Perché gli anticomunisti equiparano i Gulag ai lager nazisti?

Cari compagni,
come fanno a dire che siamo NOI ad insultare gli altri? Se non lo aveste notato, vi consiglio di andare a leggere La Stampa del 5 febbraio, a pagina 28, articolo: "Gulag, il dibattito sì'' di Pierluigi Battista.
Come penso ben saprete, in tutta Italia si susseguono conferenze e dibattiti sull'"orrore comunista'' (citazione). Non solo si parla male di uno dei nostri amati maestri, ma soprattutto si difende una tesi che è totalmente errata! Quale? Ma è semplice! L'"amico'' Battista parla di rottura di tabù che tempo fa avrebbe fatto scalpore e generato sgomento se violato: parla del tabù della "verità storica sul comunismo, e della sua comparazione ai lager tedeschi''. In pratica, secondo ciò che scrive il giornalista, questa vasta e lunga serie di conferenze punta a infangare, distruggere e alterare la realtà e le vere motivazioni per l'esistenza dei Gulag. Scrive inoltre che solo ora è possibile farlo, grazie alla pubblicazione di molti saggi di fascisti e alla nuova voglia di "sporcare'' il comunismo. Ciò sarebbe possibile solo ora perché la gente è più pronta ad accettare il dibattito. Ma non dice perché la gente è ORA più pronta. Non sarà mica perché "gente'' come Bertinotti (citato con lode) ha lavorato per anni e anni a cambiare le idee dei "compagni'' che militano nelle sue file, mentre all'epoca della Cina comunista le masse avevano ancora un modello PALESE di controinformazione?
Ma non solo. Ci si accusa anche di aver ucciso come i tedeschi, quindi in maniera folle e "ingiustificata razionalmente parlando''! Forse loro non sanno il vero motivo dell'esistenza dei Gulag e dimostrano anche di non conoscere la filosofia comunista, o perlomeno di non averla capita: se loro avessero compreso che la nostra amata ideologia predica la rivoluzione armata e giustifica (proprio perché è l'unico mezzo) l'utilizzo di carceri ove poi staranno coloro che non accettano e lavorano contro il nuovo Stato socialista, smetterebbero di scrivere simili idiozie.
Dopo tutti questi insulti, che per me sono insulti diretti al nostro rosso cuore, ci colpiscono con una sciabolata alle spalle: con una frase ci tirano in ballo, senza però neanche avere il coraggio di nominare il nostro grande nome, bensì rimanendo nel vago per evitare "disastri''. Ecco citato: "Un libro come Koba il terribile di Amis provoca discussioni anche animate, ma lasciando ai margini i professionisti della scomunica ideologica che intravedono dappertutto oscure macchinazioni ordite da una pattuglia di instancabili `revisionisti'''.
Veramente, non ho parole. Sarebbe il caso di rispondere. Una simile cosa non deve rimanere tacita.
Coi maestri vinceremo!
Un giovanissimo compagno orgoglioso - Roma

Non ci è sfuggito caro giovanissimo compagno orgoglioso di Roma l'articolo de La Stampa. Come siamo al corrente che dal 4 al 7 febbraio si è svolto tra Roma e Otranto il convegno "Il comunismo e la sua storia'' che ha raccolto una paccottaglia di storici revisionisti filonazisti come Ernst Nolte e rinnegati del comunismo sia italiani che esteri.
La tua arguta analisi ha colpito nel segno. Per completezza ricordiamo che Pierluigi Battista è un giornalista rinnegato del comunismo che nel Sessantotto inneggiava a Mao ed era membro del gruppo "Unità operaia'', da lui stesso definito "marxista-leninista'', poi andò con il manifesto, mentre oggi sta con la Casa del fascio. Il coordinatore dell'infame convegno anticomunista è Vittorio Strada, storico, slavista, anch'egli rinnegato del comunismo, ex PCI e antistalinista dichiarato, che nel 1987 firmò assieme a Giulio Tremonti, l'onnipotente ministro dell'Economia dell'attuale governo del neoduce Berlusconi, e altri nientemeno che un appello per il voto al PSI guidato da Craxi. Recentemente ha proposto di dedicare la giornata del 7 Novembre, data della Rivoluzione Socialista d'Ottobre di Lenin e Stalin, alle "vittime del comunismo''.

La canea anticomunista
Entrambi battono da tempo la grancassa di una rivoltante e criminale equazione: nazismo uguale comunismo, Hitler uguale Stalin. Ma perché "solo ora'' gente come costoro può scatenarsi contro i maestri del proletariato internazionale, vomitare un cumulo di menzogne, rivoltare la storia come un calzino? Approfittando dell'attuale situazione storica e politica, segnata dal dominio del capitalismo e dell'imperialismo su scala planetaria e specificamente nel nostro Paese dove anche il narcisista trotzkista Bertinotti, diventato guarda caso un loro pupillo, è capitolato sbracatamente, abiurando il comunismo per la democrazia borghese, la rivoluzione proletaria per la non violenza, tirano altri e sempre più duri fendenti contro l'esperienza storica del movimento comunista internazionale, la dittatura del proletariato e il socialismo realizzato dai grandi maestri del proletariato Lenin, Stalin e Mao.
Se il comunismo "è morto'' come sentenziano questi viscidi neofascisti perché tornare a insultare e colpire con sciabolate alle spalle? Il fatto è che a costoro non sfugge la ripresa della lotta di classe a seguito del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse, nonché il vuoto a sinistra lasciato dai rinnegati e rimbambiti dei vertici dei DS, PdCI e Rifondazione trotzkista e non vogliono assolutamente che questo spazio sia fatto proprio dal vero e unico Partito del proletariato, il PMLI. Non ci citano espressamente, è vero, ma ci temono.

L'attacco ai Gulag è l'attacco al socialismo realizzato
In questo quadro hanno ritirato fuori la questione dei Gulag sovietici equiparandoli vigliaccamente ai campi di concentramento nazisti.
Le origini del Gulag, abbreviazione di Glavnoje upravlenije lagerej (Amministrazione generale dei campi di lavoro correttivi), sono da ricondursi al 1919, quando un decreto del Commissariato del popolo per gli interni della Russia socialista stabilì le modalità di organizzazione dei "campi di lavoro'' nei quali dovevano essere convogliate persone arrestate e condannate dai tribunali. Essi nacquero come risposta socialista al problema delle carceri. Nell'Occidente capitalista la detenzione doveva avere, e l'ha tutt'oggi, un carattere punitivo. Nell'Urss di Lenin e Stalin rivestiva un carattere correttivo e rieducativo.
I Gulag si ispiravano al principio sancito solennemente dalla prima Costituzione sovietica del 1918 che stabiliva che il lavoro era un dovere per tutti i cittadini della Repubblica dei soviet e proclamava la parola d'ordine: "Chi non lavora non mangia''. Come nella società dove tutti, anche i borghesi, dovevano lavorare per vivere, anche nei Gulag il lavoro per la collettività dava diritto all'esistenza. Solo affacciare un parallelo tra i Gulag e i lager nazisti, come fanno in maniera interessata Battista e Strada, è un falso storico a tutto tondo. Quelli hitleriani erano centri di sistematico sterminio, dove furono commessi i più efferati crimini contro l'umanità che la storia ricordi. Nell'Urss di Lenin e Stalin chi sbagliava pagava non con le camere a gas o i forni crematori ma provando, nella stragrande maggioranza dei casi, per la prima volta nella vita cosa volesse dire realmente lavorare.
Nei Gulag venivano inviati i nemici del comunismo e della patria sovietica; speculatori, incettatori, sabotatori dell'economia, oziosi, kulaki (contadini ricchi antisovietici, trotzkist), parassiti borghesi privilegiati, ma anche terroristi, disertori, seguaci del vecchio regime zarista, collaborazionisti delle armate bianche durante la guerra civile e degli invasori nazisti nella seconda guerra mondiale, agenti della borghesia e dell'imperialismo occidentale infiltrati nel partito e nello Stato, fino ai delinquenti comuni. Insomma scandalizza che nei campi di rieducazione sovietici c'erano i ricchi e gli anticomunisti, mentre nelle carceri occidentali e dei paesi reazionari a languire sono stati, e sono in prevalenza i poveri, i comunisti e chiunqua si opponga al dominio di ferro del capitalismo e dell'imperialismo.

Falsità e menzogne su numeri e condizioni di vita
Un gran baccano velenoso è fatto artatamente sul numero dei detenuti nei Gulag, sposando la cifra di 40-50 milioni avanzata da controrivoluzionari e anticomunisti storici russi e non solo. In realtà nel 1921 erano 70 mila su una popolazione di oltre 135 milioni e nel momento della sua massima estensione, all'inizio degli anni '50, anche stime borghesi parlano all'incirca di 2 milioni e mezzo di detenuti su una popolazione di più di 200 milioni. Nulla toglie che siano stati commessi degli errori alle spalle e contro le indicazioni di Stalin. Fu Stalin in prima persona a rimuovere dal posto di Commissario del popolo per gli affari interni prima Jagoda (1936), smascheratosi in seguito come seguace del destro Bucharin e per le sue azioni controrivoluzionarie condannato e giustiziato, poi il "sinistro'' Ezov (destituito nel `38 e condannato e fucilato nel 1940) e a criticare pubblicamente più volte l'ambizioso Beria, denunciandone gli eccessi e ricordando loro scopi e natura dei campi di rieducazione e chi doveva realmente finirci.
Altre falsificazioni riguardano le condizioni di vita e di lavoro nei Gulag. La borghesia e i suoi lacché parlano di malattie, morti per fame, bieco schiavismo, negazione dei più elementari diritti. Che infami! Tutt'oggi giudicano e definiscono come il regno della democrazia gli Usa, dove impera la pena di morte fascista, dove i penitenziari come Alcatraz hanno fatto la peggiore storia detentiva, mentre a Guantanamo i prigionieri islamici vengono trattati come bestie, torturati e annientati psicologicamente. E si può non pensare ai boia sionisti israeliani che schiacciano e sfruttano i palestinesi in enormi campi lager nei territori occupati? L'inferno di queste carceri davvero non ha nulla a che vedere con i campi di rieducazione dell'epoca di Lenin e Stalin. Certo che c'erano le malattie come il tifo e lo scorbuto, che infierivano anche nelle città durante l'aggressione imperialista occidentale e dei controrivoluzionari bianchi dopo il 1917. Certo che il cibo era scarso in questo periodo o durante la seconda guerra mondiale, ma questa era la difficile e inevitabile situazione di tutto il paese, di tutto il popolo sovietico, dove i prodotti alimentari erano giocoforza razionati.
Eppure nonostante la costruzione del primo Stato socialista, iniziata da Lenin e proseguita da Stalin, sia avvenuta in circostanze durissime, in mezzo all'accerchiamento imperialista che tentava di strangolarlo economicamente e politicamente dall'esterno, e con gli assalti delle armate bianche e dei revisionisti di destra e di "sinistra'' dall'interno, anche l'esempio dato dai Gulag rappresenta un'esperienza storica inedita.
All'inizio degli anni '30 con il contributo del lavoro dei rieducandi vennero creati grandi centri industriali negli Urali, nel Kuzbass e sul Volga; le città di Magnitogorsk e Komsomolsk sull'Amur sorsero su terre vergini. Nuove tecnologie furono portate nelle remote terre del Kazakhstan e del Caucaso. Fu costruita la gigantesca diga del Dnepr, che triplicò la produzione di energia elettrica. E poi ancora strade, ferrovie e idrovie, e altre importanti attività produttive dei campi di lavoro come l'estrazione dell'oro e di materiali non ferrosi, fino al taglio del legname.
I detenuti non erano identificati con un numero come nei lager nazisti. Si sentivano comunque parte integrante della cittadinanza sovietica, tanto più dalla fine degli anni '30 in poi allorché venne applicato il principio secondo cui essi dovevano essere utilizzati in base alle loro particolari capacità e specializzazioni. Basti ricordare che lo stesso Tupolev, padre dell'aeronautica sovietica, iniziò a dare i suoi contributi lavorando nei Gulag e dopo aver pagato il suo tributo alla giustizia sovietica rientrò tranquillamente al suo posto di progettatore.
Come dirà il grande scrittore Gorki per celebrare la costruzione del canale Belomor avvenuta nell'estate del 1933, "Stalin è stato l'artefice delle comunità di lavoro e di una politica di recupero attraverso il lavoro. è stato Stalin a lanciare l'idea di costruire il canale tra il Mar Bianco e il Baltico con l'impiego di detenuti, poiché sotto la sua guida era possibile un tale metodo di recupero dei pregiudicati''.
Dice nulla ai rinnegati Battista e Strada il fatto che l'annuncio della morte di Stalin il 5 marzo 1953 fu accolto nei Gulag non con indifferenza interessata, come si dovrebbe dedurre dalla loro velenosa analisi, ma con scene di dolore similii a quelle che attraversavano in lungo e largo lo sterminato paese sovietico? Sappiamo tutti come sono finiti Hitler, Mussolini e tutti i dittatori della loro stessa natura. Lenin, Stalin e Mao sono scomparsi amati e pianti dai rispettivi popoli. E' questo il nocciolo della questione, è questo che dice la storia, tutto il resto sono solo falsità e menzogne. Chi la vuol riscrivere a uso e consumo della borghesia neofascista se ne assume le responsabilità di fronte al proletariato e a quanti aspirano a una nuova società senza sfruttati e sfruttatori.