Anche Diliberto con Monti

L'ammucchiata di servi entusiasti del governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale non conosce confini sia nelle file della destra che della "sinistra" del regime neofascista.
Tra i più disinvolti a sottomettersi al "richiamo all'ordine" del presidente Napolitano, della Bce e della massoneria internazionale, è stato il segretario nazionale del PdCI-Federazione della Sinistra, l'arci-revisionista e falso comunista Oliviero Diliberto.
Egli, pur essendo stato da tempo escluso dalla mangiatoia parlamentare, ha voluto dare il benvenuto al nuovo esecutivo con le seguenti parole: "Non possiamo che esprimere apprezzamento per il livello professionale ed intellettuale dei ministri che entreranno a far parte del governo Monti". "Nella sobrietà comportamentale - ha aggiunto - si avverte una netta discontinuità, una positiva differenza rispetto all'orrendo circo del governo Berlusconi. Per un giudizio di merito attendiamo naturalmente di verificare il programma di governo e i singoli provvedimenti che, auspichiamo, rappresentino altrettanta discontinuità. E non solo nelle forme, ma soprattutto nella sostanza rispetto alle interferenze delle oligarchie europee, delle banche e della finanza".
Ma di quale discontinuità parla questo imbroglione incallito? Se lo stanno domandando in queste ore anche tanti militanti del PdCI, come dimostrano i commenti alquanto disgustati espressi nei confronti della sua vergognosa apertura di credito al governo "bipartisan". Nel primo dei post pubblicati sul sito del PdCI dopo l'intervento del Segretario, leggiamo: "guardando la compagine dei ministri non si sfugge all'impressione che siano destinati a fare il lavoro sporco per conto di PD e PDL. Il Ministro Passera poi è un noto tagliatore di teste che ha appena messo in cantiere un taglio di 3.000 dipendenti in Intesa, aggiungendoli ai 7.000 sempre in Intesa di un paio di anni fa ed alle decine di migliaia tagliati alle poste. Se oggi in molti paesi italiani non c'è più un ufficio delle poste dove ritirare la pensione lo si deve a lui. Vedremo il programma, ma è difficile farsi illusioni. Anche per questa volta lor signori difficilmente saranno chiamati a pagare".
Altre domande sorgono quindi spontanee? È credibile la tesi che un navigato politicante borghese come Diliberto abbia commesso un errore di valutazione? È credibile che egli non sia perfettamente consapevole di quanto siano indigeribili le sue posizioni opportuniste e collaborazioniste? Non è forse più logico interpretare il suo sbracamento a destra come il consapevole proseguimento della linea capitolazionista annunciata da lui stesso, ancor prima che si pronunciasse il VI Congresso del PdCI, tenutosi a Rimini dal 28 al 30 ottobre scorsi?
Ricordiamo che in quell'occasione il messaggio che aveva voluto mandare ai suoi "padrini" politici nel PD, D'Alema e Bersani, era stato più o meno il seguente: se ci garantite un patto elettorale per rientrare in parlamento con una decina di deputati, in cambio vi garantisco l'appoggio "per cinque anni senza se e senza ma" ad un governo del "centro-sinistra", qualsiasi esso sia. In questo senso l'appoggio esterno al governo Monti servirebbe proprio a restare agganciati alla ruota di scorta del carro del PD, e ad accreditarsi agli occhi della classe dominante borghese come Partito "moderato" e "responsabile", in vista delle elezioni.
Non è logico sospettare che per raggiungere questo obiettivo Diliberto, esattamente come il leader dell'IDV Antonio Di Pietro, abbia voluto consapevolmente sferrare una vera e propria pugnalata alle spalle all'intero popolo italiano, in cambio della speranza di qualche futura poltrona, e nella solita logica aberrante di chi rivendica soltanto qualche elemosina e qualche piatto di lenticchie per le masse popolari affamate, spacciandole per giunta per conquiste di "sinistra", addirittura di classe?
Incalzato dalla base, il segretario del PdCI ha comunque dovuto fare una mezza marcia indietro, anche perché nel frattempo era stato scavalcato a "sinistra" da altri volponi riformisti e liberali, come i dirigenti del PRC, Niki Vendola e Luigi De Magistris. Quest'ultimo per rimanere in sintonia con il movimento studentesco nel suo blog ha affermato prontamente: "Il governo Monti è espressione del Cda della finanza e delle banche e dei vertici delle gerarchie vaticane. Non rassicura dunque per nulla. Per lo meno non rassicura quanti hanno sempre criticato il piano di risposta alla crisi del precedente governo (il taglio agli enti locali, l'aggressione al welfare e ai diritti del lavoro e della scuola, la privatizzazione dei beni comuni)".
Per noi è chiaro come il sole che le parole di Diliberto nei confronti di un governo che intende fare pagare al proletariato e alle masse popolari la crisi del capitalismo, e che per giunta ha esplicitamente preso a modello l'operato di Marchionne e della Gelmini, pesano come macigni. Non sono un errore di percorso e non devono essere dunque dimenticate dai sinceri anticapitalisti e fautori del socialismo che militano nella base di PdCI-FDS. Esse preannunciano chiaramente il più plateale tradimento della classe operaia, da parte della dirigenza del PdCI, nonché del movimento studentesco, che da anni lotta per affossare le controriforme che hanno fatto tabula rasa della scuola, dell'università e della ricerca pubblica e per fare pagare ai ricchi, ai banchieri, alla borghesia mafiosa, ai piduisti e a tutti i pescecani capitalisti lo stratosferico debito pubblico realizzato depredando a mani basse il denaro pubblico.

23 novembre 2011