Con un documento consegnato alla Commissione politica Cgil
I segretari di Fiom, Fp, bancari e altri dirigenti annunciano un documento congressuale alternativo a quello di Epifani
La richiesta è: "un congresso di svolta"

L'ultima parola sarà detta nel direttivo nazionale della Cgil fissato per il 9 e 10 novembre prossimi, sede dove ufficialmente saranno approvati gli strumenti politici e organizzativi per lo svolgimento del XVI Congresso nazionale della Cgil. Tuttavia, sin da ora si può dire con certezza che l'appello lanciato a suo tempo dall'attuale segretario generale, Guglielmo Epifani, di condurlo e portarlo a compimento sulla base di un documento unico-unitario è fallito. La prova di questo è emersa nella riunione della commissione politica incaricata di redigere il documento precongressuale, del 26 ottobre scorso. In quella circostanza, sei dirigenti nazionali confederali e di categoria della Cgil, segnatamente Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, Carlo Podda, segretario generale della Funzione pubblica, Domenico Moccia, segretario generale Cgil bancari, Giorgio Cremaschi, della segreteria Fiom e leader di "Rete 28 Aprile", inoltre Wilma Casavecchia, Franca Peroni, Nicoletta Rocchi, hanno consegnato un loro documento che reca il titolo: "La Cgil che vogliamo"; un documento che nei contenuti si differenzia, si contrappone e si presenta come alternativo a quello redatto da Epifani.
Questa decisione, insieme politica e organizzativa, di per sé clamorosa perché non ha eguali negli ultimi congressi della confederazione, per la verità non è arrivata del tutto inaspettata. Nella precedente riunione della commissione politica, del 12 ottobre, nonostante che Epifani avesse presentato una nuova versione del documento politico congressuale, evidentemente emendato, il segretario Fiom Rinaldini annunciava la presentazione di un proprio documento diverso e alternativo con al centro la valutazione sullo scontro aperto sul sistema contrattuale e la necessità che la Cgil presenti una linea priva di ambiguità e chiara, sia rispetto ai lavoratori sia rispetto alle controparti, sia rispetto alla altre organizzazioni sindacali. Vanno caso mai sottolineate le adesioni significative alla decisione di Rinaldini, alle quali ne seguiranno altre.

Le ragioni del dissenso
Ma cosa dice questo documento? La partenza è quanto mai esplicita: "Allo stato attuale di elaborazione, il documento della commissione politica non corrisponde al congresso di svolta che le firmatarie e i firmatari di questo testo ritengono necessario". "La Cgil che vogliamo - continua - rinnova ogni giorno il suo impegno per la difesa e l'estensione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, degli aspiranti ad un lavoro, dei pensionati e delle pensionate. La Cgil che vogliamo si batte per la democrazia e per la pace, nel pieno rispetto dell'art.11 della Costituzione". Il fatto è, sostengono, che la Cgil che affronta oggi il congresso si è molto allontanata da questa concezione. "Gli anni che ci separano dal Congresso precedente ci hanno visto pericolosamente oscillanti lungo un asse segnato da continui aggiustamenti tattici che progressivamente hanno oscurato la coerenza e la linearità dei comportamenti".
Il rischio, dovuto all'assenza di una strategia adeguata, evidenziano i promotori del documento, "è il non riuscire mai a dettare l'agenda delle priorità al governo, alle controparti, agli altri sindacati, con l'esito di non contrastare il disegno che governo, controparti, interlocutori sindacali hanno ritagliato per noi, un disegno di progressivo isolamento". "Quale fiducia comunichiamo ai lavoratori e alle lavoratrici non riuscendo a definire una strategia confederale di gestione di un accordo separato? Quale sicurezza diamo ai nostri rappresentati e alle nostre rappresentate - insistono - che con generosità e con passione hanno partecipato alla manifestazione nazionale del 4 aprile, indetta su una piattaforma troppo generica, troppo chiusa con la richiesta di un tavolo di confronto col Governo, richiesta non solo inevasa ma perfino sbeffeggiata?".
Ci vuole, sostengono, una riflessione profonda "sui nostri limiti... in un rinnovato progetto strategico segnato da radicale discontinuità". "Per questo il Congresso deve essere un momento di confronto democratico sul futuro della nostra Organizzazione e non la riproposizione, come è avvenuto nel passato, di una impostazione autoassolutoria". Ci vuole "discontinuità nella consapevolezza, non sufficientemente acquisita, della necessità di ridefinire il ruolo del sindacato confederale alla luce dei profondi cambiamenti intervenuti sul piano politico, economico e sociale a livello nazionale e globale".
All'interno di questa analisi critica, Rinaldini, Podda, Cremaschi e gli altri individuano quattro priorità "decisive per il nostro futuro" che sono: "una lotta decisa alla crescente diseguaglianza, attraverso nuove politiche pubbliche, la redistribuzione della ricchezza in termini di politiche fiscali, accesso al welfare, difesa dei beni comuni e contrattazione; una lotta alla precarizzazione e alla riduzione dei diritti del lavoro, attraverso l'unificazione del mercato del lavoro nel segno della qualità e della stabilità; una lotta per sconfiggere il modello contrattuale nato dall'accordo del 22 gennaio 2009 e per conquistare un nuovo sistema contrattuale, che affermi nella pratica rivendicativa un'autonomia negoziale della contrattazione confederale e categoriale a tutti i livelli, nel privato e nel pubblico; una lotta per conquistare una compiuta democrazia sindacale dove sia possibile misurare la reale rappresentanza e consentire la libera espressione di voto dei lavoratori e delle lavoratrici sulle scelte che li riguardano".

"Rete 28 Aprile" rinuncia al proprio documento alternativo
I primi ad annunciare l'intenzione di un documento congressuale alternativo a quello della segreteria, erano stati quelli della "Rete 28 Aprile". Giorgio Cremaschi lo aveva ufficializzato nella riunione della commissione politica del 1° ottobre scorso . Una decisione maturata sulla base delle seguenti considerazioni. "1. La Rete 28 Aprile - si legge in un intervento dello stesso Cremaschi del 21 settembre dedicato proprio al congresso della Cgil - è nata con un giudizio negativo sulle conclusione dell'ultimo congresso e i fatti hanno dato ragione a questo giudizio. La Cgil si è trovata in estrema difficoltà dopo il crollo del governo amico e deve ancora recuperare una linea in grado di contrastare le politiche della Confindustria e del governo e la divisione sindacale. 2. Sin dall'inizio abbiamo detto che non intendevamo ripetere l'ultima esperienza congressuale e che anche solo con le nostre forze avremmo presentato al congresso un documento alternativo all'attuale gestione confederale. 3. In tutte le assemblee abbiamo sempre sostenuto che il documento alternativo era un punto fermo. Questo perché solo con esso, considerate le modalità e le regole di vita democratica della Cgil, si può pienamente esprimere il confronto tra le diverse scelte. Fermo questo punto, abbiamo sempre dichiarato la nostra disponibilità a costruire alleanze per proporre un documento alterativo col più vasto consenso possibile. 4. Abbiamo sempre posto come punti fermi di contenuto... tre temi: la piena autonomia del sindacato nella contrattazione e quindi l'abbandono della concertazione, l'assunzione della democrazia sindacale come vincolo nei comportamenti dei gruppi dirigenti e nei apporti unitari, la totale indipendenza dai partiti e dagli schieramenti politici".
L'auspicio soprarichiamato per un fronte più largo, che va dalla Fiom, alla Funzione pubblica, al credito, dirigenti confederali, Camere del Lavoro, ecc. a sostegno di un documento congressuale alternativo si è di fatto realizzato. Ed è per questo che "La Rete 28 Aprile, con una sua apposita consultazione, ha scelto (con l'83% di sì, 10% dei no e 7% astenuti, ndr) di partecipare alla costruzione di un documento alternativo".

"Lavoro e Società" sta con Epifani
Diametralmente opposta la scelta di "Lavoro e Società" di Nicola Nicolosi, una volta espressione della sinistra sindacale nella Cgil. Con un documento a firma di Giacinto Botti e Giancarlo Saccoman "Lavoro e Società" critica aspramente la decisione di presentare un documento alternativo, giudica un "grave errore la divisione a prescindere dal merito" dei problemi e delle soluzioni, e si rende disponibile a collaborare per la redazione di un documento congressuale unico. In pratica si propone di appoggiare quello che sarà proposto da Epifani espressione della destra della Cgil, magari con qualche distinguo di scarso rilievo e significato, in cambio di posti nelle segreterie e nei direttivi.
Noi marxisti-leninisti salutiamo invece come positiva l'iniziativa assunta dai segretari generali di Fiom, Fp, Credito, da "Rete 28 Aprile" e altri, che scompagina alleanze consolidate e forma schieramenti differenti da quelli del precedente congresso. Consideriamo fondata l'analisi da loro espressa e la decisione di andare a congresso con un documento alternativo perché nel congresso si affermi una svolta sulla base di una una linea e di una strategia adeguata allo scontro politico e sindacale in atto. Tuttavia vedremo in concreto, alla luce dei contenuti e della linea del documento che verrà fuori, se la scelta è stata giusta oppure no.
Una volta approvati i documenti congressuali ufficiali, torneremo a dire la nostra in modo più compiuto e articolato e per formulare le nostre proposte e per dare indicazioni pratiche ai militanti e ai simpatizzanti del PMLI impegnati nei luoghi di lavoro e nel sindacato.

4 novembre 2009