Dilaga la protesta nelle fabbriche contro la "riforma" previdenziale del governo Prodi
Gli operai di Mirafiori: "ne' scalone, ne' scalini, ne' riduzione dei coefficienti"
"I sindacati preparino lo sciopero generale per aumentare le pensioni"
Gli operai hanno capito subito e bene che le "trattative" al tavolo della concertazione tra governo, sindacati e associazioni padronali sulle pensioni ha preso una strada inaccettabile, hanno capito che da questa "trattativa" così impostata non può venire nulla di buono, hanno capito che deve essere fermata per dare spazio alla lotta per contrastare e sconfiggere le proposte liberiste dei vari Prodi, Padoa-Schioppa e Damiano che in comune hanno il taglio delle prestazioni pensionistiche. Che le cose stiano così è dimostrato dal fatto che nelle fabbriche la protesta sta montando e si sta allargando ormai in modo contagioso e inarrestabile. Assemblee, approvazione di ordini del giorno, scioperi spontanei si susseguono e interessano varie parti dell'Italia, il Nord in primo luogo.
Di particolare importanza la mobilitazione dei lavoratori della più grande fabbrica italiana, ossia la Fiat Mirafiori. Tra il 17 e il 18 maggio i delegati e gli operai delle Carrozzerie e delle Presse, hanno tenuto due infuocate e partecipate assemblee nel corso delle quali hanno approvato due ordini del giorno molto simili tra loro, molto chiari e netti, di contestazione delle proposte del governo e di chiamata alla lotta. Palpabili la delusione e la rabbia nei confronti del governo Prodi dal quale si aspettavano ben altro. Di seguito hanno attuato due ore di sciopero con un'adesione tra il 50 e il 70%, con cortei che da dentro la fabbrica sono usciti nelle strade adiacenti bloccando il traffico. Riteniamo "inaccettabili le proposte portate al tavolo di trattativa dal governo - si legge nell'Odg dei lavoratori delle Presse - tendenti a modificare in negativo i coefficienti di calcolo della pensione e a mantenere seppur attenuato lo scalone". Il mandato ai sindacati è chiaro: primo, eliminare entro dicembre, in modo che non possa andare in vigore, lo scalone introdotto dalla "riforma" Maroni e mantenere gli attuali coefficienti di calcolo. Secondo, conquistare un sistema pensionistico e di tutela sociale che dia ai giovani pensioni dignitose. Terzo, attivare il referendum tra i lavoratori per qualsiasi ipotesi che si dovesse prefigurare sulle materie oggetto di trattativa. Sia in questo che nell'Odg dei lavoratori delle Carrozzerie si chiede "a Cgil-Cisl-Uil, in caso siano confermate le posizioni espresse dal governo, di prendere le necessarie iniziative per sostenere questi obiettivi fino allo sciopero generale".
Con un comunicato la Fiom ha dato conto delle iniziative avvenute negli stessi giorni. Oltre alla Fiat la mobilitazione ha coinvolto numerose fabbriche del Piemonte. La Indesit-Merloni ha scioperato per due ore con un'adesione del 90% e svolto un presidio davanti ai cancelli. Quattro ore invece lo stop per i 400 lavoratori della Skf-Avio-Precisi di Villa Perosa, con una partecipazione all'80%. Ad Alessandria si sono fermati i 600 metalmeccanici della KME-Italy (ex Europa metalli) di Serravalle Scrivia. Si è scioperato in varie aziende del Veneto, dell'Emilia-Romagna e della Toscana. In tante altre sono state assunte dure prese di posizione per molti versi analoghe a quelle della Fiat Mirafiori.
Lunga è lista: Fabio Perini di Lucca, Azimuth-Benedetti di Viareggio, Alstom Ferroviaria di Sesto San Giovanni, Pininfarina di Torino, Saiwa di Alessandria, Fincantieri di Ancona, Electrolux-Zanussi di Susegana, Ilva di Taranto, Alfa Romeo di Arese, Isotta Fraschini di Bari, Alcelor e Lucchini Severstal di Piombino, Whirlpool di Siena, Lovato Electric di Bergamo, Belleli di Mantova. E ancora: Siemens di Genova e di Sesto San Giovanni, Berco di Ferrara, Tecnogas e Coopsette Metis di Reggio Emilia, Marconi Ericsson di Latina, Metos di Sedico (Belluno).
"I lavoratori sono arrabbiati - ha detto il segretario della Fiom di Taranto, nel corso di un'assemblea di delegati - è passato un anno e questo governon non ha fatto nulla sulla legge 30 e particamente nulla sulle pensioni".
Il governo è avvertito: o cambia le posizioni e viene incontro alle esigenze dei lavoratori, o sarà sciopero generale. Altro che semplici "fibrillazioni" da mettere in conto, come ha affermato incautamente il ministro del Lavoro, Cesare Damiano. I vertici sindacali anch'essi sono avvertiti: nessun accordo può essere fatto sulla base dell'allungamento dell'età pensionabile e della riduzione dei coefficienti di calcolo. Questi anzi sono chiamati ad ottenere sostanziali miglioramenti in materia di previdenza sociale, specie per i giovani, utilizzando le forme di lotta necessarie, anche quella della mobilitazione generale di tutte le lavoratrici e pensionate e di tutti i lavoratori e pensionati.

23 maggio 2007