Documento della Cellula "Vesuvio Rosso" del PMLI. Fallimentare bilancio della giunta arancione di Napoli a più di un anno dal suo insediamento
Uniamoci per spazzar via la giunta antipopolare del neopodestà De Magistris
All'inganno della ricetta riformista del "comune dei beni comuni" e della "democrazia partecipativa" contrapponiamo le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta
Contro il capitalismo, per il socialismo

Né più né meno dei suoi predecessori Bassolino e Iervolino, dai quali diceva boriosamente di voler prendere le distanze, De Magistris non ha fatto altro che replicare, con il varo della sua giunta appoggiata dal PRC trotzkista, la stessa arroganza propria dei politicanti borghesi del regime neofascista. La fantomatica "rivoluzione arancione", tramite i "cronoprogrammi" organizzati per "spaccare tutto", a più di un anno di distanza dall'annuncio presenta un bilancio del tutto fallimentare.
Precisando, nel suo discorso inaugurale, che a palazzo S. Giacomo "non sono arrivati i Soviet", l'ex pm ha puntato tutto sulla raccolta differenziata, sulla ri-pubblicizzazione delle società che si trovano nell'orbita di gestione del comune di Napoli (cominciando dalla questione acqua, sull'onda della vittoria referendaria), sulla risoluzione del problema disoccupazione. Ma in nessuno di questi punti è riuscito a cavare un ragno dal buco, nonostante le fumose promesse in campagna elettorale e l'iniziale esclusione dalla giunta del PD e dei trotzkisti vendoliani di SEL, responsabili dei disastri politici delle precedenti giunte di "centro-sinistra" negli ultimi venti anni.

Bilancio fallimentare
Fin dagli esordi invece la giunta De Magistris ha indossato la camicia nera distinguendosi per una accanita repressione fascista contro i precari "Bros", i disoccupati, gli immigrati, gli sfrattati, utilizzando la mano pesante con una vera e propria militarizzazione del territorio e l'utilizzo del corpo dei vigili urbani agli ordini dell'ex parà della Folgore lo strapagato Sementa (poi silurato). La Napoli che doveva essere, nei desideri dell'ambizioso nuovo sindaco, "la città dell'accoglienza, della tolleranza, della convivenza" è andata in rotta di collisione con le giuste rivendicazioni avanzate dal proletariato, nelle sue diverse stratificazioni, e dalle masse popolari che hanno "assaggiato" la brutalità dell'azione repressiva espressa con i manganelli e addirittura con i gas urticanti, come è capitato agli immigrati sgomberati, senza troppi complimenti, dalla zona di via Brin. Ne sanno qualcosa anche i precari "Bros" che hanno subìto una durissima repressione, diretta senza alcuna pietà dall'assessore alla "tolleranza zero" (dimissionario) Narducci, che ha portato a cariche delle "forze dell'ordine" sotto al comune, aperture di inchieste da parte della Procura di Napoli, che ha costituito addirittura un "pool antiprecari", salutato con vergognose dichiarazioni da parte del neopodestà De Magistris, al punto che anche il capogruppo della lista di appoggio alla giunta "Napoli è Tua", Vasquez, ha affermato di "essere imbarazzato per le dichiarazioni del sindaco". Una giunta che ha avuto il convinto appoggio dei trotzkisti storici, come il quotidiano "il manifesto", e non ha disdegnato gli abbracci pelosi con i settori dell'imprenditoria più reazionaria, come l'ex presidente di Confindustria D'Amato, e col potente padrone cinematografaro e del Calcio Napoli De Laurentiis, cui andrebbe la gestione completa dell'opera faraonica di costruzione di un nuovo stadio.
Di fallimento in fallimento, anche la "partenza" della raccolta differenziata porta a porta che doveva raggiungere addirittura la cifra del 70% nel giro di sette mesi, è purtroppo ferma al palo del 24% (dati Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, relativi al mese di maggio 2012), con un grave ritardo sull'avvio delle isole ecologiche e del varo del bando per gli impianti di compostaggio, cui parteciperanno gli imprenditori privati.
Il lancio dei "grandi eventi" in stile bassoliniano (America's cup, Coppa Davis, Giro d'Italia femminile e maschile) per recuperare una credibilità che si sta sgretolando anche presso la "sinistra" borghese locale, non evita la grave crisi interna con lo scontro all'ultimo sangue tra De Magistris, da una parte, e Narducci e Realfonzo dall'altra, a colpi di accuse durissime e querele. L'annuncio del rimpasto e lo spostamento a destra con l'entrata del PD liberale in giunta e la nomina dell'ex prefetto Serra (UDC) per guidare una task force anticorruzione, smaschera completamente e definitivamente quanto poco c'era di rivoluzionario nella giunta arancione. E pensare che lo sconquasso in giunta, che ha portato due assessorati al PD del liberale Bersani, era nato dalla lite furiosa sullo squallido progetto "Insula Antica Dogana" tra la giunta e Romeo, l'imprenditore inquisito e condannato in primo grado per corruzione.

Formule riformiste
Neanche la formula riformista dei "Comuni dei beni comuni", delineata dal professore borghese e anticomunista Lucarelli per cercare di recuperare il dilagante astensionismo di sinistra delle ultime elezioni, ha sortito gli effetti voluti tra il proletariato e le masse popolari, che lo hanno punito lasciando deserte le assemblee. Un inganno subito smascherato dai marxisti-leninisti con un documento all'indomani del lancio del fantomatico "Laboratorio dei beni comuni" e della "democrazia partecipativa", dove veniva proposta nient'altro che una rimasticatura della vecchia teoria varata anni addietro dai vecchi volponi neoliberali e neorevisionisti del "municipio partecipato", ponendo le basi per lanciare al contempo il cosiddetto "federalismo municipale". Una giunta appoggiata con opportunismo dalla FdS e peraltro mai attaccata dal "centro-destra" e dalle sue appendici fasciste, grazie all'amore sbocciato nei svariati incontri interistituzionali con i presidenti di Provincia e Regione, Caldoro e Cesaro, cui l'ex pm non disdegna di farsi fotografare sorridente. Praticamente nulla l'opposizione di SEL e del Partito del falso comunista Rizzo, assolutamente anonimi nella vita politica napoletana.
Inoltre ricordiamo l'abbandono dei quartieri popolari e delle periferie, tutti indistintamente, con il proliferare della nuova guerra di camorra nella zona di Scampia, la costruzione da parte della borghesia dello squallido "albergo del buco" istituito dai clan locali per centinaia di giovani che si rovinano o perdono la loro vita tra una dose e l'altra (Napoli, secondo l'Istituto Negri, è la capitale italiana della cocaina), il centro cittadino in preda ad una sanguinosa disputa tra vecchi e nuovi boss, molti di questi molto giovani. A questo si aggiunge il lancio ferragostano del "quartiere a luci rosse" salutato con gioia da fascisti e leghisti, l'indifferenza verso la bonifica di Bagnoli e del suo litorale, in una tragicomica odissea pari a quella della zona Orientale di Napoli e, in particolare, il porto di Vigliena, completamente abbandonato a se stesso, fin dalla sua progettazione. Le travagliate vicende urbanistiche ed edilizie, con la clamorosa svendita del patrimonio immobiliare, mentre il carico di mutui graverà sulle famiglie povere con le banche pronte come avvoltoi a depredarle nel caso in cui non paghino qualche rata. La mancanza totale di una seria politica ambientale non può essere superata soltanto dalla trovata del "lungomare liberato" laddove il mare del "lido mappatella" è ancora inquinato.
Un fallimento totale che si somma all'assenza completa di una seria e concreta politica sul lavoro, il problema dei problemi di uno sterminato esercito di disoccupati, al piano di industrializzazione di Napoli e delle sue periferie completamente abbandonate, ai lavoratori di Napoli Servizi, Metronapoli, Anm e agli stessi dipendenti comunali sottoposti a ritardi nelle spettanze salariali, declassamenti e dimensionamenti. Non può bastare assolutamente il turismo, come hanno dimostrato venti anni di disastri di politiche economiche e del lavoro che hanno aumentato la disoccupazione e ripreso il triste fenomeno dell'emigrazione non solo al Nord Italia ma anche in altri paesi europei.
Il bilancio è dunque fallimentare e l'intenzione di De Magistris non è quella di invertire la rotta, ma anzi di proseguirla, pronto a lasciare Napoli fondando, in una sbornia di megalomania e narcisismo senza pari, un "movimento arancione" nazionale che lo veda candidato, magari come premier, alle prossime elezioni politiche o in quelle successive.

Nulla di "rivoluzionario"
Noi marxisti-leninisti fin dal suo insediamento abbiamo sottolineato il carattere ben poco "rivoluzionario" del programma di De Magistris e della sua giunta, definendolo antipopolare, votato a strizzare l'occhio alla borghesia napoletana media e alta e a voltare le spalle al proletariato e alle masse popolari. Per queste ragioni e per questo bilancio, noi marxisti-leninisti partenopei ribadiamo che alla ricetta riformista del "comune dei beni comuni" con la partecipazione solo consultiva e assolutamente non incisiva del popolo napoletano bisogna contrapporre le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia i Comitati popolari e le Assemblee popolari. Queste ultime devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e sono disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, la giunta borghese di De Magistris, il governo Monti e chi lo sostituirà che non potrà non essere in continuità con quello del tecnocrate liberista borghese, il sistema capitalista e il suo regime. Ciò non esclude un'ampia alleanza immediata del PMLI con tutte le forze progressiste, democratiche, antifasciste e anticamorriste che in città hanno le tasche piene della giunta antipopolare arancione e vogliono mandarla a casa.
In ogni caso invitiamo il proletariato e le masse popolari partenopee a negare la loro fiducia alla giunta De Magistris e ai partiti della "sinistra" borghese che la sostengono, perché essi si muovono su un terreno riformista, elettoralista e parlamentarista, all'interno del sistema capitalistico, con l'intento di salvaguardarlo dalla dirompente lotta di classe e dalla coraggiosa battaglia politica intrapresa dal PMLI, unico Partito che propone come obiettivo strategico la conquista da parte del proletariato del potere politico e del socialismo.
Noi marxisti-leninisti non ci faremo travolgere dal falso vento di cambiamento di De Magistris, dalla sirene antiastensioniste del regime che ripropongono il riformismo alla Turati e dalle trappole controrivoluzionarie dipinte di arancione, colore simbolo dell'anticomunismo classico e reazionario; in sostanza una componente democratico borghese tutta dedita e completamente devota e al servizio della classe dominante borghese al potere e dell'Unione europea imperialista.

Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli del PMLI

Napoli, 1° Ottobre 2012