Documento della Commissione per il Mezzogiorno del CC del PMLI
Creiamo un largo fronte unito per il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno

Le condizioni socio-economiche del Mezzogiorno sono al disastro. Tra il gennaio 2008 e il gennaio 2009 si sono persi al Sud 114 mila posti di lavoro. Nel solo comparto industriale, l'occupazione si è ridotta di 57.000 unità, mentre la concorrenza internazionale e l'incremento dei costi delle materie prime alimentari hanno concorso a determinare la profonda crisi nell'agricoltura. La desertificazione industriale e la crisi agricola hanno sprofondato ancora più il Sud nel sottosviluppo e nella povertà. È già in atto una forte contrazione della domanda, determinata dal basso reddito delle famiglie. Nel 2008, rispetto al 2007, quelle con almeno un occupato diminuiscono di 45mila e quelle senza occupati e con almeno un disoccupato aumentano di 32 mila. Nelle regioni meridionali 358 mila famiglie, pari a circa un milione di persone, vivono con un solo reddito proveniente da un'occupazione a termine o da una collaborazione. La disoccupazione e la povertà hanno contribuito a riportare alla ribalta il fenomeno dell'emigrazione interna: sono 300 mila l'anno i meridionali, per lo più giovani, vittime del precariato o del lavoro nero che abbandonano il Sud.
Molte sono le cause economiche e politiche, storiche e attuali, della situazione del Mezzogiorno. Per rimanere al presente, le cause vanno ricercate nell'atteggiamento antimeridionale del governo del nuovo Mussolini. Quando è intervenuto sul Sud, Berlusconi, lo ha fatto solo per danneggiarlo. Ad esempio, il finanziamento dei "provvedimenti anticrisi" è stato assicurato principalmente mediante il taglio e la riallocazione delle risorse finalizzate al Mezzogiorno, presenti nel fondo per le aree sottoutilizzate (FAS). La politica del governo sulla dotazione infrastrutturale del Sud è criminale. Mentre le grandi incompiute, come la Salerno-Reggio Calabria, rimangono tali, si taglia sui trasporti ferroviari, sulla manutenzione delle autostrade e si prova ad avviare, contro la volontà delle masse popolari, opere faraoniche, come il Ponte sullo Stretto, utile solo ad ingrassare la mafia. La manutenzione e la tutela del territorio è inesistente, come dimostra la recente tragedia di Giampilieri (Messina). La proposta venuta da alcuni esponenti del governo Berlusconi di ripristinare le "gabbie salariali" è inaccettabile, in quanto sprofonderebbe ancora più il Sud nel sottosviluppo e nella povertà. I lavoratori del Mezzogiorno si sono battuti in prima linea per il contratto nazionale di lavoro e non torneranno indietro sui diritti acquisiti.
Le risorse naturali del Sud, il suo territorio agricolo e i mari vengono usati come discarica nei traffici di rifiuti tossici provenienti da ogni parte del paese e gestiti della malavita, organizzata spesso in combutta con le istituzioni borghesi.
Il federalismo fiscale approfondisce ancora più il solco economico tra Sud e Nord e traccia una divisione politica tra le varie regioni. Scuola, università e sanità sono le prime a risentire di questa divisione: più efficienti nelle regioni del Nord, da Terzo mondo per il Sud. Provvedimenti come il reato di clandestinità, la privatizzazione dei servizi pubblici, dell'acqua e del ciclo dei rifiuti, le leggi che deregolamentano i contratti di lavoro hanno favorito la criminalità organizzata, che si arricchisce sfruttando le risorse pubbliche e il lavoro nero, riducendo i lavoratori immigrati in schiavitù. La criminalità organizzata ha fatto un salto di qualità notevole compenetrandosi con le istituzioni e l'economia borghesi. Vi sono, infatti, interi territori del Sud in mano alle mafie e ormai è evidente che la testa della piovra risiede nell'alta finanza, nei circoli dell'industria, dell'agricoltura, del terziario e nelle istituzioni. Cioè dentro la classe dominante borghese, lo Stato borghese e l'economia capitalistica.
Per il Mezzogiorno bisogna formare un largo fronte unito nazionale che abbia nella sua piattaforma condivisa gli obbiettivi: lavoro, sviluppo, industrializzazione; sicurezza del territorio, salvare l'agricoltura; rete ferroviaria moderna, servizi e trasporti pubblici; risanare l'ambiente; acqua pubblica; salari uguali al Nord; stabilizzare i precari; cancellare il federalismo fiscale, il disequilibrio col Nord, il Ponte sullo Stretto, il lavoro nero, lo schiavismo degli immigrati; sradicare le mafie.
Queste sono le rivendicazioni da adottare per ottenere il massimo dello sviluppo del Mezzogiorno nel sistema capitalista. Tuttavia la Questione meridionale, essendo strutturale al capitalismo italiano, potrà essere risolta solo con la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista. Intanto occorre muovere la piazza per mandare a casa il nuovo Mussolini!

Commissione per il Mezzogiorno del CC del PMLI

26 novembre 2009