Il capofila dei revisionisti italiani è disposto a tutto pur di ritornare in parlamento
Diliberto ora vuole unirsi a Di Pietro

I revisionisti, si sa, sono degli incalliti parlamentaristi. Tagliagli le dorate prebende e comparsate parlamentari e loro svaniranno nel nulla, come se anche la lotta di classe fosse andata in ferie. Evaporano quando sono esclusi dal parlamento e dalle istituzioni, anzi quanto più a lungo ne sono esclusi tanto più insopportabili diventano le loro crisi di astinenza.
L'ha confermato il segretario del Pdci Diliberto nelle interviste parallele rilasciate a "L'Unità" e "Il Fatto" del 12 maggio. L'unica sua preoccupazione è essere condannato a diventare un extraparlamentare a vita. E così ha voluto levare un accorato appello non ad abbattere il governo Monti ma a costituire un nuovo cartello elettorale di "centro-sinistra" con Sel e Idv. "Se noi, Idv e Sel fossimo insieme, avremmo un risultato a 2 cifre, un po' come Melénchon in Francia...A Idv e Sel proporrò di lavorare a un soggetto federato della sinistra e con questa forza, che oggi avrebbe il 15%, trattare con il Pd in vista delle elezioni", ha tuonato l'ex ministro della Giustizia dei governi D'Alema. Poi, per rassicurare che il suo orizzonte politico non sconfinerà mai e poi mai al di là del "centro-sinistra", con invidiabile faccia tosta ha trasformato la batosta elettorale subita dal Pdci alle amministrative in una vittoria: "Nell'ambito di questi risultati la Fed, che si è presentata sempre in coalizione con il centrosinistra, è aumentata dappertutto(sic)".
"L'Idv, però, non è un partito di sinistra come il vostro", ha obiettato significativamente il giornalista del "Fatto". "Con l'Idv distanze non ce ne sono", gli ha risposto piccato il capofila dei revisionisti italiani, "nei contenuti ha sempre preso delle posizioni identiche a quelle della sinistra". E bravo Diliberto a parole si dice comunista e nei fatti non si distingue dal partito del forcaiolo Di Pietro.

23 maggio 2012