Discorso di Emanuele Sala a Bergamo
Votare la "sinistra" borghese non serve neppure ad arginare il dilagante fascismo
Solo la lotta di classe potrà abbattere Berlusconi e il regime neofascista

Cari compagne e compagni, cari amiche e amici,
vi porgo il mio saluto e quello del Comitato centrale del PMLI. Permettetemi di esprimere subito il profondo dolore del nostro Partito per i tre operai della provincia di Cagliari morti l'altro giorno nella fabbrica dei Moratti. Lo stesso dolore lo proviamo per gli altri due operai delle province di Pisa e Parma morti successivamente. Gli omicidi bianchi dei lavoratori devono cessare. I governi centrale, regionali e locali, le istituzioni e i padroni devono garantire l'assoluta sicurezza sul lavoro.
Dopo l'introduzione sulle elezioni comunali e provinciali a Bergamo, sulla situazione politica economica e sociale bergamasca, a me spetta di illustrare la posizione elettorale del nostro Partito a livello nazionale sia per le amministrative che per le europee del 6-7 giugno prossimo. Una posizione che è stata sintetizzata in un due snelli ma corposi documenti dell'Ufficio politico del PMLI, datati non per caso 25 aprile2009. Il primo porta il titolo: "Non votare i partiti del regime neofascista. Vota il PMLI, astenendoti. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo". Il secondo porta il titolo: "Non legittimare l'Europa imperialista. Astieniti". Ad essi si è poi aggiunto successivamente, il 16 maggio, data che ricorda il lancio della Grande Rivoluzione culturale proletaria in Cina, un terzo documento sempre dell'Ufficio politico riguardante il referendum del 21 giugno con la parola d'ordine: Diserta le urne per non far passare la nuova legge elettorale fascista".

Sulle elezioni amministrative
Quella dell'astensionismo, ne siamo consapevoli, è un'indicazione molto forte e impegnativa. Ma abbiamo delle ottime ragioni per sostenerla. Rispondere alla domanda: votare chi e per che cosa dovrebbe essere un'azione preliminare di ognuno per non buttare via il proprio voto magari al "meno peggio". Trattando delle amministrative per noi la questione è chiara: gli elettori saranno chiamati per "decidere" se sarà la destra o la "sinistra" borghese, il polo berlusconiano o i partiti di Franceschini, Di Pietro, Vendola, Ferrero e Diliberto a governare per i prossimi cinque anni in oltre 4.000 comuni e 73 province.
Che prevalga il primo o i secondi, nella sostanza, per quanto riguarda gli interessi della larghe masse popolari, non fa una gran differenza. Vale il detto: se non è zuppa è pan bagnato. "In tutta la storia elettorale italiana - si legge nel documento dell'UP succitato - , nessuna amministrazione, neppure quelle definite in passato impropriamente 'rosse', è stata veramente governata dal popolo e al servizio del popolo e nemmeno hanno avuto il ruolo di 'rappresentanza democratica dei cittadini'".
"Ovunque - continua - le amministrazioni e i governi sono mille miglia lontani dalle masse e dai loro bisogni. I governi delle città sono al servizio della borghesia locale, della grande distribuzione, della speculazione immobiliare e non di rado governanti e amministratori sono direttamente collusi con le mafie, che ormai sono parte integrante della classe dominante borghese, del sistema capitalistico, del suo Stato e della sue istituzioni". Queste non sono invenzioni propagandistiche, sono critiche certamente dure ma vere, fondate sui fatti e sull'esperienza pratica che ogni elettrice ed elettore di ceto operaio e popolare può comprendere e condividere perché le avrà riscontrate nella città dove vive e abita.
Anche a Bergamo, in una certa misura, nel corso degli anni avrete visto qualcosa del genere. Il fatto è che in questo contesto, cambiano i suonatori ma la musica rimane la stessa: corruzione, sprechi, privatizzazioni di tutti i servizi pubblici, anche i più essenziali come l'acqua, tasse e tariffe sempre più esose, abbandono delle periferie urbane, scuole e ospedali fatiscenti, mancanza di case, cementificazioni selvagge, deturpazione dell'ambiente e del territorio, incuranza della salute e della vita delle popolazioni attraverso la costruzione di megadiscariche e inceneritori, l'instaurazione di un clima militarista, razzista e xenofobo, la riesumazione delle milizie mussoliniane attraverso le ronde.
Il caso dell'Abruzzo martoriato da un terremoto ampiamente annunciato e ignorato da chi di dovere, è emblematico. Pur alternandosi al governo centrale e a quelli regionale e locali, nessuno dei due schieramenti politici borghesi ha mai messo in sicurezza gli edifici pubblici e privati in una zona come quella altamente sismica, non hanno fatto nulla per salvaguardare la vita della popolazione alla quale va la nostra calda e commossa solidarietà.
Nell'indicazione del PMLI di negare il voto ai partiti del regime neofascista c'è anche un motivo non secondario di carattere democratico e antifascista. Eccolo! Ormai domina ovunque il presidenzialismo, una forma moderna di fascismo giacché il potere è concentrato nelle mani di una persona sola. Duci e ducetti abbondano. I consigli regionali, provinciali e comunali sono svuotati dai loro poteri democratici borghesi e nessun tentativo di tipo riformistico, né la "democrazia partecipata", né "il bilancio partecipato", né i "nuovi municipi" sono stati in grado di porvi rimedio, ma hanno costituito solo un inganno per tenere legato l'elettorato di sinistra alle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera.
In Italia, la democrazia borghese cade a pezzi e un presidenzialismo di stampo mussoliniano ormai spadroneggia nelle istituzioni. Ne è prova lampante l'attacco frontale lanciato da Berlusconi contro il parlamento sferrato nell'intervento del 21 maggio all'assemblea annuale della Confindustria: lo ha definito "inutile e dannoso" richiamandosi alla precedente famigerata frase di Mussolini che stigmatizzava il parlamento come "Un'aula sorda e grigia". Poi venne la dittatura e il ventennio!
Non bisogna dar retta al segretario del PD Franceschini che in buona sostanza ha riesumato lo slogan: vota il PD, anche turandoti il naso, per far diga contro Berlusconi. Più o meno è la stessa operazione che fece Prodi quando vinse le elezioni politiche, poi si è visto come è finita. Non cadete nel tranello: votare la "sinistra" borghese, compresi i falsi partiti comunisti, non serve nemmeno per arginare il dilagante potere di Berlusconi. Anche perché la "sinistra" borghese aspira a cambiare insieme al PdL, ossia il nuovo partito del fascio, la Costituzione che metterà il sigillo definitivo alla terza repubblica completando così il "piano di rinascita democratica" della P2 di Gelli. Non sarà con l'elettoralismo e il parlamentarismo che sarà possibile fermare il nuovo Mussolini. Solo con la lotta di classe, solo con la mobilitazione generale della masse si potrà abbattere questo governo e il regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.
Chi come noi del PMLI ha a cuore gli interessi della classe operaia, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei pensionati a basso reddito, delle masse femminili, degli studenti e delle nuove generazioni; chi come noi del PMLI vuole arrestare la macelleria sociale, i piani piduisti e fascisti del governo, far pagare ai padroni la crisi economica e finanziaria del capitalismo in termini elettorali non può che appoggiare il voto astensionista, disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco. Se vissuto con coscienza, questo è certamente un atto di protesta, di denuncia, di condanna e di delegittimazione del regime neofascista. Ma noi chiediamo, specie all'elettorato di sinistra, di dare un chiaro e preciso significato politico al proprio voto astensionista, quello di considerarlo come un voto al PMLI e al socialismo. Un voto astensionista che significa abbandonare definitivamente le illusioni governative, parlamentariste, elettoraliste, riformiste e pacifiste e acquisire la consapevolezza che l'unica alternativa al capitalismo è il socialismo e che per raggiungere questa metà occorre unirsi al PMLI.
Nello stesso momento in cui invitiamo all'astensionismo e a lottare contro le istituzioni rappresentative borghesi, noi del PMLI esortiamo l'elettorato di sinistra a costruire in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta. È questa una proposta politica e organizzativa innovativa nella storia del movimento operaio del nostro Paese con potenzialità dirompenti, mano a mano che troverà applicazione pratica. Per noi, tutti gli anticapitalisti e gli astensionisti dello stesso quartiere di ogni città o frazione dovrebbero riunirsi periodicamente in Assemblea popolare per stabilire la propria piattaforma politica e rivendicativa e per programmare le proprie lotte, attività e iniziative sociali aperte a tutte le masse del proprio territorio.
Le Assemblee popolari vanno costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti residenti - compresi i quattordicenni - che si astengono alle elezioni, si dichiarano anticapitalisti, antifascisti e antirazzisti e fautori del socialismo e sono disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi, il sistema capitalistico e il suo regime. Le Assemblee popolari di quartiere eleggono il loro Comitato popolare, mentre l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei comitati popolari provinciali e regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale, regionale e nazionale in questa visione rappresentano, o per meglio dire rappresenteranno, quando diverranno una realtà, il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente dei governi di quartiere, comunale, provinciale, regionale e nazionale, nonché il circuito politico democratico di massa alternativo allo Stato e alle istituzioni rappresentative borghesi. Uno dei compiti importanti dei Comitati popolari è di battersi affinché le città siano governate dal popolo e al servizio del popolo. Anche se ciò può avvenire solo nel socialismo.
Questa, in estrema sintesi, la posizione del PMLI per le elezioni amministrative.

Sulle elezioni europee
E veniamo alle elezioni per il parlamento europeo. Dicendo subito in modo chiaro e forte che il nostro Partito è sempre stato un oppositore della Comunità economica europea (Cee) prima e dell'Unione europea (Ue) dopo. Ne ha denunciato mano a mano tutti i passaggi più importanti per la costruzione delle istituzioni di governo, bancarie e per la moneta unica, ha smascherato i trattati di Amsterdam, di Maastricht, di Nizza e Lisbona, criticato a fondo i contenuti della Costituzione europea. Dicendo subito che nelle varie consultazioni elettorali, da quando fu istituito il parlamento europeo, il PMLI ha sempre dato indicazione di astenersi dal voto per non legittimare la superpotenza imperialista europea. E in questo ci siamo trovati in buona compagnia se è vero come è vero, che fin qui circa la metà dell'elettorato, talvolta di più, dei vari paesi dove si sono svolte negli anni le elezioni per la formazione del parlamento europeo, ha disertato le urne. Stiamo parlando di circa 200 milioni di elettori che a tutt'oggi negano il loro consenso alla Ue.
Per quanto si siano dati da fare i governanti borghesi, introducendo per esempio il suffragio universale sin dal luglio del 1978, oppure parlando di "Europa sociale" e varando la ingannatoria "carta dei diritti", l'Unione europea è vista dalle larghe masse popolari come un'organizzazione lontana dai loro interessi, ostile e quindi restie a dare il loro consenso. D'altronde le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e delle masse popolari non sono certo migliorate, anzi con il dilagare del liberismo diritti fondamentali sono stati cancellati. Di promesse, specie in occasione di elezioni, i partiti borghesi, sia di destra che di "sinistra", ne fanno tante nel campo occupazionale, sociale, assistenziale che però sono dimenticate il giorno dopo lo spoglio delle schede. Temi come la disoccupazione, il precariato, salari e pensioni, l'accoglienza dei migranti e altro ancora presentano problematiche molto serie senza aver ricevuto risposte adeguate, soddisfacenti.
Il fatto è che, come è scritto nel documento del PMLI, l'Unione europea è un'organizzazione monopolistica e imperialistica, una superpotenza mondiale in lotta con le altre superpotenze Usa, Russia, Giappone, Cina e India per il dominio assoluto del globo. Essa è nata e cresciuta in funzione degli interessi dei rispettivi monopoli che stanno dietro ai governi nazionali e ne dettano la linea per potersi espandere e conquistare nuovi mercati. Essa è fonte di dominio, oppressione, rapina e sfruttamento dei popoli dei 27 paesi che attualmente la compongono, ma anche di quelli dell'Est europeo e dei Balcani che non ne fanno parte e del Terzo Mondo.
L'Unione europea, visti i fini per cui è nata e si è sviluppata, ha operato unicamente a beneficio del grande capitale al quale ha dato il mercato unico prima, e una moneta unica, l'euro, e una banca centrale poi, costringendo i paesi aderenti a perseguire politiche ferocemente liberiste e antipopolari. L'Unione europea si è rivelata un inferno per la classe operaia, i lavoratori e le masse popolari e un paradiso per un pugno di pescecani capitalisti e per tutti i rappresentanti politici e istituzionali che ne seguono i voleri, in cambio naturalmente di stipendi da nababbi e una miriade di vergognose e ingiustificate agevolazioni che fanno rivoltare lo stomaco.
Piaccia o non piaccia, le cose stanno così. Lo dimostrano le decine di milioni di disoccupati e poveri, l'attacco concentrico alle conquiste economiche e sociali dei lavoratori e delle masse, le diseguaglianze economiche e sociali tra le varie aree, acuite dall'ingresso dei paesi dell'Est, le diseguaglianze di sesso, la politica fascista e razzista di chiusura blindata contro gli immigrati, la responsabilità, al pari degli Usa, dell'inquinamento della terra e dell'aria e la negazione del diritto inalienabile dell'accesso all'acqua. E pensare che per molti anni nel parlamento europeo le forze politiche che si dicono di sinistra, principalmente riunite nel PSE, hanno avuto la maggioranza.
I politicanti e i tecnocrati di Bruxelles sostengono che la Ue ha una funzione importante da svolgere nel mondo per il mantenimento della pace. Niente di più falso! In realtà essa ha partecipato direttamente, e con un ruolo di primo piano, già a diverse guerre di aggressione, nel Kossovo, in Iraq, in Afghanistan, per non dire delle continue minacce all'Iran contribuendo così alla cancellazione del diritto internazionale. Mentre per i palestinesi che proprio di recente sono stati oggetto di una feroce e sanguinosa aggressione a Gaza da parte dei sionisti israeliani non si va oltre a formali inutili dichiarazioni di preoccupazione. Occorre capire e denunciare che l'Unione europea ha proprie mire espansionistiche ed egemoniche che sono, in ultima istanza, in competizione con quelle delle altre superpotenze imperialistiche, Usa in testa. Per questo da anni lavora per dotarsi di una forza militare europea, per questo chiede e ottiene più autonomia decisionale e militare all'interno della Nato.
Lavorare all'intero del parlamento europeo per modificare la politica dell'Unione più a favore delle masse popolari, per favorire una partecipazione democratica dei popoli? No, è un opzione che giudichiamo non praticabile e destinata al fallimento. Consideriamo l'Unione europea irriformabile. Le sue istituzioni sono e resteranno antidemocratiche e nemiche dei popoli. A dettarne la linea imperialista è infatti il Consiglio europeo composto dai capi di Stato e di governo, coadiuvato dai Consigli dei ministri specifici e dalla Commissione da sempre feudo di tecnocrati borghesi e anticomunisti.
Il parlamento europeo non può far nulla, anche se volesse, per cambiare questa situazione. Esso non ha alcun potere effettivo dal punto di vista legislativo ed ha funzioni meramente consultive di ratifica di decisioni prese altrove. Tuttalpiù può rivolgere delle raccomandazione al Consiglio e alla Commissione europei, che sono i veri organi di governo della Ue. Esso è e rimarrà una sovrastruttura di questa alleanza imperialista composta da politicanti borghesi gratificati con laute prebende e privilegi a non finire.
L'orpello parlamentare di Strasburgo non solo continua a non contare niente nell'orientare politica e natura dell'Unione europea, non solo continua ad avere meno poteri dei parlamenti nazionali, ma addirittura si mostra un volto ancor più antidemocratico, anticomunista e imperialista rispetto a un recente passato. Ciò è dovuto al suo Regolamento, secondo il quale un partito politico a livello europeo potrà accedervi e ricevere i relativi finanziamenti a condizione di rispettare nel suo programma e nella sua azione i principi antidemocratici, liberisti e imperialisti dell'Ue; ed è dovuto inoltre alla risoluzione del 2 aprile scorso proposta dal partito popolare, dai liberali e da altri e votata anche dal gruppo socialista di cui fa parte il PD, che equipara in modo criminale e antistorico il comunismo al fascismo, i governi socialisti ai regimi nazi-fascisti.
L'Unione europea, una conquista dei popoli del vecchio continente? È quanto sostengono, mentendo, i rappresentati della borghesia. Non è vero. In realtà i popoli non c'entrano nulla, perché non sono stati loro a ideare e costruire l'Ue. Tutto si è compiuto e si compirà al di sopra delle loro teste dai circoli dominanti borghesi conformemente ai loro interessi di classe e alle loro aspirazioni egemoniche, regionali e mondiali. Nel nostro recente 5° Congresso nazionale a questo proposito abbiamo rivendicato lo scioglimento dell'Unione europea e l'uscita dell'Italia da questa alleanza imperialista.
Non crediamo nel modo più assoluto sia possibile realizzare. all'interno di questa Unione europea e attraverso delle "riforme", un "Altra Europa", oppure l'"Europa dei diritti". oppure ancora l'"Europa aperta, solidale, multiculturale, dei diritti sociali" come propongono i vertici revisionisti, neorevisionisti e trotzkisti, di partiti, movimenti e associazioni italiani ed europei.
Noi del PMLI rifiutiamo l'Ue per principio e quindi non possiamo legittimarla presentando nostre liste. Il nocciolo della questione è rappresentato dalla scelta di campo contro o a favore dell'Ue e non della collocazione politica ed elettorale all'interno di essa, facendo la "sinistra" di sua maestà. Se sei contro, e noi lo siamo eccome, se sei convinto che la Ue è irriformabile da sinistra e a favore delle masse popolari, la scelta astensionista viene di conseguenza. Non date retta ai ciarlatani interessati: l'astensionismo è un voto pesante, che colpisce al cuore l'Unione europea imperialista, la delegittima, le fa venire meno il consenso delle masse, la isola, la mette completamente a nudo di fronte all'opinione pubblica europea e mondiale e ne smaschera il disegno economico, politico, istituzionale e militare. Fatte le debite differenze, rende bene l'idea lo sconquasso provocato dalla bocciatura della progetto di Costituzione europea verificatasi di recente nel referendum in Irlanda.
Detto questo è bene chiarire che il PMLI non è un partito nazionalista. Tutt'altro! Giacché noi marxisti-leninisti siamo stati educati dai grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, all'internazionalismo proletario, alla solidarietà di classe mondiale, all'unità del proletariato e dei popoli al di là dei confini geografici e statali. Aspiriamo perciò ardentemente all'unità dei popoli europei. Ma il punto focale da capire è che solo il socialismo è in grado di realizzare l'Europa dei popoli, di abbattere tutte le barriere siano esse fisiche o economiche.
Noi ci battiamo da un punto di vista strategico per la Repubblica socialista d'Europa, che potrà avvenire solo con la presa del potere politico dei proletariato e l'instaurazione del socialismo nei singoli paesi europei. Così i prodotti del lavoro potranno essere goduti interamente dal popolo lavoratore, sarà possibile sviluppare le conquiste sociali, economiche e politiche, costruire un nuovo ordine sulle ceneri di quello capitalista e imperialista.

Sul referendum del 21 giugno
Cari compagne e compagne, cari amiche e amici,
prima di concludere permettetemi una frase sul referendum del 21 giugno sulla nuova legge elettorale.
Diversamente dal passato, in questa tornata referendaria crediamo che l'indicazione più corretta e vantaggiosa sia quella di disertare le urne per impedire che si raggiunga il quorum del 50% più un voto, senza il quale il referendum viene invalidato. Fermo restando che siamo nettamente contrari all'attuale legge elettorale fascista passata alla storia come la "porcata di Calderoli", siamo tuttavia assolutamente contrari a votare sì, come faranno sia Berlusconi sia Franceschini, entrambi sostenitori del bipartitismo, entrambi sostenitori della terza repubblica. Siamo contrari al sì perché la nuova legge fascista che verrebbe fuori dal referendum sarebbe persino peggiore della legge Acerbo del 1923 con la quale Mussolini gettò le premesse per instaurare la sua dittatura fascista.
Il punto chiave è il premio di maggioranza. Se passasse il sì infatti, il premio di maggioranza non andrebbe più alla coalizione, ma i 340 seggi, cioè il 53,9% del totale dei seggi della camera e il 55% dei seggi del Senato verrebbero attribuiti alla lista che raccoglie più voti delle altre, anche se questi voti dovessero corrispondere al 25%, o anche meno, dei voti validi. Una manna per il partito di maggioranza relativa che in questo momento è il nuovo partito fascista di Berlusconi. Con una maggioranza straripante del genere potrebbe anche, da un giorno all'altro, abolire la Costituzione come più volte ha minacciato.
Noi lavoriamo perché si realizzi la più ampia unità tra tutte le forze politiche, sociali, culturali, religiose sinceramente democratiche e antifasciste con l'obiettivo di far fallire questo referendum.
Questo impegno referendario lo consideriamo parte integrante della battaglia più generale per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e interventista e per l'Italia unita, rossa e socialista.
Grazie della vostra attenzione.
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!

3 giugno 2009