Partecipando all'aggressione all'Irak
DIECI ANNI FA LA SECONDA REPUBBLICA PER LA PRIMA VOLTA ENTRO' IN UNA GUERRA IMPERIALISTA SULLE ORME DI MUSSOLINI
Scuderi, Martenghi, Pasca, Giuliano e Troiano processati per la parola d'ordine del PMLI "Disertare, non sparare, rivoltarsi''
Dieci anni fa, il 17 gennaio 1991, un diluvio di fuoco in diretta televisiva su Bagdad annunciò al mondo l'inizio di una delle più infami e mostruose guerre di aggressione imperialista del 20° secolo. Quell'intervento, mascherato da "operazione di polizia internazionale'' sotto le bandiere dell'Onu contro l'invasione del Kuwait da parte delle truppe irakene del boia Saddam (un ex fantoccio degli imperialisti al tempo della guerra di aggressione all'Iran, poi messosi a lavorare "in proprio''), costituì un precedente destinato a ripetersi negli anni successivi sotto forma di guerre "umanitarie'' in altre parti del mondo, come i criminali interventi imperialisti in Bosnia, Serbia e Kosovo.
L'Italia della seconda repubblica neofascista, presidenzialista e imperialista non volle perdere l'occasione per essere della partita e farsi le ossa come potenza militare emergente, oltre che economica, accanto alle nazioni imperialiste dominanti, Usa, Gran Bretagna e Francia, che con il passivo beneplacito dell'Urss del rinnegato Gorbaciov avevano promosso la spedizione; fu così che partecipò alla guerra del Golfo con una squadra navale e uno stormo di cacciabombardieri Tornado che presero parte attiva ai bombardamenti sull'Irak e ai massacri della popolazione civile innocente.
L'intervento dell'Italia deciso dall'allora governo Andreotti-Craxi e approvato dal parlamento, il primo atto di guerra dai tempi di Mussolini, era in palese violazione dell'articolo 11 della Costituzione, che recita espressamente: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali''. L'ostacolo venne aggirato con un espediente formale accettato da tutto il parlamento, definendo l'intervento non una guerra, come in effetti si trattava, ma un'"operazione di polizia internazionale'' sotto l'egida dell'Onu.

L'OPPORTUNISMO DEI RINNEGATI E IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA
Del resto erano quelli gli anni in cui Craxi e Cossiga, nell'indifferenza, se non la complicità, della "sinistra'' del regime neofascista, demolivano ad ogni occasione e pezzo per pezzo la Costituzione formale e imponevano di fatto la costituzione non scritta della seconda repubblica neofascista, presidenzialista e imperialista come l'avevano disegnata Gelli e la P2. Il PCI dei rinnegati Occhetto, D'Alema e Veltroni, che proprio in quei giorni stava per sciogliersi per dare vita al mostriciattolo PDS, poi mutato ancora in DS, votò contro l'intervento, ma con posizioni opportuniste e ambigue, che lasciarono sostanzialmente via libera ai guerrafondai e agli interventisti.
Intanto, in precedenza, aveva votato a favore dell'invio della squadra navale nel Golfo. E comunque, dopo l'entrata in guerra, il partito dei rinnegati del comunismo fece da scudo ai guerrafondai e da pompiere nei confronti degli antimperialisti e dei pacifisti, offrendo e cercando di suscitare "solidarietà'' alle truppe italiane impegnate nel Golfo e facendo di tutto invece per sabotare e mettere la sordina alla mobilitazione delle fabbriche e delle piazze. Si è visto poi a cosa preludeva il vigliacco opportunismo della "sinistra'' neofascista: quando, otto anni dopo, andato al governo con D'Alema, il partito dei rinnegati non ha esitato a gettare il nostro Paese nell'aggressione imperialista alla Serbia.
Ciononostante l'opposizione alla guerra fu immediata e forte in tutto il Paese. Scavalcando i vertici sindacali collaborazionisti la classe operaia uscì spontaneamente dalle fabbriche e riempì le piazze, affiancata dagli studenti e da imponenti masse di antimperialisti e pacifisti. Il PMLI fu in prima fila in tutte le manifestazioni e i cortei dove poteva essere presente, come nella grande manifestazione di 150 mila persone dello stesso 17 gennaio 1991 a Firenze. Agli antimperialisti il nostro Partito si presentava con una parola d'ordine fulminante, capace di spazzare via ogni altra posizione opportunista e rinunciataria dei rinnegati e dei pacifisti e orientare correttamente e concretamente il movimento contro la guerra: "Disertare, non sparare, rivoltarsi''.

PROCESSO DA TRIBUNALE DI GUERRA
Per questa parola d'ordine il PMLI si attirò i fulmini della magistratura con l'elmetto, asservita al governo piduista Andreotti-Craxi e ai guerrafondai imperialisti. Per varie settimane si susseguirono le intimidazioni e le provocazioni poliziesche contro i nostri militanti e simpatizzanti che diffondevano con "Il Bolscevico'', i volantini e i manifesti murali questa giusta e dirompente parola d'ordine tra le masse. Senza riuscire tuttavia ad arrestare la sua penetrazione nel movimento contro la guerra.
Fu così che la borghesia neofascista, interventista e guerrafondaia decise di tagliarci la testa una volta per tutte, imbastendo un mostruoso processo da tribunale di guerra a nostro carico proprio sulla base di quella parola d'ordine, con l'incriminazione per istigazione alla diserzione e alla disobbedienza militare (pena prevista da 1 a 5 anni di carcere) il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi, il Direttore politico de "Il Bolscevico'' Mino Pasca, la Direttrice responsabile Monica Martenghi, e i militanti del PMLI Carmela Giuliano e Vincenzo Troiano. Il compagno Scuderi in quanto redattore de "il Bolscevico'', i compagni Pasca e Martenghi per aver pubblicato la parola d'ordine sul giornale, e i due compagni militanti di base per averla diffusa con volantini.
Con questo processo i neofascisti miravano a colpire a morte il nostro Partito dal vertice alla base, e al tempo stesso a dare una lezione esemplare a tutti gli antimperialisti e antinterventisti. Invece di trascinare in giudizio per attentato alla Costituzione i guerrafondai che ne avevano calpestato l'articolo 11, la magistratura con l'elmetto tentava di decapitare e mettere a tacere per sempre chi lo difendeva conseguentemente e pubblicamente, pur senza appiattirsi sulla pura e semplice difesa della Costituzione borghese, ma indicando alle masse la via della ribellione attiva alla guerra imperialista.
Il colpo non andò poi a buon fine per i neofascisti, perché a differenza dell'udienza preliminare del 7 maggio che confermò il rinvio a giudizio, il 13 dicembre 1991 la II sezione penale del tribunale di Firenze assolse i compagni per insussistenza del fatto, facendo prevalere l'articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di pensiero, espressione e stampa. Assoluzione alla quale concorsero vari fattori, tra cui l'esistenza di magistrati relativamente indipendenti e non ancora asserviti alla P2 e al regime neofascista, ma soprattutto il fatto che a distanza di mesi dalla guerra del Golfo, a riflettori ormai spenti su quel conflitto stravinto dagli imperialisti, non si voleva risollevare clamore sulla vicenda e risvegliare l'attenzione degli antimperialisti e pacifisti che si erano battuti nelle piazze e avevano espresso solidarietà al PMLI.

IL PRECEDENTE DEL 1986
Ma intanto però, a movimento ancora in piedi e piazze ancora calde, i neofascisti e i guerrafondai ci avevano provato a colpirci e metterci a tacere. Il fatto è che il PMLI già da tempo aveva individuato e smascherato i loro disegni, ed era quindi nel loro mirino: almeno dal 1986, quando denunciammo la politica bellicista di Craxi nei confronti della Libia, e per questo fu inaugurato per noi il tribunale speciale della seconda repubblica, con l'incriminazione e la condanna del compagno Scuderi e dell'allora Direttrice responsabile de "Il Bolscevico'', compagna Patrizia Pierattini, poi assolti in Cassazione, sempre per lo stesso reato di istigazione alla diserzione, per aver affermato, il primo, e pubblicato, la seconda, "Inviteremo i soldati a disertare se Craxi aggredirà la Libia''.
Con la partecipazione alla guerra del Golfo - di cui ancora l'innocente popolo irakeno sta pagando le conseguenze, con il criminale embargo imperialista, i quotidiani bombardamenti anglo-americani e il mostruoso inquinamento da uranio impoverito - la seconda repubblica neofascista, presidenzialista e interventista compì per la prima volta il salto di qualità che la lanciava tra le grandi potenze imperialiste che si spartiscono il mondo. Perno di questa politica era ed è l'esercito professionale interventista che sostituisce l'esercito di leva recentemente abolito dal governo dell'Ulivo.
Non a caso, subito dopo l'intervento nel Golfo, quella dell'esercito professionale interventista indispensabile alle guerre di aggressione imperialista, vecchio cavallo di battaglia dei fascisti, poi ripreso dalla P2 e dal duo Craxi-Cossiga, è diventata un'esigenza pressante e ossessiva di tutti i governi che si sono da allora succeduti, fino a quelli di "centro sinistra'' che l'hanno alla fine realizzata. Noi siamo stati i primi (e purtroppo pressoché gli unici) a denunciarlo fin da allora, e questo spiega perché la repressione poliziesca e giudiziaria si è abbattuta con tanta violenza sul nostro piccolo ma indomito Partito.