Sull'astensionismo non siete in contraddizione con le indicazioni elettorali di Lenin?

Compagni del Partito Marxista-Leninista Italiano,
sono un giovane studente comunista di Livorno. Innanzitutto, pur non concordando appieno le vostre scelte politiche, esprimo la mia sincera solidarietà per la vostra iniziativa che, seppur contestabile sotto certi aspetti, dimostra un fervore e un coraggio rivoluzionario ammirabile. Spero di poter vedere presto anche nella mia città una sede del PMLI.
Il punto della faccenda è una domanda che volevo porvi, se me lo permettete.
La via che avete scelto per arrivare al socialismo passa per l'astensionismo elettorale, da quello che ho potuto leggere su manifesti e sul sito, e qui mi chiedo, con onestà e senza polemica (ma solo per amor di confronto e curiosità), cosa ne pensate delle parole che il compagno Lenin espresse in proposito, nel 1920 in "L'estremismo malattia infantile del comunismo", quando si scaglia duramente contro le posizioni di comunisti tedeschi e olandesi che rifiutarono di entrare nei parlamenti reazionari. Il compagno Lenin dice chiaramente che là dove il proletariato non ha preso il potere è utile, perfino necessario, portare l'opposizione al capitalismo sia sul piano extra-parlamentare sia in quello parlamentare. Egli sottolinea più e più volte il valore inestimabile di partecipare nei sindacati e nei parlamenti reazionari, denunciando direttamente nelle istituzioni borghesi il capitalismo e i suoi lacché. Il compagno Lenin cita numerosi esempi della storia rivoluzionaria del partito bolscevico, esempi che esaltano l'importanza dell'essere entrati nelle istituzioni borghesi. Ovviamente è scontato, compagni, che limitarsi a questo è un tradimento di tutta la classe operaia e del partito rivoluzionario, ma rinunciare all'opposizione parlamentare è altrettanto, secondo le opinioni del compagno Lenin, sbagliato. In tutta sincerità non posso che ritenere veritiere le sue affermazioni, per questo mi incuriosisce la posizione presa dal vostro partito. Dopo aver cercato inutilmente sul sito una spiegazione in proposito (scusatemi se c'è ma non l'ho vista) mi sono deciso a scrivervi.
Ripeto ancora che sollevo questo problema non con intenti polemici, ma solo perché ritengo che tra noi comunisti sia doverosa la più perfetta comunicabilità e il più completo dialogo, nel rispetto del marxismo e dei valori del comunismo, in una prospettiva rivoluzionaria comune: anche se abbiamo intrapreso e stiamo percorrendo strade diverse, il fine ultimo è e deve essere il medesimo.
Mi scuso in anticipo per il disturbo arrecatovi, grazie della risposta e dell'attenzione che mi vorrete concedere.
Saluti socialisti
Daniele - Livorno
 
Caro compagno Daniele,
Dal momento che sei vicino alle nostre posizioni e che il reciproco fine è il medesimo, come tu dici, risponderti è un nostro preciso dovere proletario rivoluzionario e marxista-leninista. Tanto più che siamo perfettamente d'accordo con te sul fatto che tra "noi comunisti sia doverosa la più perfetta comunicabilità e il più completo dialogo, nel rispetto del marxismo e dei valori del comunismo".
Tu hai posto una domanda molto importante alla quale più volte abbiamo dato una risposta, sollecitati da lettori de "Il Bolscevico".
L'ultima volta l'abbiamo fatto tramite il discorso elettorale del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, che ha tenuto a Napoli il 25 marzo scorso. In precedenza, lo stesso compagno, nel Rapporto presentato alla 3a Sessione plenaria del 4° CC del PMLI tenutasi il 1° giugno 2003 ha trattato esattamente il quesito da te sollevato. Ecco quanto ha detto: "La nostra scelta elettorale astensionista non è stata improvvisata e legata a un fatto contingente. Essa è frutto di un attento studio degli insegnamenti di Lenin sul parlamentarismo e sul partecipazionismo elettorale borghesi, nonché della situazione concreta esistente nel nostro Paese.
Ciò che dice Lenin nella celebre opera 'L'estremismo, malattia infantile del comunismo' circa il parlamento borghese e il suo utilizzo da parte del partito del proletariato, era assolutamente giusto allora e, per quanto riguarda l'Italia, fino alla Grande Rivolta del Sessantotto. Era la risposta fulminante e necessaria per mettere Ko gli 'ultrasinistri' come Bordiga che sostenevano l'astensionismo come principio e strategia. Le sue indicazioni elettorali corrispondevano perfettamente alla situazione di allora per quanto riguarda la costruzione del Partito, l'esperienza politica e parlamentare e il livello di coscienza politica delle masse russe e mondiali, specie in occidente, e la strategia della rivoluzione socialista.
Il nostro Partito ha sempre detto, e lo ha ripetuto anche nel documento elettorale dell'Ufficio politico del 9 Aprile scorso, che 'è finito il tempo in cui era necessario lottare anche dentro il parlamento e i consigli comunali, provinciali e regionali per far valere le ragioni e gli interessi del proletariato e delle masse popolari. Ora la lotta di classe va portata tutta quanta al di fuori delle istituzioni rappresentative borghesi'. Ed ancora: 'Lo sviluppo della lotta di classe, la lotta per la disgregazione e l'abbattimento dello Stato borghese e per il cambiamento del sistema economico, istituzionale e sociale, ormai richiedono nel nostro Paese una netta separazione, anche sul piano istituzionale, tra il proletariato e i suoi alleati e la borghesia e i suoi alleati. A ciascuno i propri sistemi elettorali e regole assembleari. Il parlamentarismo alla borghesia la democrazia diretta al proletariato'. E per realizzare ciò proponiamo di creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari.
Nel documento dell'Ufficio politico del 9 Aprile 2001 sulle elezioni politiche abbiamo rilevato che 'nel passato, in altre condizioni e quando ancora le masse credevano nel parlamento, i marxisti-leninisti usavano anche la tribuna parlamentare per combattere la borghesia e il capitalismo. Ma mutata la situazione, ormai da tempo, esaurita l'esperienza parlamentare, constatando che un numero rilevantissimo e crescente di elettrici e di elettori ha perso ogni fiducia nel parlamento... non è più necessario, utile e opportuno continuare a usare questa tribuna'.
Questa è la chiave per capire la nostra tattica astensionista e i motivi per cui le giuste indicazioni di Lenin di allora, nel 1920, non possono essere applicate oggi in Italia, e non solo in Italia.
Il problema di fondo che allora aveva Lenin, e con lui tutti gli autentici marxisti-leninisti del mondo, era quello di stabilire una tattica elettorale che fosse in grado di dimostrare alle masse arretrate la natura del parlamento borghese e di spingerle alla lotta rivoluzionaria per abbattere il parlamento e realizzare il socialismo.
In Italia, ma anche in diversi paesi capitalistici, in base ai dati dell'astensionismo che dilaga ovunque, la prima parte di questo problema ormai non esiste più o può essere superato con la presenza e l'azione di un potente Partito del proletariato. Sempre di più le masse spontaneamente si astengono alle elezioni delegittimando il parlamento e le istituzioni rappresentative borghesi. Anche se ideologicamente non hanno ancora compreso la sua natura di classe e non hanno maturato la scelta per il socialismo. Ma questa coscienza e questa maturazione è impossibile acquisirla finché le masse non vengono a contatto col PMLI e noi non riusciamo a far penetrare in esse le nostre proposte politiche ed elettorali. Rimane aperta la seconda parte di tale problema, la disponibilità delle masse ad abbattere il parlamento e realizzare il socialismo, che si risolve solo con la conquista al PMLI della parte più avanzata del proletariato, delle masse e dei giovani.
Il nostro Partito sapeva benissimo, adottando la tattica elettorale astensionista, che ci sarebbero stati dei problemi sull'interpretazione corretta degli insegnamenti elettorali di Lenin. Per questo, nei documenti e nei discorsi elettorali, ha sempre cercato di argomentare bene la propria posizione antiparlamentare, che peraltro sarebbe rimasta valida e attiva anche se avessimo scelto di entrare nelle istituzioni rappresentative borghesi. L'antiparlamentarismo, infatti, è un dato universale dei marxisti-leninisti in quanto nemici giurati dello Stato borghese.
Con ciò ci siamo assunti una grossa responsabilità ma era in gioco, in ultima analisi, il marxismo vivo, lo sviluppo del marxismo-leninismo-pensiero di Mao circa l'elettoralismo e la lotta allo Stato borghese. La stessa responsabilità che ci siamo assunti a proposito della nostra linea sindacale.
Con questo ci pare di non aver tolto nulla a Lenin e ai suoi insegnamenti. Anzi ci siamo avvalsi di essi e del metodo di analisi di Lenin per sviluppare la linea del PMLI circa la lotta elettorale e il lavoro sindacale.
Un elemento forte del nostro astensionismo elettorale è la proposta delle istituzioni rappresentative delle masse. Dobbiamo far maggior leva su di essa per attirare e coinvolgere nella lotta antiparlamentare, antistituzionale e anticapitalista e per l'Italia unita, rossa e socialista tutti i rivoluzionari e i fautori del socialismo e i giovani e i giovanissimi che si battono per un mondo nuovo.
La storia ha caricato sulle nostre modeste spalle delle grandi responsabilità nei confronti del proletariato nazionale e internazionale. Dobbiamo dimostrare nella pratica che siamo capaci di sostenerle. Non dobbiamo mai abbandonare il nostro ruolo di avanguardia costi quel che costi. Dobbiamo essere coerenti con esso oggi e in futuro.
Dobbiamo essere fermi e incrollabili sui principi e sulla strategia e flessibili sulle tattiche ma attenti a non travolgere la linea di fondo. Ciò che la pratica ha decretato giusto va difeso e non va abbandonato. Dobbiamo essere talmente forti dal punto di vista ideologico e politico da essere capaci di respingere e combattere le influenze borghesi e revisioniste interne ed esterne al Partito che inevitabilmente si svilupperanno con la crescita del PMLI e con l'inasprimento della lotta di classe".
Nel rapporto il compagno Scuderi ha anche detto: "I risultati delle elezioni amministrative parziali del 25 e 26 maggio - che hanno visto avanzare l'astensionismo alle comunali e retrocedere nelle provinciali - confermano che l'astensionismo è sempre di più una scelta consapevole e frutto di un ragionamento politico sulla base di considerazioni politiche di carattere nazionale e locale. Confermano anche che le illusioni elettorali, parlamentari e governative sono ancora dure a morire.(...)
Mentre le masse italiane intermedie e relativamente arretrate a milioni hanno superato l'elettoralismo, esso paradossalmente continua a influenzare la parte più avanzata e combattiva delle masse. Vedi i voti che in questa tornata elettorale settori notevoli dei movimenti no global, per la pace, "girotondini", ecc. hanno riversato a PRC, PdCI, DS e Verdi, vedi gli 8.110 voti che ha ricevuto un oscuro gruppo romano pseudocomunista e in odore di terrorismo. (...)
Si tratta di quelle forze sociali che elezione per elezione scelgono il partito parlamentare "meno peggio" da votare. Perché credono, nonostante che propendono per una politica di sinistra, che sia meglio andare alle urne anziché astenersi, non avendo una coscienza rivoluzionaria e marxista-leninista e imbevuti come sono di concezioni democratico-borghesi, parlamentariste e riformiste. Specialmente quando intravedono un pericolo di destra - come in queste elezioni - istintivamente votano i partiti della "sinistra" borghese. Non si rendono conto che così causano un doppio danno: premiano il "centro-sinistra", che pur non amano e non ritengono ideale, e penalizzano l'astensionismo e il nostro Partito che lo propaganda e lo sostiene. (...)
Indubbiamente la conquista delle avanguardie dei movimenti di massa anche sul piano elettorale costituisce la chiave per far compiere all'astensionismo un salto di qualità trasformandolo a livello di massa in un voto cosciente al PMLI e al socialismo."
Oltre a quello che ha detto il compagno Scuderi non sapremmo che altro aggiungere.
Rispettiamo la tua contrarietà alla scelta dell'astensionismo elettorale da parte del partito del proletariato e del socialismo, ma se non segui questa sua indicazione e voti il PRC, un partito non comunista e avverso al socialismo, come pensi che si possa realizzare in Italia il socialismo?
Lenin parla anche di rivoluzione socialista, di dittatura del proletariato e di partito bolscevico basato sul centralismo democratico. Tu sei d'accordo anche su ciò? E di Stalin e Mao cosa pensi?
Tra di noi è bene dirsi tutto, sinceramente e lealmente, altrimenti è difficile capirsi, sapere esattamente cosa si vuole e quali sono le effettive contraddizioni e divergenze. D'accordo?
Se vuoi, possiamo continuare il dialogo. A noi piacerebbe nell'esclusivo interesse della causa.

8 giugno 2005