Dialogo con i lettori
E' giusto che "Il Bolscevico" riporti le posizioni vaticane contro la guerra preventiva?
Sono un lettore de Il Bolscevico e voglio esprimere il mio parere sull'articolo comparso sul numero 2/2003 dal titolo "Il Vaticano: la guerra preventiva è guerra di aggressione".
Mi pare chiaro che la politica di Bush spinge molti cattolici a un fermento pacifista e per opportunismo la gerarchia vaticana condanni l'aggressione all'Iraq. Ritengo però che vi siano anche altri motivi.
è probabile una presa di posizione dettata dagli interessi delle grandi borghesie europee che non vedono di buon occhio un monopolio petrolifero planetario degli Usa. Quale altro espediente per il papa nero, per dissentire verso il neoduce Berlusconi, fingersi pacifista e in realtà rispondere agli interessi delle borghesie imperialiste europee, proprio ora che si accingono a diventare concorrenti agli imperialisti americani?
Non dimentichiamo che l'approvazione ipocrita delle "ingerenze umanitarie" nei Balcani riguardava ingerenze prevalentemente europee, e non dimentichiamo che Berlusconi probabilmente appoggia l'aggressione all'Iraq e di conseguenza gli interessi dei petrolieri americani per avere stipulato sottobanco degli accordi a vantaggio del suo tornaconto personale.
Sperando di contribuire con questa lettera all'analisi dei fatti vi invio saluti marxisti-leninisti.
Pier - Biella
 
Ci vuole un grande movimento di opposizione alla guerra imperialista, alla guerra ingiusta, alla guerra d'aggressione a un Paese sovrano come l'Iraq. Occorre un fronte non minoritario ma più largo possibile e non confinato esclusivamente ai marxisti-leninisti e agli antimperialisti conseguenti. Un fronte politico e sociale che anzitutto respinga con fermezza la linea del governo del neoduce Berlusconi che fin da subito ha calzato l'elmetto guerrafondaio e si è schierato con Bush e la teoria imperialista della guerra preventiva, così da poter curare al meglio gli interessi dei monopoli e della borghesia italiani.
Riteniamo che il fronte dell'opposizione alla guerra d'aggressione non debba assolutamente essere lasciato in mano ai riformisti e agli opportunisti. Per questo al suo interno, in base alle nostre forze e possibilità concrete, sviluppiamo una lotta per l'egemonia di linea e di direzione, per influenzarlo il più possibile da sinistra, verso posizioni antimperialiste. Fatta salva la discriminante antifascista, noi dobbiamo essere disposti ad allearci con chiunque nei movimenti di massa si batte per gli obiettivi comuni, indipendentemente dal credo religioso e appartenenza politica. Il che non significa appiattirci sulle posizioni comuni e rinunciare a incalzare i nostri alleati per spingere in avanti il movimento di massa.
In questo quadro, perciò, riportare sul nostro giornale la contrarietà di papa Wojtyla alla guerra preventiva dell'Hitler della Casa Bianca e dei suoi più stretti alleati, non significa - e non ci pare che l'articolo citato possa ingenerare dubbi in tal senso - avallare tutte le tesi, le motivazioni e gli obiettivi occulti o dichiarati del Vaticano (peraltro nelle gerarchie cattoliche su questa guerra le posizioni sono tutt'altro che omogenee e talvolta divergenti), oppure dimenticarci le infami teorizzazioni dello stesso papa sull'"ingerenza umanitaria" all'epoca della guerra alla Serbia, combattuta dal governo D'Alema assieme alla Nato imperialista, teorizzazioni che abbiamo denunciato approfonditamente su Il Bolscevico. Non ci sfuggono altresì le motivazioni politiche e tattiche che possono star dietro al pronunciamento pacifista di Wojtyla (ma allora anche di Fassino, Rutelli, Bertinotti, di Diliberto e Cossutta, di Cofferati, ecc.), il quale sicuramente mira a consolidare e allargare l'influenza della chiesa cattolica in Europa e nel mondo.
Tuttavia, la questione principale è quella di unirsi con tutti coloro che dicono no alla guerra all'Iraq, e sarebbe un errore sottovalutare una posizione come quella del papa che rappresenta uno Stato oltreché una delle maggiori religioni mondiali e che evidentemente ha una grossa presa su larghe masse di cattolici che spesso e volentieri ritroviamo a protestare nelle piazze contro Bush, Blair e Berlusconi, come avverrà anche il 15 febbraio prossimo a Roma.