marionette manovrate dai servizi segreti prussiani e che la Rivoluzione d'Ottobre non sarebbe mai avvenuta senza questo intervento occulto della potenza germanica. In sostanza, come recitava il titolo della copertina dello Spiegel, quella fu una "rivoluzione comprata" e Lenin non era altro che "il rivoluzionario di Sua Maestà".
Quella che Lenin sarebbe stato pagato dalla Germania per far capitolare la Russia, tanto da essere stato inviato in Russia in un vagone piombato, è una calunnia che fu sparsa dalla polizia segreta zarista e dai menscevichi subito dopo il ritorno del capo dei bolscevichi in patria nell'aprile 1917, dopo la rivoluzione di febbraio, tanto che dopo l'insurrezione del luglio repressa nel sangue dal governo provvisorio borghese egli fu colpito, sulla base di prove palesemente prefabbricate e false, da un ordine di arresto per tradimento e dovette rientrare in clandestinità. Tale calunnia mirava ad addebitare al "disfattismo prezzolato" dei bolscevichi le disfatte militari che l'esercito russo stava subendo al fronte e a creare una frattura tra la popolazione e il partito di Lenin, che stava rapidamente prendendo la testa delle masse e dei soldati in rivolta.
La storia della gloriosa Rivoluzione d'Ottobre ha già fatto ampiamente giustizia di tali falsità e calunnie. Lenin chiarì con un rapporto all'esecutivo dei Soviet ogni particolare del suo rientro. Alla notizia della rivoluzione di febbraio egli, che si trovava in esilio a Zurigo, cercò in tutti i modi ma invano una strada per tornare in Russia, compresa una richiesta di permesso alle potenze alleate del governo russo, che però non vollero saperne. Alla fine si adattò ad accettare una proposta del governo tedesco ai fuorusciti russi, raggiunta attraverso la mediazione di un socialista internazionalista svizzero, di poter attraversare la Germania su un treno dotato di diritto di extraterritorialità (sorvegliato ma non piombato come fu detto). In cambio i russi si impegnavano, al loro ritorno in patria, ad adoperarsi per la liberazione di un ugual numero di internati civili, tedeschi e austriaci.
L'accordo con l'ambasciata tedesca fu messo per iscritto. Prima della partenza, quale prova di trasparenza politica, fu firmato un protocollo da socialisti internazionalisti di vari paesi in cui si riconosceva il diritto-dovere degli esuli russi di sfruttare tutte le possibilità di rientrare in patria. Su quel treno viaggiarono 32 esuli, tra cui Lenin. Solo 19 erano bolscevichi, il resto erano del Bund (socialdemocratici ebrei) e di altre correnti del socialismo russo. Alla vigilia della partenza Lenin scrisse una lettera d'addio agli operai svizzeri, che terminava con queste parole: "Viva la rivoluzione proletaria che è cominciata in Europa". Il treno li portò sulle rive del Baltico, dove si imbarcarono per la Svezia, e di lì, attraverso la Finlandia, Lenin potè rientrare a Pietrogrado.
Ora il settimanale tedesco riesuma la canagliesca menzogna propalata allora dagli zaristi, dai controrivoluzionari russi e dagli imperialisti dell'Intesa e dice di averne trovate le prove documentali (ricevute di pagamento e altre misteriose carte del genere) frugando negli archivi di mezza Europa. A parte che non deve essere poi tanto difficile trovare tracce di transazioni segrete e complotti avvenuti in tempo di guerra, quando abbondavano spie, infiltrati e provocatori da entrambe le parti, a che si deve tanta solerzia? Evidentemente si vuol dimostrare che la Rivoluzione d'Ottobre non fu una grande insurrezione proletaria e di massa, pensata, organizzata e diretta da Lenin applicando e sviluppando gli insegnamenti di Marx ed Engels alla situazione russa ed europea del suo tempo, bensì un colpo di Stato attuato da un pugno di avventurieri al soldo di una potenza straniera! Una "anomalia" storica che impedì lo sviluppo "democratico" della Russia e senza la quale, sostiene lo Spiegel, "il comunismo non si sarebbe imposto come sistema mondiale, e forse non ci sarebbe stato il Gulag con i suoi milioni di morti".
Questa è precisamente la tesi oggi più usata dai borghesi, dai neofascisti e dai rinnegati per proclamare il fallimento del marxismo, negare la necessità storica della rivoluzione socialista e soffocare l'aspirazione degli sfruttati e degli oppressi a una società senza più sfruttamento e oppressione. Non stupisce quindi che a dare corpo a una così sporca e grottesca operazione sia sceso in campo Der Spiegel, espressione dei grandi gruppi finanziari e industriali tedeschi ed europei. E nemmeno stupisce, per le stesse ragioni, che a rilanciarla nel nostro paese siano stati "l'Unità" e "la Repubblica", i due principali megafoni del Partito democratico, un partito di democristiani e di rinnegati.

19 dicembre 2007