Perché vi opponete alla meritocrazia nella scuola?
Sono d'accordo con voi che il nuovo modello d'esame di Stato emanato dal governo Prodi è profondamente sbagliato, ma non perché sia più meritocratico e difficile, ma solo perché le scuole private ne escono avvantaggiate. Se lo stesso esame fosse attuato in entrambe le scuole sarebbe la cosa migliore. Perché non volete che l'esame premi i ragazzi più studiosi? Di chi è la colpa se dei ragazzi non studiano (ci sono vari motivi, ma spesso molti ragazzi non studiano per irresponsabilità)? Perché promuovere persone incapaci? La meritocrazia infatti è presente sia nel socialismo sia nel comunismo (anche se relativamente, ma comunque se una persona ha le qualità adatte per un tipo di lavoro, non può fare un lavoro che ne richiede di più). Visto che il comunismo vuole l'uguaglianza, la vuole anche dal punto di vista intellettuale? Non penso. E comunque, come dovrebbe essere organizzata la scuola nella società comunista e come è stata organizzata in Russia, Cina, ecc.? Resta il fatto che le scuole italiane siano profondamente borghesi. Vorrei infatti informarvi di una cosa: io sono un liceale, e nei vari licei si utilizzano i punti di credito. Adesso devo informarmi per essere più sicuro, ma mi pare che facendo la gita d'istruzione diano un punto di credito. Le gite scolastiche hanno però un costo abbastanza alto e perché penalizzare un ragazzo solo perché non può permetterselo? Chi è quel giovane che rinuncerebbe ad una gita?
Adesso cambio un po' discorso, ma sempre ricollegato alla scuola e al lavoro. Ho letto un vostro articolo dove si illustrava la società comunista vista da Engels. Si parlava di divisione del lavoro, che secondo Marx doveva non esserci, quindi un uomo non deve fare solo il pastore ma anche il cacciatore e il pescatore. Secondo me questa cosa è da rivedere. Ci sono infatti dei lavori che hanno bisogno di essere curati molto. Se noi prendiamo un dottore, se fa 3 lavori non potrà mai diventare bravo quanto uno che fa solo un lavoro, non si specializzerà mai! Magari questo aspetto è un po' da rivedere.
Stefano - Lentini (Siracusa)

 
È ovvio che noi siamo contro la controriforma Moratti della scuola e dell'Università, come siamo contro i piccoli ritocchi "migliorativi" apportati dal governo Prodi a tale legge. Ne contestiamo l'impostazione meritocratica. Il punto non è se gli studenti più studiosi hanno o meno il diritto di essere premiati. Noi stiamo facendo un discorso di tipo politico generale.
A scuola o all'Università, inevitabilmente, lo studente si porta dietro le sue condizioni materiali e culturali di classe. E questo è un elemento che condiziona moltissimo il cosiddetto "rendimento" e la conseguente valutazione, che diventa così meritocratica. Per specificare meglio, la selezione di classe è su due livelli. Una prima selezione più brutale può scartare gli studenti meno fortunati economicamente fin dalle prime fasi dell'istituzione scolastica, senza troppi complimenti.
L'espulsione degli studenti meno abbienti può avvenire sin dalle scuole elementari. Ma quasi certamente lo studente meno fortunato è scartato quando si arriva alle soglie delle scuole superiori. All'Università la percentuale degli studenti di origine proletaria è veramente minima.
Vi è un altro tipo di selezione meritocratica che avviene dentro il sistema scolastico. Essa, ad esempio, è evidentissima alle scuole elementari e medie inferiori, dove vi è un'alta promiscuità tra bambini appartenenti a diverse origini di classe e condizioni economiche. Si è visto che uno dei problemi che incide moltissimo sulla cosiddetta evasione scolastica in Sicilia è che spessissimo le famiglie sottoproletarie hanno la necessità di inviare i figli piccoli a lavorare. Questi bambini sono spesso considerati poco studiosi, se non a volte "stupidi", ma in realtà il problema è che sono già, nonostante l'età, dei lavoratori. Il loro tempo è impiegato nel lavoro non nello studio. Mentre poi ci sono i bambini di origine borghese che, spesso, hanno alle spalle un curriculum formativo di tutto rispetto, magari sanno già utilizzare il computer, magari non soltanto conoscono bene l'italiano, ma hanno anche seguito qualche corso di lingue straniere, ecc.
Se le condizioni su cui si fonda il sistema formativo sono queste ti puoi rendere conto che non ha nessun senso la pretesa di premiare gli alunni più "studiosi".
E rispetto a questa realtà la questione della "responsabilità" individuale dello studente ha davvero un'influenza minima. Il senso di responsabilità non è una cosa che abbiamo per nostra virtù personale, ma è qualcosa che si forma in base alle condizioni materiali in cui si vive. Inoltre fare appello al senso di responsabilità dello studente è una maniera che usa il sistema educativo fallimentare per scaricare il suo fallimento sugli studenti. Il sistema ti dice "tu non vai avanti perché sei irresponsabile." In verità le condizioni di selezione sono a monte.
Noi non è che vogliamo promuovere persone incapaci. Noi diciamo solo che tutti devono essere messi in grado di accedere all'istruzione scolastica e diventare capaci.
L'esame di Stato per le scuole pubbliche rappresenta il culmine della selezione meritocratica e spesso di classe ed ideologica dello studente. Per questo non lo vogliamo. Per le private invece sì.
Certo, nel socialismo la "meritocrazia" è presente, come affermi tu, ma il discorso è legato ad una condizione sociale completamente diversa. Non si può pensare che quello che sarà giusto nel socialismo sia giusto in assoluto e quindi sia applicabile alla società capitalista. Bisogna fare sempre un discorso materialista e concreto, in ultima analisi bisogna fare un discorso di classe.
I termini della cosiddetta "meritocrazia" nella società socialista saranno ben diversi da quelli della società borghese. Anzitutto lo Stato si curerà della formazione culturale di tutti e dovrà garantire che le condizioni materiali di partenza degli individui siano le stesse. Poi sarà il proletariato a comandare e, con ciò, il merito sarà legato alla capacità, alla volontà ed agli sforzi di ciascun individuo nel costruire la nuova società.
Allora sì che si potrà parlare di "responsabilità" dello studente, poiché sarà davvero un dovere lo studio per lo sviluppo della società socialista.
In Unione Sovietica e in Cina il sistema educativo era fondato proprio sull'annullamento delle condizioni di partenza e quindi sulla possibilità di tutti di accedere alla formazione. Nella società comunista sarà naturalmente fondato su questo principio, dal momento che non esisteranno le classi.
Non ha senso la domanda "Visto che il comunismo vuole l'uguaglianza, la vuole anche dal punto di vista intellettuale?" La società comunista, che viene dopo la società socialista, sarà anzitutto l'annullamento delle classi e con ciò verrà annullata quella che è la prima grande divisione del lavoro, cioè la divisione tra lavoro materiale e lavoro intellettuale. Non ci saranno lavoratori dedicati al lavoro intellettuale e lavoratori unicamente dedicati al lavoro manuale. L'organizzazione del lavoro non dipenderà dalla partizione di classe, ma da elementi costanti e da altri variabili, ma sempre di interesse generale e mai di interesse di classe.
Allora annullamento delle divisioni significa proprio la possibilità di ciascun individuo di approfondire tutto ciò per cui si sente portato, sempre in relazione all'interesse comune. Non lo decide per lui la sua appartenenza di classe, se andrà a fare il minatore o il dottore.
Se farà il dottore sarà anche in grado di fare l'operaio e l'operaio sarà in grado di fare il dottore. Èovvio poi che un singolo individuo non potrà essere capace di far tutto, affermare una cosa del genere significa essere idealisti e noi non la affermiamo. Diciamo solo che la società e l'individuo si riapproprieranno di tutte le loro potenzialità di sviluppo materiale ed intellettuale che nel capitalismo la classe dominante borghese impedisce.

10 gennaio 2007