Sotto l'egida di Bush, firmato alla Conferenza di Annapolis un accordo per fare la pace entro il 2008
La destra palestinese svende i diritti del popolo palestinese e la guerra di liberazione ai sionisti di Tel Aviv
Manifestazioni a Gaza e Cisgiordania contro la "Conferenza del tradimento". La polizia di Abu Mazen spara sui manifestanti uccidendone uno e ferendone alcune decine. D'Alema: "Bush coraggioso"
Hamas: "Gli impegni di annapolis sono carta straccia"
Al termine dei colloqui del 27 novembre, il presidente Bush ha letto il testo della "dichiarazione d'intenti" firmata dall'israeliano Olmert e dal presidente palestinese Abu Mazen sul percorso per arrivare alla pace; il documento che chiudeva la parte principale del vertice tenuto dal 26 al 28 novembre a Annapolis, in Maryland, prevede che si tenga la prima riunione del comitato congiunto israelo-palestinese il prossimo 12 dicembre, incontri bilaterali tra Olmert e Abu Mazen ogni quindici giorni per verificare lo stato di avanzamento dei negoziati, l'obiettivo di arrivare ad un accordo di pace entro il 2008. La traccia da seguire è quella della cosiddetta Road Map il documento elaborato dai consiglieri di Bush e adottato dal Quartetto (Usa, Onu, Unione europea, Russia) nel maggio 2003. Un percorso deciso dall'imperialismo americano e da realizzare sotto il diretto controllo degli Usa verso la realizzazione, casomai arrivasse in porto, del principio enunciato da Bush di "due stati per due popoli".
Annapolis rappresenta la riedizione aggiornata dei piani di pace imperialisti, a partire da quelli di Oslo del 1993, con i quali la destra palestinese ha svenduto i diritti del popolo palestinese e la guerra di liberazione ai sionisti di Tel Aviv. Una riedizione costruita in pompa magna dalla Casa Bianca che per l'occasione ha invitato a Annapolis i rappresentanti del Quartetto e il suo inviato speciale Tony Blair, la Lega Araba, gli altri paesi del G8 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Spagna), Australia, Brasile, Cina, Città del Vaticano, Norvegia e Turchia e istituzioni quali il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale. Spettatori della messa in scena della stretta di mano tra Olmert e Abu Mazen sotto lo sguardo compiaciuto del regista dell'operazione, Bush. Che nel frattempo ha già mosso passi significativi.
La Road Map prevede quale primo passo lo smantellamento delle organizzazioni della resistenza e il disarmo di tutti i gruppi palestinesi impegnati nella lotta contro l'occupazione israeliana e infatti in Israele sta per arrivare il generale statunitense James Jones, ex comandante supremo della Nato in Europa, per sostenere l'altro generale già presente, Dayton, nel compito di "ricostruire le strutture di sicurezza palestinesi", ovvero la guardia scelta di Abu Mazen al servizio del governo illegale palestinese e che collabori con Washington e Tel Aviv.
Non è un caso che alla vigilia della conferenza americana la polizia e le forze di sicurezza di Abu Mazen abbiano arrestato militanti di Hamas e della Jihad, delle Brigate Al Mustafa del Fronte Popolare, e delle Brigate Al Aqsa di Al Fatah. Cosiccome è significativo dello "spirito di Annapolis" il fatto che il governo fantoccio di Salam Fayyad abbia vietato le manifestazioni nei giorni a cavallo della conferenza di Annapolis. E poiché le manifestazioni contro il vertice di Annapolis ci sono state lo stesso anche in Cisgiordania, abbia inviato la polizia a reprimerle. Gli agenti sono intervenuti il 27 novembre per disperdere i dimostranti a Nablus, Ramallah e a Hebron dove gli agenti hanno sparato sulla folla uccidendone uno e ferendone alcune decine. Molti gli arrestati fra i quali anche alcuni giornalisti. A Gaza, al Aqsa TV, l'emittente di Hamas, ha trasmesso le immagini di "decine di migliaia di persone in marcia contro il tradimento del popolo palestinese". Dal palco, nella piazza del Parlamento, il premier Haniyeh ha denunciato i paesi arabi tentati dalla "normalizzazione dei rapporti con il nemico sionista". Manifestazioni che si sono svolte a Hebron anche il 29 novembre, in occasione dei funerali del manifestante ucciso due giorni prima, attaccate di nuovo dalla polizia con un bilancio di una sessantina di feriti.
Gli impegni di Annapolis sono stati definiti "carta straccia" da Hamas che già alla vigilia del vertice aveva affermato che "il popolo palestinese non terrà conto delle eventuali decisioni che saranno prese alla conferenza sul Medio Oriente di Annapolis, negli Stati Uniti. Le decisioni prese ad Annapolis non impegneranno il popolo palestinese, che non ha autorizzato certe persone, che siano arabe o palestinesi, a redigere un trattato sui loro diritti", affermava il portavoce del movimento palestinese, Fawzi Barhoum. "La causa palestinese non deve fare da passerella per gli arabi e la comunità internazionale al fine di normalizzare le relazioni con il nemico israeliano" concludeva il portavoce aggiungendo che Hamas riaffermerà "il diritto dei palestinesi alla resistenza" nei confronti di Israele.
Il primo atto della ripresa dei negoziati di pace si svolgeva simbolicamente a Washington, alla Casa Bianca dove il 28 novembre Bush riceveva Olmert e Abu Mazen. Prima dell'incontro con Bush il boia sionista Olmert ha affermato che il 2008 indicato come termine dei negoziati è indicativo e non vincolante e che comunque i negoziati si baseranno sugli accordi precedenti, sulla Road Map e "sulla lettera del 14 aprile 2004 del presidente Bush al primo ministro di Israele", la lettera consegnata all'ex primo ministro Ariel Sharon che rappresentava il via libera americano all'annessione a Israele di grandi parti della Cisgiordania, Gerusalemme compresa.
A conclusione dei colloqui Bush ha dichiarato che "l'accordo finale di pace creerà la Palestina come patria dei palestinesi, così come Israele sarà la patria del popolo ebraico", rafforzando il concetto dei "due popoli, due stati", con lo stato palestinese a tutela limitata e sotto controllo sionista, e liquidando il diritto al ritorno alle loro case dei palestinesi cacciati dai sionisti fin dal 1948. Per loro non c'è posto nella "patria degli ebrei". Dove tra l'altro il 20% dei 7 milioni di abitanti è palestinese e senza gli stessi diritti dell'altro 80%.
Bush è in piena sintonia con Olmert che ritornato a Tel Aviv ha sottolineato la necessità di realizzare la soluzione dei due Stati altrimenti "se si arrivasse al giorno in cui la soluzione di due Stati dovesse scomparire e ci trovassimo davanti a un tipo di lotta come in Sudafrica per uguali diritti di voto, allora da quel momento lo Stato di Israele sarebbe spacciato". Meglio la soluzione del lager di Gaza e delle poche zone della Cisgirodania dove sono rinchiusi i palestinesi che potranno diventare nella migliore delle ipotesi lo stato palestinese a sovranità limitata.
Quella di Olmert è una sparata contro l'ipotesi di un solo stato binazionale che comincia a farsi strada anche in una parte del movimento pacifista israeliano e che metterebbe fine allo stato creato dal movimento sionista ebraico.
Entusiasmo per la confernza è stato espresso tra gli altri dal ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema secondo il quale "il formato della Conferenza", che prevede la partecipazione di "tutto il mondo arabo", è un "grande successo" che va "al di là delle aspettative". "Gli americani si sono molto esposti, si sono impegnati molto", ha affermato sottolineando che "è un fatto coraggioso e positivo che abbiano messo in gioco la loro credibilità". "Gli americani tuttavia sanno benissimo che senza la collaborazione del mondo arabo e dell'Ue nulla avrebbe luogo", ha aggiunto per rivendicare un ruolo all'imperialismo europeo e italiano nella "normalizzazione" del Medio Oriente, che dovrebbe cominciare con la questione palestinese, proseguire con quella libanese e affrontare infine quella iraniana.
Questione iraniana che a Annapolis è stata oggetto tra gli altri di un incontro del segretario di Stato americano Condoleezza Rice e i 40 ministri degli esteri e diplomatici dei paesi arabi e occidentali invitati. La piena normalizzazione dei rapporti tra Israele e il mondo arabo è un obiettivo di "interesse nazionale" per gli Stati Uniti che puntano a isolare l'Iran e a ricostituire quella "santa alleanza" nel mondo arabo che nel 1980 finanziò e sostenne militarmente l'Iraq di Saddam Hussein contro l'Iran di Khomeini. Preludio di una nuova possibile aggressione costruita con argomenti palesemente falsi da Bush sulla questione del nucleare civile iraniano.

5 dicembre 2007