Per l'Italia unita, rossa e socialista. Per le città governate dal popolo e al servizio del popolo. Contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista. Contro il governo del neoduce Berlusconi e i governi locali di "centro-destra" e di "centro-sinistra"
Astieniti.
Per delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi
Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo

Documento dell'Ufficio politico del PMLI

Il 15 e 16 maggio prossimo si svolgeranno le elezioni regionali che riguardano solo il Molise, quelle provinciali che riguardano Ravenna, Gorizia, Trieste, Macerata, Mantova, Pavia, Lucca, Treviso, Vercelli, Imperia, Campobasso, Reggio Calabria e quelle comunali che riguardano comuni come Napoli, Milano, Torino, Bologna, Cagliari, Varese, Ravenna, Rimini, Arezzo, Benevento, e altre città. In Sicilia le elezioni si svolgeranno il 29 e 30 maggio.
Il PMLI ribadisce che non aspira ad entrare in queste istituzioni, né tanto meno a governarle, ma piuttosto a combatterle, disgregarle e distruggerle. A questo scopo invita le elettrici e gli elettori ad impugnare con forza l'arma dell'astensionismo, che consiste nel disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco. Non c'è attualmente uno strumento elettorale più valido per delegittimare, isolare e indebolire il regime neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, guerrafondaio e mafioso e per assestargli un duro colpo nelle sue articolazioni istituzionali "periferiche": Regioni, Province e Comuni.
Il nostro astensionismo è una scelta tattica, non strategica e di principio come quella velleitaria e inconcludente degli anarchici e del primo segretario del PCI revisionista, Bordiga. Non è quindi un rifugio nel non voto. Che se ne abbia consapevolezza o meno, l'astensionismo è un voto che esprime una protesta, un dissenso, una sfiducia, una dissociazione dal regime neofascista, dai partiti parlamentari e dalle istituzioni borghesi. Noi lavoriamo e lottiamo perché esso sia concepito e utilizzato nell'ottica della lotta di classe, la quale, per essere efficace, va portata attualmente tutta quanta al di fuori delle istituzioni rappresentative borghesi.
Il bilancio di questi 150 anni che ci separano dall'Unità d'Italia non lascia dubbi: le istituzioni rappresentative borghesi, anche a livello locale, non sono altro che orpelli con cui la classe dominante borghese maschera la propria dittatura sul proletariato e le masse popolari.
Questa dittatura diventa sempre più feroce non solo perché al governo c'è il nuovo Mussolini, che ha trasformato il Parlamento in una "aula sorda e grigia", in un "bivacco per i suoi manipoli", ma anche perché i consigli comunali, provinciali e regionali sono stati trasformati in assemblee virtuali, sottomesse alle giunte dei governatori, dei presidenti di provincia e dei sindaci, veri e propri neopodestà. A Milano come a Napoli, che siano del PDL, del PD, o della Lega, questi ultimi hanno ricevuto nelle loro mani un grande potere d'arbitrio che utilizzano per mettere in atto una politica tanto spietatamente antipopolare quanto spudoratamente al servizio delle cosche affaristico-mafiose di riferimento.
Il voto di scambio, le tangenti, la miriade di tasse e balzelli, il taglio dei servizi pubblici, la depredazione del denaro pubblico sono già ottimi motivi per scegliere l'astensionismo, ma in questa fase storica c'è un motivo in più per non cedere alle sirene dell'elettoralismo borghese. Ad esso, infatti, è stato affidato il compito di carpire un consenso di massa e una ratifica indiretta al cambiamento in atto della forma dello Stato borghese, da unitario a federale. Una controriforma sciagurata, a cui partecipa attivamente la "sinistra" del regime, che spezzetta l'Italia e divide il nostro popolo. Persino la Corte dei Conti ha dovuto ammettere che in un Paese profondamente corrotto come l'Italia il federalismo municipale e regionale favorirà soltanto il rafforzamento di interessi e lobby locali, mafie comprese, come quelle che stanno mettendo le mani sull'Expo di Milano, sull'area di Bagnoli a Napoli, sulla Tav in Piemonte, sul Ponte sullo Stretto di Messina, ecc.
Il regime piduista e mafioso è quindi una piovra che si nutre del federalismo, delle privatizzazioni, dei tagli alla spesa pubblica e allunga i suoi tentacoli in tutti i partiti istituzionali e fin dentro le circoscrizioni. Per questo l'elettoralismo è completamente degenerato nel presidenzialismo, nella corruzione e nell'arrivismo, come testimoniano le primarie truccate e le continue risse tra il PD di Bersani, l'IDV di Di Pietro e il partito del presidenzialista neoliberale Nichi Vendola.
Questo sistema politico ed economico non è riformabile dall'interno, con un cambiamento di uomini, donne e norme, come si illudono ancora molti intellettuali democratici e antifascisti. Luigi De Magistris, ad esempio, ha lanciato la sua candidatura a sindaco di Napoli con un programma in larga parte condivisibile, alternativo a quello delle cosche dei Cosentino e dei Bassolino, e con l'ambiziosa promessa di liberare la città da corruzione, camorra, inquinamento e malaffare. A prescindere dalle sue buone intenzioni, ancor prima di un eventuale ballottaggio, egli dovrà scendere a patti con quel sistema, mafiopoli, che dichiara di voler combattere. Per questo affermiamo che, oggettivamente, la sua candidatura è per l'elettorato di sinistra soltanto una nuova fonte di illusioni elettorali, governative, riformiste, pacifiste e legalitarie, che frenano pesantemente la lotta contro il barbaro sistema capitalistico, il suo Stato e i suoi governi.
Al Sud in particolare occorre astenersi per dire No al governo delle mafie, alla militarizzazione del territorio, alle basi Usa e Nato, alle megadiscariche e ai mostri degli inceneritori, agli attentati all'ambiente e alla salute collettiva, e ad ogni ipotesi criminale di nuclearizzazione del Mezzogiorno.
C'è infine una ragione generale e di ordine superiore per rifiutare ad un tempo l'elettoralismo borghese e la teoria del "meno peggio" ad esso collegata: oggi il proletariato industriale, agricolo e del terziario del Nord, come del Centro e del Sud, ha urgentissimo bisogno di conquistare la piena autonomia e indipendenza ideologica, politica e organizzativa e la coscienza di essere una classe per sé, con il suo ruolo generale e con i suoi compiti rivoluzionari. E questo è possibile solo staccandosi dal capitalismo, dalle sue istituzioni, dai suoi governi e partiti, acquisendo la propria cultura, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e dando tutta la propria forza, quindi anche il voto astensionista, al PMLI e alla battaglia per la conquista del potere politico e del socialismo. In ogni caso mai bisogna votare i partiti che sostengono questo regime che è pronto a ricorrere alla guerra imperialista, come ha fatto contro la Libia, per difendere gli interessi della classe dominante borghese.

Le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo
L'astensionismo generico e spontaneo tuttavia non basta per infondere nel proletariato, nelle masse e nelle nuove generazioni la coscienza, la cultura, la mentalità, la pratica sociale rivoluzionarie, anticapitaliste, antistituzionali e marxiste-leniniste, né ci illudiamo che esso sia in grado di disgregare le istituzioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte. Occorre trasformarlo in astensionismo organizzato, in astensionismo politicamente qualificato dal punto di vista anticapitalista, antiparlamentare, antistituzionale e antigovernativo. Per realizzare ciò abbiamo proposto di creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e sono disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime. Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse popolari, eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria. I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale rappresentano il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale. Lo scopo fondamentale dei Comitati popolari è quello di guidare le masse, anche se non fanno parte delle Assemblee popolari, nella lotta politica per strappare al potere centrale e locale opere, misure e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita e che diano alle masse l'autogestione dei servizi sanitari e sociali e dei centri sociali, ricreativi e sportivi di carattere pubblico.
I Comitati popolari devono battersi affinché le città siano governate dal popolo e al servizio del popolo. Lo strumento organizzativo, il principio regolatore della vita, delle attività, delle decisioni e dell'azione dell'Assemblea popolare e dei Comitati popolari è costituito dalla democrazia diretta, che mette al centro la volontà delle masse organizzate e subordina a questa volontà chi è di volta in volta, o per un certo tempo, delegato a rappresentarle, che esclude quindi la delega in bianco e permanente, senza controlli e verifiche, e l'egemonismo e la prevaricazione di singoli e gruppi di potere, praticando un rapporto stretto tra eletto ed elettore e si basa sul coinvolgimento costante delle masse e sul loro protagonismo.
I Comitati popolari non devono essere confusi con i comitati di lotta o altri tipi di comitati, come i comitati civici, i comitati popolari spontanei, ecc. Mentre i Comitati popolari sono a carattere permanente e costituiscono gli organismi di direzione politica delle masse fautrici del socialismo, gli altri tipi di comitati sono in genere a carattere temporaneo, sono costituiti da chi accetta o non accetta il capitalismo e il partecipazionismo elettorale borghese, nascono su questioni particolari e specifiche e muoiono quando hanno raggiunto il loro scopo o hanno finito le loro funzioni. Questa nostra proposta non va inoltre confusa e si contrappone alla strategia della "democrazia partecipata" e dei "nuovi municipi" che ha lo scopo di tenere legato l'elettorato di sinistra alle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera e di ingabbiare su un terreno istituzionale borghese gli astensionisti e i movimenti di massa giovanili e popolari.
L'astensionismo marxista-leninista va inteso quindi come un voto, un voto contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista e contro il governo del neoduce Berlusconi e i governi locali di "centro-destra" e di "centro-sinistra", un voto di lotta per l'Italia unita, rossa e socialista e per le città governate dal popolo e al servizio del popolo!

L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 3 Aprile 2011