Contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista
Contro i governi della destra e della "sinistra" borghese
Per l'Italia unita, rossa e socialista.
Astieniti (diserta le urne, annulla la scheda o lasciala in bianco)
Alle elezioni del 9 e 10 aprile 2006 due coalizioni borghesi si disputeranno il governo nazionale per decidere chi delle due dovrà curare gli affari della classe dominante borghese. La cosiddetta Casa delle libertà, in realtà casa del fascio, guidata dal neoduce Berlusconi è l'espressione diretta della destra borghese economica, finanziaria, industriale e istituzionale. L'Unione guidata dall'economista borghese e democristiano Prodi invece è l'espressione diretta della "sinistra" di tali centrali. La recente guerra per le banche, che ha visto in campo entrambe le coalizioni, ne è una chiara conferma.
L'una e l'altra non rappresentano in niente la classe operaia, pur ricevendo la gran parte dei voti operai. Oggi più che mai la classe operaia è completamente esclusa dal parlamento e dalle altre istituzioni rappresentative borghesi. E con essa tutti i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i giovani che lottano per un mondo nuovo. Esclusi, quantunque nel parlamento siano presenti dei partiti, PRC e PdCI, che si autodefiniscono comunisti, ma che in realtà sono revisionisti, neorevisionisti e trotzkisti, ossia partiti falsi comunisti.
Le due coalizioni borghesi, data la loro natura di classe, utilizzeranno i voti delle masse operaie, lavoratrici, popolari e giovanili per opprimerle e tenerle subalterne alla classe dominante borghese e al capitalismo. Esse non meritano quindi alcun voto da parte degli sfruttati e degli oppressi e da chi aspira a una nuova società.
Non li merita certo la casa del fascio che ha restaurato il fascismo sotto nuove forme, nuovi metodi e nuovi vessilli, e che il PMLI ha denunciato fin dalla prima vittoria elettorale del nuovo Mussolini nel 1994 nel silenzio assordante e colpevole anche dei media di tutta la "sinistra" borghese.
Insistentemente abbiamo invitato tutti i partiti a scendere in piazza per buttar giù il governo del neoduce Berlusconi, ma nessuno ci ha seguiti perché l'Unione è anch'essa coinvolta nel regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista.
I governi Berlusconi hanno compiuto dei crimini istituzionali, politici, militari, sociali e diplomatici, come l'ultima gravissima provocazione del ministro fascioleghista Calderoli contro i popoli islamici, che gridano giustizia e che vanno marcati col fuoco.
I marxisti-leninisti italiani non perdoneranno mai alla "sinistra" borghese, oltre la guerra alla Jugoslavia, di aver aperto le porte a Berlusconi, di aver fatto sostanzialmente la stessa sua politica - vedi la controriforma del titolo V della Costituzione e la legge Treu - quando è stata al governo per cinque anni, e di aver collaborato con lui nella bicamerale golpista di D'Alema.
Non le perdoneranno mai di non aver fatto nulla, nemmeno quand'era al governo nazionale, per mettere fuori legge i partiti neofascisti e neonazisti che ora si sono alleati col nuovo Mussolini.
L'Unione si vuole sbarazzare di Berlusconi senza però rovesciare la sua politica: nel suo programma elettorale, titolato "Per il bene dell'Italia" e non per il bene dei lavoratori, non c'è una sola parola contro il capitalismo, il suo regime e le sue istituzioni, contro l'Unione europea imperialista, la Nato e gli Usa; parla di "superare" non di cancellare la legge 30 Biagi-Maroni, non si propone di abrogare le controriforme Moratti sulla scuola e sull'Università, non dà certezza assoluta del ritiro immediato dei soldati italiani dall'Iraq, non dice chiaramente e nettamente che l'Italia non parteciperà mai a una guerra di aggressione, di conquista o per difendere i suoi cosiddetti "interessi vitali".
Nemmeno i partiti dell'Unione borghese meritano perciò di essere premiati dal voto popolare e anticapitalistico. Una volta al governo, anche se lo volesse, l'Unione non potrebbe mai cambiare l'Italia, e men che mai rappresentare una vera alternativa di classe al capitalismo. Inevitabilmente perpetuerebbe il potere della borghesia, il sistema capitalistico, il liberismo, il regime attuale, le classi, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le disuguaglianze economiche, territoriali, sociali e di sesso, le ingiustizie sociali e il pericolo del coinvolgimento dell'Italia nelle guerre imperialiste.

La vera scelta di classe
La vera scelta di classe, anche sul piano elettorale, non è tra l'uno o l'altro partito delle due coalizioni borghesi, tra un capitalismo cattivo e un capitalismo "buono", ma tra i partiti del regime e il PMLI, tra il capitalismo e il socialismo.
Il compito storico del proletariato non può ridursi a "condizionare" e "spingere a sinistra" l'eventuale governo Prodi, ma deve puntare alla conquista del potere politico e alla realizzazione del socialismo. Un interesse analogo hanno le masse lavoratrici, popolari, i contadini poveri, gli intellettuali del popolo e le ragazze e i ragazzi anticapitalisti poiché solo quando il proletariato è al potere ed esiste il socialismo possono finalmente regnare la giustizia sociale, il benessere, la libertà e la democrazia per le masse.
Socialismo infatti significa abolizione di tutte le cause, insite nel sistema capitalistico e nello Stato borghese, ambedue da sopprimere e distruggere, dell'esistenza delle classi, delle contraddizioni di classe, dei conflitti di classe, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e delle ingiustizie e disuguaglianze sociali.
Ovviamente per socialismo intendiamo quello elaborato da Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao e realizzato da questi ultimi tre maestri, non il "socialismo del XXI secolo" di matrice revisionista, riformista e cristiana proposto oggi da certi leader democratico borghesi dell'America Latina, e rilanciato pappagallescamente in Italia da certi gruppi trotzkisti e movimentisti.
Il socialismo autentico non si conquista per via parlamentare ma attraverso la rivoluzione proletaria. Che il proletariato utilizzi o meno il parlamento, dovrà pur sempre ricorrere, assieme ai suoi alleati sociali e politici, alla lotta armata di massa, che non ha nulla a che vedere col terrorismo, per cacciar via dal potere la borghesia e conquistare il potere politico.
In ogni caso che il proletariato utilizzi o meno il parlamento, ma sempre in subordine alla lotta di classe e ai fini esclusivamente rivoluzionari, nel capitalismo il suo posto di combattimento naturale e più favorevole è all'opposizione dei governi borghesi, anche se composti dalla "sinistra" borghese, salvo situazioni politiche eccezionali o in caso di aggressione militare esterna al proprio Paese.
Quand'anche fossimo presenti nel parlamento non solo rifiuteremmo di far parte dell'eventuale governo dell'Unione, ma gli negheremmo i nostri voti e il nostro appoggio.

L'astensionismo marxista-leninista
Oggi che il proletariato industriale, agricolo e del terziario ha un assoluto bisogno, da una parte, di conquistare la piena autonomia e indipendenza ideologica, politica e organizzativa nei confronti della borghesia e dei suoi partiti, e, dall'altra, di acquisire la coscienza di essere una classe per sé con il suo ruolo generale e con i suoi compiti rivoluzionari.
Oggi che le istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera e l'elettoralismo borghese sono completamente degenerati nel presidenzialismo, nella corruzione e nell'arrivismo.
Oggi che la lunga pratica parlamentare ha dimostrato che il parlamento e le altre istituzioni rappresentative borghesi costituiscono una prigione e una fonte di corruzione per il Partito del proletariato, nonché un fattore che accresce le illusioni elettorali, riformiste, governative, pacifiste e legalitarie dell'elettorato di sinistra.
Oggi che milioni e milioni di elettrici e di elettori, che rappresentano il primo "partito" nei risultati elettorali, scelgono consapevolmente l'astensionismo elettorale.
Oggi non è più conveniente per il proletariato e il suo Partito utilizzare anche il parlamento per criticare e combattere la borghesia, il capitalismo e le sue istituzioni e lo stesso parlamentarismo, per elevare la coscienza e combattività politica delle masse e accumulare le forze necessarie alla rivoluzione socialista.
È invece più utile, più efficace alla nostra strategia rivoluzionaria utilizzare l'arma dell'astensionismo, che significa disertare le urne o annullare la scheda o lasciarla in bianco.
Il nostro astensionismo elettorale è tattico, ben diverso da quello di principio e strategico, tipico degli anarchici e degli "ultrasinistri". Può trasformarsi nel partecipazionismo parlamentare e nella presentazione di liste elettorali sull'intero territorio nazionale o in qualche circoscrizione, qualora lo ritenessimo utile per qualche operazione politica o se le circostanze e la situazione politica lo richiedessero. Per adesso, tuttavia, e chissà per quanto tempo ancora, l'astensionismo elettorale dovrà tenere banco.
Il nostro astensionismo elettorale non riguarda i referendum dove, in generale, diamo l'indicazione di votare Sì o No. Un No deciso occorre senz'altro votare al referendum sulla controriforma fascista e piduista della Costituzione che ha cambiato la forma del governo e dello Stato conformemente al disegno della P2 di Gelli, Craxi e dello stesso Berlusconi.
L'astensionismo elettorale non è un non voto. Che se ne abbia consapevolezza o meno, è un voto che esprime una protesta, un dissenso, una sfiducia, una dissociazione dai partiti parlamentari e dalle istituzioni borghesi.
Noi vogliamo che sia concepito e utilizzato come un voto cosciente dato al PMLI e al socialismo. Quindi invitiamo l'elettorato di sinistra fautore del socialismo a non dare alcun voto ai partiti dell'Unione della "sinistra" borghese e a riversare i propri voti attraverso l'astensionismo sul Partito a cui spettano legittimamente, ossia sul PMLI.
Ogni Partito ha diritto ad avere i suoi voti e a spenderli come ritiene opportuno, in base alla propria strategia e alle proprie tattiche. I voti del PMLI non vanno quindi regalati a nessuno dei nemici nostri, del proletariato e del socialismo.
All'elettorato di sinistra fautore del socialismo non chiediamo solo il voto di astensione contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, contro i governi della destra e della "sinistra" borghese, per l'Italia unita, rossa e socialista, ma anche di creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, astensioniste fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.

Le nostre battaglie immediate
Per aprirsi la strada verso il socialismo, il proletariato e tutti i fautori del socialismo hanno bisogno dell'astensionismo elettorale e delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo come il pane e l'acqua.
Si tratta di una strada lunga, assai difficile, piena di insidie e di sirene borghesi comunque camuffate che cercheranno di dissuadere i combattenti che la percorreranno. Tante sono le battaglie che dovremo affrontare prima di raggiungere l'agognata méta.
Nell'immediato dobbiamo batterci per vietare all'Italia di partecipare a qualsiasi guerra che non sia di difesa del proprio territorio, per l'uscita dell'Italia dalla Nato, dalla Ue, dall'Ueo e da tutte le altre alleanze imperialiste e militari, per la chiusura delle basi Usa e Nato in Italia, per il ritiro immediato dell'Italia dall'Iraq, dall'Afghanistan e dai Balcani, per il dimezzamento delle spese militari, il ripristino dell'esercito di leva e l'abolizione di quello professionale.
Dobbiamo batterci per lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno, il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori, la cancellazione di ogni forma di precariato e di flessibilità, il ripristino della scala mobile, il diritto alla casa per tutti, compresi i migranti, il risanamento delle periferie ghetto.
Dobbiamo batterci per la nazionalizzazione di tutte le più grosse banche e aziende, a cominciare dall'intero gruppo Fiat, un sistema fiscale basato sulle imposte dirette che attui una vera ed effettiva progressività nella tassazione dei redditi, attraverso una lotta rigorosa all'evasione, erosione ed elusione fiscali e l'unicità di imposta per tutte le fonti di reddito, una imposta patrimoniale progressiva su tutti i beni immobiliari e mobiliari (titoli azionari e simili, depositi bancari, ecc.), con l'esenzione della prima casa di abitazione e il piccolo risparmio entro il tetto di 130 mila euro indicizzati.
Dobbiamo batterci per le pensioni, la sanità, l'acqua, la scuola e l'università pubbliche e per cancellare i progetti della Tav in Val Susa, del Ponte sullo Stretto, del Mose a Venezia e degli inceneritori.
Dobbiamo batterci per la piena parità tra donne e uomini in campo politico, sociale, sindacale, professionale e familiare, per la socializzazione del lavoro domestico, i diritti civili e i pacs, l'abolizione del Concordato, l'abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, la difesa della 194.
Dobbiamo batterci per la cancellazione di tutte le leggi e le controriforme dei governi Berlusconi. Impegniamoci a fondo in tutte queste battaglie, a cominciare da quella dell'astensionismo tenendo ben fermo il timone verso il socialismo.
Chi condivide questa nostra posizione si unisca subito a noi nelle Squadre di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista, e insieme daremo colpi più duri e più devastanti al capitalismo, al regime e alle ingannatorie e oppressive istituzioni rappresentative borghesi colluse con la mafia, che ormai è parte integrante della classe dominante borghese, del sistema capitalistico e del loro Stato.
Abbandoniamo le illusioni elettorali, parlamentari, governative, riformiste, pacifiste e legalitarie!
Asteniamoci disertando le urne, o annullando la sceda o lasciandola in bianco!
Contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista!
Contro i governi della destra e della "sinistra" borghese!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi maestri e il PMLI vinceremo!

L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 19 febbraio 2006