Cosa pensate del "commercio equo e solidale''?

Cari compagni del PMLI,
vorrei sapere qual è la vostra posizione sul commercio equo e solidale.
Un saluto antifascista!
Livio - Napoli

Anzitutto è bene precisare che il "commercio equo e solidale'' ha una dimensione internazionale e poggia sulle seguenti organizzazioni: l'Efta che riunisce le principali organizzazioni europee; l'Ifat che riunisce le organizzazioni di commercio equo che operano nel Sud e nel Nord del mondo; il Rioces cui fanno capo le organizzazioni operanti sul territorio nazionale "con lo scopo di diffondere il messaggio e, insieme, i prodotti equi e solidali''.
Concretamente funziona attraverso il contatto diretto con i produttori (cooperative, lavoratori associati del Sud del mondo da parte delle organizzazioni importatrici). Viene data priorità a progetti che abbiano una ricaduta sociale. è garantito ai produttori un prezzo deciso di comune accordo. è previsto un prefinanziamento fino al 60% dell'ordine effettuato.
In Italia questa attività che non è solo economica ma reca con sé anche un messaggio politico, poggia su una rete di 230 punti di vendita delle cosiddette "Botteghe del mondo''. Queste sono gestite, in larga parte, con lavoro volontario.
Secondo i promotori e gli organizzatori, molti dei quali legati alle parrocchie, alle associazioni cattoliche e alla chiesa, il "commercio equo e solidale'' rappresenta un approccio alternativo al commercio convenzionale. Infatti lo chiamano anche "Altro mercato''. Esso avrebbe lo scopo di promuovere giustizia sociale ed economica e "sviluppo sostenibile'' attraverso il commercio, la formazione, la cultura, l'azione sociale; favorirebbe il riequilibro dei rapporti con i paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l'accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati; garantirebbe ai produttori un "giusto guadagno'' e condizioni di lavoro dignitose; eliminerebbe le intermediazioni speculative.
Più in generale il "commercio equo e solidale'' proporrebbe "una visione dell'economia e del mondo, attenta agli interessi di tutti... per difendere e promuovere i diritti economici e sociali, cambiando i perversi meccanismi di un modello economico che antepone il profitto ai diritti degli esseri umani''.
Non siamo pregiudizialmente contrari a questa attività, che opera sul terreno della cooperazione e della solidarietà a favore delle zone più povere e dei ceti meno abbienti del Terzo mondo. Si tratta comunque di "carità'' sia pure di "tipo elevato''. Anche se poi bisognerebbe conoscere come sono messi in pratica i propositi sopra esposti e quali risultati danno effettivamente.
Ciò che non condividiamo è il progetto politico e le speranze che esso semina. Un progetto che consideriamo velleitario, irrealizzabile, utopistico, in fin dei conti ingannatorio.
Non si può parlare di "Altro mercato'' perché ciò che viene proposto non è altro che una società capitalistica governata in modo socialdemocratico, temperata con un sistema di tutele legislative e di welfare. Il modo di produzione e i rapporti di produzione, le leggi economiche fondate sulla proprietà privata e sull'economia di mercato rimangono gli stessi, al di là del livello di sviluppo raggiunti.
è del tutto illusorio, percorrendo questa strada un po' riformista, un po' evangelica, eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, vincere la povertà, realizzare sviluppo economico e produttivo e benessere sociale per tutti; specie nel Sud del mondo.
Per noi la via maestra e comprovata dalla storia rimane la lotta di classe contro le classi dominanti dei rispettivi paesi, contro l'imperialismo in generale, per ottenere miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro, per conquistare il socialismo che è l'unica società fondata non sul profitto capitalistico ma sul soddisfacimento dei bisogni materiali e sociali della classe operaia e delle larghe masse popolari, nonché sul superamento dei dislivelli territoriali e tra città e campagna.