Che cos'è il plusvalore relativo?

Salve a tutti e tutte,
vorrei chiedere un vostro consulto teorico su una questione del marxismo che non riesco a capire fino in fondo. Sto studiando, come da voi indicato, i testi dei 5 Maestri e sto leggendo il primo libro del Capitale.
Ho capito il concetto di plusvalore assoluto ma riguardo al plusvalore relativo ho da porvi tre questioni:
1- come si realizza il plusvalore relativo?
2- potete fare qualche esempio pratico relativo alla realtà di come viene estorto tale plusvalore?
3- oggi esiste ancora questo tipo di plusvalore relativo?
Grazie compagni e tenete duro: col mio modesto aiuto sono al vostro fianco.

Riccardo, provincia di Milano

Salve a te.
Ti ringraziamo doppiamente e per le belle parole che hai indirizzato a "Il Bolscevico" nella prima parte della tua lettera, da noi pubblicata sul n.37, e per il tuo impegno nello studio delle opere dei 5 grandi maestri del proletariato internazionale. Se un sedicenne come te persevererà nello studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e si impegnerà, grazie al PMLI e come tu stesso scrivi, ad applicarlo alla "realtà presente", siamo certi che trarrà giovamento la causa del proletariato e del socialismo in Italia. È ai giovani come te che si è rivolto il recente Appello della Commissione giovani del CC del PMLI titolato: "Giovani, date le ali al vostro futuro" .
I tuoi sono quesiti che riguardano un aspetto cruciale della produzione capitalistica, la quale è finalizzata unicamente alla illimitata ricerca del plusvalore da parte dei capitalisti. Tanto cruciale da aver indotto Lenin a scrivere: "La dottrina del plusvalore è la pietra angolare della teoria economica di Marx". Attraverso questa dottrina Marx ha svelato l'origine e la modalità dello sfruttamento del lavoro salariato.

Il plusvalore è originato dal lavoro non pagato
Come ben sai, la giornata lavorativa dell'operaio può considerarsi suddivisa in due parti ben distinte: il tempo di lavoro necessario e il tempo di pluslavoro. Il tempo di lavoro necessario è quella parte di giornata lavorativa durante la quale l'operaio produce merci il cui valore è pari al valore della forza-lavoro, "determinato dal valore degli oggetti d'uso corrente che sono necessari per produrla, svilupparla, conservarla e perpetuarla", valore che grosso modo corrisponde al salario percepito. La restante parte della giornata lavorativa è chiamata appunto pluslavoro perché si tratta di un lavoro di cui si appropria gratuitamente il capitalista. La schiavitù salariata consiste appunto nel fatto che il lavoro dell'operaio e insieme il frutto di tale lavoro, ossia le merci da lui prodotte, non gli appartengono ma sono esclusiva proprietà del capitalista.
La sola fonte del plusvalore è il lavoro non pagato dell'operaio e dunque il solo mezzo che ha il capitalista per ottenere e aumentare il plusvalore è quello di protrarre il tempo di lavoro dell'operaio ben oltre il tempo di lavoro necessario.
L'aumento del plusvalore è possibile attraverso due metodi fondamentali: il prolungamento della giornata lavorativa (plusvalore assoluto) e la riduzione del tempo di lavoro necessario (plusvalore relativo). Marx è molto chiaro al riguardo: "Chiamo plusvalore assoluto il plusvalore prodotto mediante prolungamento della giornata lavorativa; invece, chiamo plusvalore relativo il plusvalore che deriva dall'accorciamento del tempo di lavoro necessario e dal corrispondente cambiamento nel rapporto di grandezza delle due parti costitutive della giornata lavorativa."

Il plusvalore assoluto
Supponiamo che il capitalista acquisti al suo valore la forza-lavoro (cioè non paghi un salario insufficiente, che alla lunga condurrebbe all'irreversibile deperimento della forza-lavoro) e che per produrre il valore dei mezzi di sussistenza necessari per un giorno occorrano 4 ore di lavoro. Se la durata della giornata lavorativa è di 8 ore il tempo di pluslavoro è di 4 ore. Il grado di sfruttamento dell'operaio è dato dal quoziente tra il tempo di pluslavoro e il tempo di lavoro necessario (4 ore / 4ore = 100%).
Per spremere all'operaio più plusvalore possibile, dicevamo, il capitalista può ricorrere a due leve. La prima leva è il prolungamento assoluto della giornata lavorativa, per esempio da 8 a 10 ore (6 ore / 4 ore = 150%). Il prolungamento assoluto della giornata lavorativa arricchisce smisuratamente il capitalista ma produce un rapido e altrettanto smisurato deperimento della forza-lavoro umana. Inoltre presenta dei vincoli invalicabili dati dal fattore fisiologico che impone all'operaio di dormire, mangiare e soddisfare le sue esigenze più elementari, pena il suo sfinimento e la morte. Attraverso questa leva il capitalista produce quello che Marx chiama plusvalore assoluto.

Il plusvalore relativo
Ma il capitalista ha una seconda leva per assicurarsi un incremento del plusvalore ed è quello di cambiare la proporzione tra le due parti costitutive della giornata lavorativa, riducendo il tempo di lavoro necessario e prolungando nella stessa misura il tempo di pluslavoro. La definizione di plusvalore relativo gli deriva proprio perché tale metodo non agisce sulla lunghezza assoluta della giornata lavorativa ma solo sul rapporto tra le sue due parti costitutive. Nell'ipotesi di una giornata lavorativa di 8 ore, ammettiamo che il tempo di lavoro necessario sia ridotto da 4 a 2 sole ore. Conseguentemente il tempo di pluslavoro aumenta a 6 ore e il grado di sfruttamento della forza-lavoro sarà 6 ore / 2 ore = 300%. La giornata di lavoro è rimasta di 8 ore ma il grado di sfruttamento è triplicato rispetto alla precedente suddivisione 4 / 4.
Vediamo ora come può essere ridotto il tempo di lavoro necessario, condizione necessaria per la produzione del pluvalore relativo. A parte la riduzione reale del salario, se si vuole abbassare il valore della forza-lavoro occorre ridurre il valore dei mezzi di sussistenza necessari all'operaio e alla sua famiglia. Il che può essere ottenuto aumentando la produttività del lavoro, attraverso l'adozione da parte del singolo capitalista di più efficienti tecnologie, brevetti, attrezzature tecniche e organizzazione della produzione.
L'aumento della forza produttiva del lavoro ridurrà il numero di ore necessarie a produrre i mezzi di sussistenza dell'operaio e analogamente aumenterà il tempo di pluslavoro di cui beneficia quel determinato capitalista che avrà introdotto per primo tali innovazioni. Costui si approprierà di 6 ore di plusvalore mentre i concorrenti si fermeranno alle vecchie 4 ore. Marx lo definisce plusvalore straordinario. Tuttavia il plusvalore straordinario è per sua natura un fenomeno transitorio. Per le leggi della concorrenza, prima o poi anche le altre imprese adotteranno le nuove tecniche e i capitalisti che le hanno usate per primi non riusciranno ad appropriarsi di plusvalore straordinario, a meno che non innovino permanentemente la loro produzione. L'intero processo di produzione del plusvalore relativo è il processo per cui molti capitalisti danno una caccia senza quartiere al plusvalore straordinario.
È quello che accade quando i capitalisti invocano l'eccellenza tecnologica e i processi innovativi che li rendano più competitivi, grazie a un livello di produttività del lavoro superiore a quello medio disponibile fra i concorrenti, e assicurino loro un plusvalore in eccedenza. In eccedenza rispetto ai valori medi di mercato. Cosicché la produzione di plusvalore relativo appare come conseguenza della ricerca, per ciascun capitalista, di plusvalore straordinario.
La produzione del plusvalore assoluto è la base generale dello sfruttamento capitalistico perché il capitalista ha la possibilità di impadronirsi del pluslavoro e di acquisire plusvalore solo se prolunga in modo assoluto la giornata lavorativa oltre il tempo di lavoro necessario. D'altra parte la produzione di plusvalore assoluto è il punto di partenza per quella del plusvalore relativo, giacché la riduzione del tempo di lavoro necessario e il relativo prolungamento del tempo di pluslavoro hanno come premessa sia la giornata lavorativa prolungata oltre il tempo di lavoro necessario sia il tempo di lavoro già diviso in tempo di lavoro necessario e in tempo di pluslavoro.
Se supponiamo che il salario sia pagato secondo il valore della forza-lavoro, per aumentare il saggio di plusvalore (e dunque il grado di sfruttamento salariato) il capitalista potrà scegliere uno dei due metodi o una loro combinazione: prolungare assolutamente la giornata lavorativa, con una produttività e un'intensità del lavoro già date; aumentare la produttività per ridurre il tempo di lavoro necessario entro una giornata lavorativa già stabilita.

La combinazione del plusvalore assoluto e relativo
È vero che la produzione di plusvalore assoluto e la produzione di plusvalore relativo hanno svolto funzioni diverse nelle diverse fasi di sviluppo del capitalismo, ma è anche vero che i due metodi trovano spesso una loro applicazione simultanea e sinergica. Mentre ricorrono alla forza produttiva dei nuovi macchinari e tecnologie e aumentano la produttività del lavoro, i capitalisti prolungano il più possibile la giornata lavorativa dell'operaio e aumentano l'intensità del lavoro.
Oggi esiste, eccome, il plusvalore relativo. Per esempio ogni qual volta un capitalista innova il ciclo produttivo con un nuovo macchinario o una più efficiente lavorazione rispetto alla concorrenza non fa altro che accorciare il tempo di lavoro necessario per allungare il tempo di pluslavoro e ciò facendo, spiega Marx, "produce plusvalore relativo non solo svalutando direttamente la forza-lavoro e riducendola più a buon mercato indirettamente, in quanto riduce più a buon mercato le merci che entrano nella sua riproduzione, ma anche trasformando, al momento della sua prima introduzione sporadica, il lavoro impiegato dal possessore della macchina in lavoro potenziato, aumentando il valore sociale del prodotto della macchina al di sopra del suo valore individuale giornaliero della forza-lavoro con una parte minore di valore del prodotto giornaliero. Durante questo periodo di transizione, in cui l'industria meccanica rimane una specie di monopolio, i profitti sono quindi straordinari, e il capitalista cerca di sfruttare più a fondo possibile 'questo primo periodo del giovane amore', prolungando il più possibile la giornata lavorativa. La mole del profitto istiga la brama di un profitto anche maggiore."
Ecco perché nel sistema capitalistico l'aumento della produttività non si accompagna mai, come ci si aspetterebbe, alla riduzione della giornata lavorativa, se non è accompagnata dallo sviluppo della lotta di classe operaia contro il capitale, ma solo all'intensificazione ulteriore dello sfruttamento e della schiavitù salariati.
Sappiamo di aver trattato questioni complesse ma non incomprensibili, tuttavia ci auguriamo di aver risposto alle tue interessanti domande.

23 ottobre 2013