Il provvedimento reso noto nello stesso giorno in cui il direttivo della confederazione doveva discutere la "riforma" del contratto nazionale
La destra della Cgil sospende il vertice della Fiom di Milano
L'obiettivo è quello di "normalizzare" il sindacato dei metalmeccanici e mettere a tacere tutta la sinistra della Cgil
"Liberazione" scambia per stalinismo il provvedimento fascista
Proprio nel giorno stesso (7 maggio) in cui il direttivo nazionale della Cgil è riunito per discutere il documento messo a punto da Epifani, Bonanni e Angeletti per la "riforma" della contrattazione sindacale, il collegio giudicante del Comitato di garanzia della Cgil Lombardia rende noto il provvedimento disciplinare assunto nei confronti della Segretaria generale della Fiom di Milano, Maria Elvira Sciancati, consistente nella sospensione di sei mesi, di Marcello Scipioni, membro della segreteria, punito con 4 mesi di sospensione, e tre mesi inflitti inoltre ad altri due dirigenti Fiom di Sesto San Giovanni, Roberto Zanotto e Marco Verga. Casualità? Difficile da credersi! Anche perché il fatto messo sotto accusa risale a un anno fa, esattamente il 10 maggio 2007, e il dispositivo disciplinare era pronto dal 18 aprile, ossia 20 giorni prima. È più probabile, per non dire quasi certo, che l'operazione sia stata congegnata per mandare un messaggio intimidatorio nell'ambito di una campagna lanciata dalla destra della Cgil per "normalizzare" il sindacato dei metalmeccanici e mettere a tacere tutta la sinistra della Cgil. In un periodo cruciale, della discussione e approvazione della controriforma del contratto nazionale, e di seguito dello svolgimento della Conferenza di organizzazione della Fiom e della Conferenza di organizzazione della Cgil.
Immediata e forte la solidarietà espressa dalla segreteria nazionale della Fiom alla Segretaria e agli altri dirigenti milanesi colpiti. Lo stesso ha fatto il direttivo cittadino milanese del sindacato dei metalmeccanici della Cgil. Il provvedimento disciplinare, o per meglio dire l'atto repressivo, è ritenuto ingiusto, abnorme, di estrema durezza, senza precedenti. Il fatto incriminato, come si è detto, risale al maggio 2007 e riguarda un attivo di delegati di Sesto San Giovanni per discutere la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale. A quell'attivo prese parte e intervenne nel dibattito, di sua iniziativa, Massimiliano Murgio, dipendente dell'azienda di Marcegaglia ed ex iscritto alla Cgil, espulso dalla confederazione nel 2004 per aver aderito a uno sciopero nazionale dei Cobas. La terribile colpa imputata alla Sciancati e agli altri tre è quella di avergli permesso di prendere la parola (sic!).
Per puntellare il pretestuoso provvedimento il suddetto comitato disciplinare ricorda che Murgio fu oggetto di indagini nell'ambito della "nuove Br", poi prosciolto da ogni accusa, e che si fece promotore di una lista sindacale "autonoma" denominata "Alternativa operaia", presentata nelle elezioni della Rsu aziendale.
Il primo a reagire in modo clamoroso è stato il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. Al direttivo Cgil ha dichiarato: "due ore fa è stato preso un provvedimento disciplinare nei confronti del gruppo dirigente della Fiom di Milano. Provvedimento che giudico immotivato. Io mi assumo - ha detto - tutta la responsabilità delle scelte fatte dal sindacato milanese. E la mia vicenda personale seguirà quella di Maria Sciancati". Al termine ha abbandonato la riunione e non ha votato la risoluzione che appoggiava la proposta illustrata da Epifani. Successivamente Rinaldini ha chiarito meglio il suo pensiero per denunciare il provvedimento: "Nella mia vicenda sindacale, iniziata tanto tempo fa, ne ho viste di tutti i colori. Ma mai una cosa di questo genere" - ha detto.
Il segretario della Fiom non crede alla casualità. "Proprio nel giorno in cui si sarebbe dovuta avviare una discussione impegnativa e delicata ecco che si tira fuori questo provvedimento". Sapendo che una categoria come quella dei metalmeccanici non avrebbe accolto con favore la ratifica dell'accordo delle segreterie confederali sulla modifica della struttura della contrattazione. E a questo proposito aggiunge: "sono convinto che il contratto nazionale debba restare lo strumento principale su cui far leva per far crescere i salari". "Ridurlo invece, a semplice difesa del potere d'acquisito, come si vuole fare con quest'intesa e delegare la crescita salariale vera e propria alla contrattazione aziendale" legata agli aumenti della produttività significherebbe rompere il vincolo di solidarietà tra i lavoratori e creare sperequazioni insostenibili. Circa il tentativo di "normalizzazione" della destra della Cgil Rinaldini sottolinea che "tante cose stavano a dirci che c'era una volontà di arrivare ad una 'stretta' coi metalmeccanici. Ma così, con questi metodi davvero non me l'aspettavo". Se il provvedimento non rientrasse, potrebbe anche dimettersi dall'incarico di segretario generale Fiom, ha fatto capire.
Dello stesso parere la diretta interessata, Maria Sciancati, che definisce pretestuose le accuse e le inquadra in una resa di conti tra vertice Cgil e Fiom. "Credo che siamo in presenza di un atto molto grave da parte della Cgil - ha detto - se pensano di risolvere i problemi politici attraverso la magistratura interna, come la chiamano loro". Ancor più duro l'intervento di Cremaschi che, oltre ad essere della segreteria nazionale della Fiom è anche leader di "Rete28aprile". Quella presa contro il vertice della Fiom di Milano, ha detto: "È una sentenza priva di qualsiasi senso e chiaramente funzionale a un atto di intimidazione politica. È gravissimo che nella Cgil le diversità e il dissenso politico si possano affrontare con metodi e forme che sono estranee alla cultura dell'organizzazione". Questo atto autoritario va respinto. "Se in Cgil c'è chi pensa di risolvere per via amministrativa i problemi di dibattito e confronto politico, se ne assumerà tutta la responsabilità di fronte agli iscritti e alla storia dell'organizzazione".
Noi del PMLI condividiamo la denuncia del vertice nazionale e milanese della Fiom e la solidarietà espressa alla segretaria e agli altri tre dirigenti del sindacato dei metalmeccanici di Milano. Condividiamo le preoccupazioni espresse circa il tentativo di mettere a tacer il dissenso sindacale di sinistra. Tanto più alla luce delle dichiarazioni arroganti della segretaria nazionale della Cgil, Carla Cantone, responsabile dell'organizzazione, apparse sulla stampa.
A margine c'è da segnalare lo strampalato editoriale scritto dal direttore di "Liberazione" Sansonetti, titolato: "Non chiamiamolo fascismo". Invece di stare ai fatti e chiamare le cose con il loro nome, si lancia in un furioso attacco allo stalinismo, di stampo anticomunista. A suo dire "la scelta della Cgil di picchiare duro su chi dissente, trova le sue radici nell'inguaribile riflesso stalinista". Ma quando mai! Si vede che questo noto revisionista e trotzkista lo "spettro" di Stalin se lo sogna anche di notte. Il nano politico Sansonetti, allargando il discorso dalla Cgil alla situazione politica venutasi a determinare dopo le elezioni, con la vittoria della destra berlusconiana e la scomparsa dal parlamento della Sinistra arcobaleno afferma: "un sistema politico senza opposizione, non necessariamente deve essere identificato col fascismo". Il processo politico che sta portando l'Italia alla terza repubblica e dunque al presidenzialismo e al bipartitismo di stampo neofascista diventa per costui solo "una tentazione autoritaria". Berlusconi, Fini e Bossi (ma anche Veltroni) ringraziano per cotanta servile copertura a "sinistra"!

21 maggio 2008