Contro l'Ue imperialista e la sua Costituzione. Per l'Europa socialista
Astieniti (Diserta le urne, annulla la scheda o lasciala in bianco)
Documento del Comitato centrale del PMLI
Il 12 e 13 giugno prossimi le elettrici e gli elettori italiani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento europeo. Per la sesta volta, dal 1979, si ripropone la necessità di una corretta scelta di voto. Sappiamo perfettamente quanto essa sia difficile per l'elettorato del nostro Paese, bersagliato da un potente bombardamento mediatico che mostra la "casa europea" come la nostra unica e possibile dimora, come l'opportunità irrinunciabile di pace e benessere per tutti, il regno della "vera democrazia occidentale" quella "pura". Insomma una scelta di campo irreversibile, da cui non si può tornare indietro pena "sventure" economiche, politiche, istituzionali e sociali.
Così come evidenti risultano le pressioni della "sinistra" borghese che, oltre ad essere sostanzialmente sulla stessa linea imperialista della destra, intende sfruttare queste elezioni anche per scopi di politica interna. Dopo aver manipolato la coscienza politica e annebbiato la vista delle masse essa ora vuole cavalcare il crescente malcontento popolare contro il governo affamatore e guerrafondaio del neoduce Berlusconi, per i propri interessi elettorali e per tenere legato l'elettorato di sinistra all'Unione europea (UE).
Di fronte a questa situazione il Partito marxista-leninista italiano ritiene più che mai indispensabile che l'elettorato prenda piena coscienza per cosa è chiamato a votare. A favore o contro l'Unione europea imperialista? è questa la prima domanda che si deve porre l'elettorato cosciente e avanzato. Solo dando una risposta a questo quesito nodale sarà possibile uscire dal vortice dell'omologazione imperialista e fare, anche sul piano elettorale, una conseguente scelta politica di classe e antimperialista.

L'Unione europea
Che cos'è l'Unione europea? Un'organizzazione monopolistica e imperialistica, una superpotenza mondiale. Dalla fine del 1993, allorché l'allora Cee si trasformò nell'Ue, i suoi paesi membri sono passati da 12 a 15 nel 1995 con l'ingresso di Austria, Finlandia e Svezia ed ora dal 1• Maggio sono diventati addirittura 25 con l'entrata di Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Malta e Cipro, mentre Romania, Bulgaria e Turchia bussano alla porta. Un'Unione che si espande dall'Atlantico al Baltico, al Mediterraneo, che si avvicina pericolosamente all'Africa e al Medioriente, con una popolazione che è quasi doppia di quella degli Usa, con il più grande mercato mondiale a disposizione.
Nata in funzione degli interessi dei rispettivi monopoli che stanno dietro ai governi nazionali e ne dettano la linea per potersi espandere e conquistare nuovi mercati, l'Ue è fonte di dominio, oppressione, rapina e sfruttamento dei popoli degli Stati che la compongono, ma anche di quelli dell'Est europeo, dei Balcani e del Terzo mondo. Tutto il suo operato è stato a beneficio del grande capitale a cui ha regalato un mercato unico prima e una moneta unica, l'euro, e una Banca centrale poi, che hanno obbligato i paesi aderenti a perseguire politiche ferocemente liberiste e antipopolari.
I magnati e i tecnocrati legati a Bruxelles, in combutta con quelli nazionali, avevano sbandierato ai quattro venti che l'euro sarebbe stato la panacea di tutti i mali. Abbiamo visto i risultati. Potere d'acquisto delle masse pressoché dimezzato, povertà e miseria in continua ascesa. La difficoltà endemica nel gestire la nuova crisi ciclica del capitalismo in atto, economica e produttiva, sta facendo il resto.
L'Ue ha dimostrato a più riprese tutta la sua natura falsa, menzognera e demagogica. Dandosi nel marzo 2000 degli obiettivi per rendere l'area la "più dinamica e competitiva del mondo" entro il 2010, i tanto richiamati "obiettivi di Lisbona", i Quindici avevano sancito di voler creare la piena occupazione entro tale data, puntando a una crescita economica del 3% annuo. Esattamente quattro anni dopo, nel Consiglio europeo di Bruxelles del 25 e 26 marzo scorsi, i governanti dell'Ue hanno raccolto i cocci, ma anziché trarne le dovute conseguenze hanno ribadito che l'unica strada da seguire è quella delle politiche liberiste e liberticide, riconfermando il famigerato "patto di stabilità" adottato nel 1991, che non accetta disavanzi di bilancio, e facendo fronte all'"invecchiamento della popolazione" con il potenziamento delle controriforme in materia di occupazione, sanità e pensioni. Quindi più produttività e flessibilità capitalistiche, più privatizzazioni e più tagli alla spesa sociale.
è ormai innegabile come l'Ue rappresenti un inferno per la classe operaia, i lavoratori e le masse popolari e una manna per un pugno di pescecani capitalisti e per tutti i loro rappresentanti politici e istituzionali che ne eseguono i voleri. Le decine di milioni di disoccupati e poveri, l'attacco concentrico alle conquiste economiche e sociali dei lavoratori e delle masse, le disuguaglianze economiche e sociali tra le varie aree, acuite dall'ingresso dei paesi dell'Est, di sesso, la politica fascista e razzista di chiusura blindata contro gli immigrati, nascosta dietro il pretesto della "lotta al terrorismo", la responsabilità, al pari degli Usa, dell'inquinamento della terra e dell'aria e la negazione del diritto inalienabile dell'accesso all'acqua come bene comune dell'umanità.
L'Unione europea si è smascherata davanti agli occhi dei popoli, macchiandosi degli stessi crimini imputabili all'imperialismo americano. Ha partecipato a guerre di aggressione imperialiste, all'allora Repubblica federale Jugoslava (1999) che ha visto protagonisti i governi del "centro-sinistra" come quello di D'Alema, all'Afghanistan (2001) e all'Iraq (1991) e quella tuttora in corso, arrogandosi il diritto, insieme agli Usa, di imporre con le armi la sua volontà ai paesi del mondo che non accettano il dominio e le decisioni dell'imperialismo occidentale. Nell'ultima aggressione all'Iraq non ha mosso un dito per frenare gli Usa e per bocca di Prodi, il 28 aprile, ha ribadito che sarebbe stato un grave errore ritirarsi: "Una cosa è arrivare, un'altra è partire". Ha contribuito alla cancellazione del diritto internazionale per ingerirsi negli affari interni di paesi sovrani e per piegarli a suon di bombe e missili al suo volere e al tempo stesso cogliere l'occasione per mettervi un piede dentro, insediare governi fantoccio e impadronirsi delle materie prime, come il petrolio. Ha perpetuato l'inganno della soluzione Onu, continuando ad accreditare questa Organizzazione, in mano agli imperialisti con alla testa gli Usa, ormai irriformabile e nemica dei popoli, che della politica dei due pesi e delle due misure ha fatto il suo cavallo di battaglia.
E altre guerre si prepara a fare. L'esercito europeo, sulle basi della brigata franco-tedesca, è in via di allestimento così come l'Agenzia militare. All'interno della Nato ha chiesto e ottenuto più autonomia decisionale e militare. Intanto sono sorte la figura del responsabile della politica estera e di difesa, ruolo rivestito attualmente dall'ex segretario della Nato, lo spagnolo socialista Solana, mentre aperta è la discussione sull'istituzione del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri europei.

La Costituzione europea
L'espansione della superpotenza imperialista europea ed il suo ruolo mondiale, economico, politico e militare, hanno imposto la necessità di dotarsi di uno strumento che istituzionalizzi questo dato di fatto. Così il Consiglio europeo, riunitosi a Laeken, in Belgio, il 14 e 15 dicembre 2001, constatando che l'Unione europea era giunta "a una svolta decisiva della sua esistenza" convocò la Convenzione, presieduta dal destro, ex presidente della Repubblica francese, Giscard d'Estaing, che aveva come vice presidente il socialista ex craxiano Amato, composta da 105 membri, tra cui il fascista Fini in rappresentanza del governo italiano, tutti esponenti fidati dell'imperialismo europeo, incaricata di elaborare un progetto di trattato che istituisse una Costituzione per la superpotenza europea. La bozza completa è stata consegnata il 18 luglio 2003 alle autorità italiane e a Berlusconi, allora presidente di turno dell'Ue, mentre la discussione ha preso il via il 15 ottobre scorso a Roma, sui tavoli della prima sessione della Conferenza intergovernativa.
Tuttora all'interno dell'Ue permangono contraddizioni sui vari punti della carta costituzionale, dai poteri del futuro presidente del Consiglio europeo al peso specifico dei vari Stati, fino alla contraddizione di fondo che verte esclusivamente sul fatto se l'Unione europea debba agire di conserva con gli Usa o in maniera autonoma. Ma tutti sono d'accordo sulla necessità di rafforzarla dal punto di vista militare e della politica estera e che parli al mondo con un'unica, forte e autorevole voce presidenzialista e imperialista.
Il gergo accattivante e imbonitore utilizzato nel testo non può nascondere l'opera falsa e menzognera verso i popoli europei che si dovrebbero sentire più garantiti, felici di far parte di un'entità sovranazionale che farà esclusivamente il loro bene, che garantirà pace e benessere per tutti. Rispolverando la sua visione eurocentrica l'Ue si dice consapevole di poter sviluppare un'egemonia ideologica e culturale sul mondo, sulla base dei concetti cardini della sua storia millenaria, come il collante religioso - implicitamente riferito al cristianesimo, anche se per ora la battaglia di alcuni paesi, tra cui l'Italia, appoggiati fortemente dal papa, per inserirlo nel testo finale non è passata -, il liberalismo, il diritto e l'interclassismo borghesi, dove il padrone è formalmente equiparato all'operaio e il ricco al povero, dove la solidarietà di stampo cattolico è sostituita ai diritti universali, ai servizi sociali e all'assistenza.
Per i fautori della Costituzione europea essa sarebbe richiesta a gran voce dai popoli. Ma quando mai i popoli dell'Ue sono stati interpellati, si sono espressi, hanno votato o conferito un mandato a redigere la Costituzione? In nessuno stadio della sua elaborazione, né nella stesura, né nella discussione, né nell'approvazione i popoli europei sono stati o saranno interpellati. Per lo più saranno chiamati a ratificarla, quando i buoi sono già scappati.
Oltre che antidemocratica e nemica dei popoli la futura Costituzione europea annuncia obiettivi imperialisti e liberisti. Essa offre a parole "libertà, sicurezza e giustizia" interclassiste ma si guarda bene dal garantire benessere, uguaglianza sociale e pace fra i popoli. Addirittura ci troviamo di fronte all'assenza totale del principio del rifiuto della guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali, che pure esiste nella Costituzione italiana. Altro che "futuro di pace".
Con questa Carta l'Ue si proietta all'esterno e si blinda all'interno, garantendosi l'espansionismo imperialista dietro le "missioni di pace" e chiamando alle armi per sconfiggere la "minaccia terroristica" in qualunque paese in cui possa svilupparsi una guerra di liberazione o una rivoluzione nazionale.
A quanti si sforzano di far credere poi che questa Costituzione può prestarsi a interpretazioni di "sinistra" il testo risponde in maniera perentoria, allorché riafferma il ruolo principe del mercato capitalista, nonché il "principio di sussidiarietà". Una scelta liberista che dichiara la totale devozione e continuità coi Trattati dell'Unione, da Maastricht a Amsterdam, al famigerato "patto di stabilità", a Nizza, ai diktat della Banca centrale europea, che obbligano gli Stati a politiche dei tagli e delle privazioni sociali, delle privatizzazioni, presenti ormai da tempo nelle legislazioni e pratiche nazionali. Una volta affermati questi principi guida come si può farne discendere la tutela dei diritti sociali e la loro applicazione?
L'Ue avrà una Costituzione presidenzialista. Anche a livello istituzionale l'imperialismo europeo vuol competere con gli Usa. Tant'è che le novità più rilevanti risultano l'istituzione delle figure del presidente del Consiglio europeo e del ministro degli affari esteri dell'Unione. A dettare la linea imperialista dell'Ue sarà sempre il Consiglio europeo composto dai capi di Stato o di governo, coadiuvato dai Consigli dei ministri specifici e dalla Commissione guidata attualmente dal tecnocrate borghese democristiano e anticomunista e leader dell'Ulivo Romano Prodi.
E il parlamento europeo? Le roboanti dichiarazioni sui suoi poteri che risulterebbero raddoppiati cozzano con la lettera stessa del progetto di Costituzione. All'assise di Strasburgo, per l'ennesima volta, non vengono riconosciuti pieni poteri legislativi, mentre conterà zero in tutti gli aspetti più importanti e decisivi come la politica estera e militare.

Il parlamento europeo
Il parlamento europeo non toglie nulla al carattere imperialista dell'Ue e non può far nulla, anche se lo volesse, per cambiarlo e mutarne l'indirizzo. Tutta la sua storia parla chiaro. Dall'elezione dei suoi membri a suffragio universale del 1979, all'Atto unico del 1986, al Trattato di Maastricht del 1991, a quelli di Amsterdam del 1997 e di Nizza del 2001, fino alla Costituzione europea, l'orpello di Strasburgo rimane un semplice strumento di facciata, che non ha nemmeno le stesse attribuzioni che normalmente sono concesse ai parlamenti nazionali borghesi. è e rimarrà una sovrastruttura di questa alleanza imperialista al servizio dei governi e dei monopoli europei, composto da politicanti borghesi gratificati con stipendi da nababbi, privilegi a non finire, viaggi di piacere e assenteismo legalizzato, che fanno inorridire di fronte alla povertà e alla miseria in cui sono condannati strati sempre più larghi della popolazione europea.
Dati il suo carattere, le sue funzioni e le sue regole, il parlamento europeo non potrà mai essere nella sostanza diverso da quello che è oggi, se non in senso peggiorativo. Ha persino meno poteri di quello italiano. E anche se un giorno avesse più poteri dovrà pur sempre essere in linea e coerente col sistema economico e istituzionale dell'Europa imperialista. Tutte le vie elettorali e parlamentari per cambiarlo sono precluse e senza sbocco, compresa quella di spostare al suo interno i rapporti di forza aumentando la rappresentanza dei partiti della "sinistra" borghese. Le alternanze delle maggioranze ci sono state, eccome, eppure la natura dell'Ue non è mai mutata.
Addirittura oggi ci viene proposta una novità ancor più antidemocratica e imperialista, da cui si evince che il parlamento europeo non sarà riformabile non solo in senso rivoluzionario e di classe ma neanche sul piano democratico borghese e progressista. Parliamo del Regolamento (CE) n.2004/2003 del parlamento europeo e del Consiglio del 4 novembre 2003 relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici a livello europeo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue del 15 novembre 2003 ed entrato in vigore dal 15 febbraio scorso.
Un regolamento senza precedenti e di una gravità inaudita, secondo il quale un partito politico a livello europeo potrà avere accesso al parlamento di Strasburgo e ricevere i relativi finanziamenti a condizione di "rispettare, in particolare nel suo programma e nella sua azione, i principi sui quali è fondata l'Unione europea, vale a dire i principi di libertà, di democrazia, di rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto". Per non parlare poi delle altre clausole capestro quali quelle di "essere rappresentato, in almeno un quarto degli Stati membri, da membri del parlamento europeo o nei parlamenti nazionali o regionali o nelle assemblee regionali, oppure aver ricevuto in almeno un quarto degli Stati membri, almeno il 3% dei voti espressi in ognuno di tali Stati membri in occasione delle ultime elezioni del parlamento europeo".
Un Partito come il PMLI dunque, che nei suoi Statuto e Programma non accetta i principi capitalisti e imperialisti alla base dell'Ue, secondo Bruxelles non avrebbe diritto di esistere, oltre a non essere ammesso alle consultazioni europee. è il parlamento europeo stesso che potrebbe addirittura deciderne lo scioglimento. E ciò è semplice fascismo, una contraddizione con lo stesso "Stato di diritto", ossia dell'organizzazione istituzionale e giuridica dello Stato borghese e della democrazia parlamentare borghese.
Alla luce di ciò la lotta per l'ampliamento dei poteri dell'assise di Strasburgo è ancor più fuorviante. Mentre restano sempre più attuali le lotte per la distruzione dell'Ue, l'indipendenza economica e politica nazionali, la pace e il socialismo.

La rivalità tra Ue e Usa
Sebbene gli interessi reciproci, storici, economici, politici e militari, continuino ad essere forti, è indubbio che l'ascesa della superpotenza europea ha acuito la rivalità con gli Usa.
Con l'allargamento a 25 paesi, l'Ue supera attualmente gli Stati Uniti per popolazione e aspettativa di vita, diventa un colosso economico e commerciale, mentre rispetto ad essi è ancora considerata un "nano militare". è questo che gli impedisce di stare sullo stesso piano degli imperialisti americani in tutto e per tutto. Ma come si è visto si sta già attrezzando a dovere anche sul piano militare.
Oggi Stati Uniti e Ue sono alleati per combattere i comuni nemici e per proteggere i comuni interessi in tutto il mondo. Al contempo sono in rivalità tra di loro per difendere ciascuno i propri interessi particolari.
La guerra commerciale tra le due sponde dell'Atlantico si sta svolgendo infatti da anni senza esclusione di colpi. Da quella sull'acciaio del 1982, a quella delle banane del 1994, alle leggi Helms-Burton e D'Amato sugli investimenti a Cuba, Iran e Libia del 1996, ai ripetuti disaccordi in sede Wto al duello tra euro e dollaro. Quando possono, insomma, queste due superpotenze si fanno le scarpe a vicenda contendendosi i rispettivi mercati e zone di influenza.
La guerra di aggressione all'Iraq ha provocato ulteriori crepe nell'alleanza Usa-Ue e all'interno della superpotenza europea. Al fianco del nuovo Hitler, Bush, sono rimasti finora i governi guerrafondai britannico del laburista Blair e quello italiano del neoduce Berlusconi. Con il controllo dell'Iraq gli Usa puntano ad assicurarsi il controllo dell'Asia centrale, una frontiera nei confronti dell'emergente Cina imperialista e zona chiave per il controllo del petrolio e dei suoi oleodotti, e l'Ue non vuole restare fuori da questa partita. Non per niente a marzo Prodi ha affermato che la risposta alla sfida del "terrorismo" e la guerra all'Iraq hanno "scosso nel proprio nocciolo le relazioni tra i due continenti". Altresì lo scontro tra Usa e Francia in Africa è palese. Gli Stati Uniti da anni minano la presenza francese e europea nel continente subsahariano per il controllo delle materie prime fondamentali per i materiali occorrenti alle nuove tecnologie. L'Ue, dal canto suo, sta cercando, seppur a fatica, un rapporto privilegiato con Cuba capitalista, intensifica gli accordi con i paesi del Mercosur e del Patto andino per penetrare economicamente nel "giardino di casa" latino-americano dell'imperialismo Usa, e sostiene le borghesie nazionali di quel continente che vogliono allentare il cappio di Washington.
Come hanno dichiarato vari esperti americani, che si occupano delle relazioni internazionali Usa, lo scontro principale in atto non è tra occidente e Islam, ma tra gli Usa e la Ue. In conseguenza della legge dello sviluppo ineguale dei paesi imperialisti, rivelata da Lenin, gli Stati Uniti non potranno in eterno tenere in mano lo scettro di comando a livello mondiale. Se non glielo tolgono prima i popoli, ci penseranno altre superpotenze. Quando si romperanno gli equilibri finanziari, economici, commerciali, politici e militari saranno guai e sarà inevitabile il ricorso alle armi, alla guerra imperialista.

L'Ue è irriformabile e non utilizzabile da parte dei popoli e del Partito del proletariato
L'Ue è irriformabile. Parlare di "Europa sociale", di "un'altra Europa alternativa a quella della moneta e del liberismo", di "una Europa autonoma dagli Usa" come fanno nel nostro Paese i partiti falsi comunisti di Bertinotti e Cossutta, o di "Europa potenza civile", come scrive Giuliano Amato nel programma dell'Ulivo, è puro inganno, che serve unicamente ad offrire una copertura a "sinistra" all'imperialismo europeo, dare ad esso una base di massa e spingere in una palude gli antimperialisti, i no global e i pacifisti. In questo quadro vanno denunciati i tentativi della "sinistra" borghese europea, in particolare quella francese, che col "Trattato dell'Europa sociale" sottoscritto anche da Bertinotti e Salvi, intenderebbe inserire nella futura Costituzione delle norme sociali, ricalcando l'esperienza dei parametri di Maastricht per gli aspetti economici e monetari. Al di là del fatto che questi "parametri sociali" non saranno presi minimamente in considerazione dall'imperialismo europeo, va denunciato con forza che una simile operazione legittima la Costituzione europea anziché combatterla e smascherarla.
Così come va denunciata la neonata "Sinistra europea", a cui si è profuso anima e corpo il PRC, un'accozzaglia di partiti revisionisti, neorevisionisti, trotzkisti e ambientalisti che si assumerà la responsabilità storica di legare masse operaie e lavoratrici al carro della superpotenza europea.
La borghesia e i suoi lacché presentano l'Unione europea come una conquista dei popoli del vecchio continente. In realtà, come abbiamo visto, i popoli non c'entrano un bel nulla, perché non sono stati essi a ideare e a costruire l'Ue. Tutto è stato compiuto e si compirà al di sopra delle loro teste dai circoli borghesi dominanti europei conformemente ai loro interessi di classe e alle loro aspirazioni egemoniche, regionali e mondiali. Bisogna distruggerla, cominciando a tirarne fuori l'Italia.
Per le stesse ragioni l'Ue è inutilizzabile dal Partito del proletariato. Il PMLI è cosciente che il contributo più grande, più concreto e più efficace che si possa dare alla lotta contro l'imperialismo europeo è quello di combattere contro l'imperialismo italiano e il governo neofascista Berlusconi e della Casa del fascio che attualmente ne asseconda i voleri.
Gli imbroglioni politici rinnegati del comunismo o travestiti da comunisti, possono inondarci di chiacchiere, ma non potranno mai dimostrare che l'Ue rappresenti effettivamente la volontà dei popoli e che costoro la utilizzano proficuamente per farle cambiare scopi, natura e funzioni. Sono in grado questi borghesi opportunisti incalliti lavorando al suo interno di sopprimere lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le classi, il profitto capitalistico, la miseria, la disoccupazione, l'imperialismo e le guerre di aggressione e interimperialiste? Attendiamo una risposta, ma siamo certi che non arriverà mai.

La lotta per l'Europa socialista
Noi marxisti-leninisti non siamo nazionalisti, siamo stati educati dai grandi maestri del proletariato internazionale, Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, all'internazionalismo proletario, alla solidarietà di classe mondiale, all'unità del proletariato e dei popoli al di là dei confini geografici e statali. Aspiriamo perciò ardentemente all'unità dei popoli europei. Ma sappiamo sin troppo bene che ciò è impossibile finché esisterà l'Ue.
Il punto di partenza è capire che solo il socialismo è in grado di realizzare l'Europa dei popoli, di abbattere tutte le barriere siano esse fisiche o economiche, perché il proletariato andrà al potere, i prodotti del lavoro potranno essere goduti interamente dal popolo lavoratore, sviluppate le conquiste sociali, economiche e politiche, costruito un nuovo ordine sociale sulle ceneri di quello capitalistico e imperialistico. è questa la nostra proposta che rinnoviamo all'elettorato.
Lottando contro i monopoli e il loro governo europeo noi marxisti-leninisti non neghiamo affatto la tendenza allo sviluppo tecnologico, all'internazionalizzazione della produzione, bensì siamo favorevoli ad ogni unione economica che si formi su basi socialiste e internazionaliste proletarie. Alle spalle abbiamo l'esperienza storica del Comecon (Consiglio di mutua assistenza economica), nato nel 1949 sotto la guida diretta dell'Urss di Stalin, dove la cooperazione economica tra i paesi membri che condividevano lo stesso sistema economico e sociale, il socialismo, doveva avvenire in una situazione di completa parità e di rispetto reciproco per l'indipendenza e la sovranità di ciascun paese, in un'atmosfera di collaborazione fraterna. Tanto che gli scambi commerciali tra i paesi membri si chiudevano con pareggi annuali, elevati erano i tassi medi di crescita del prodotto nazionale lordo, mentre i paesi a più basso reddito registravano le percentuali di crescita più elevate. Questa esperienza inedita fu troncata dalla salita al potere della borghesia in Urss; con Krusciov infatti il Comecon cambiò natura, per arrivare a diventare terreno di pascolo per il socialimperialismo sovietico con Breznev, fino alla sua liquidazione con Gorbaciov.
Altresì alle spalle abbiamo i principi elaborati da Mao per la "coesistenza pacifica" e proficua tra paesi a diverso sistema sociale, del rispetto reciproco per la sovranità e l'integrità territoriali, di non aggressione, di non ingerenza nei rispettivi affari interni, di uguaglianza e di reciproco vantaggio, che la Cina finché rimase in vita il suo amato timoniere non abbandonò mai, godendo dei frutti e facendone godere agli altri paesi soprattutto del Terzo mondo, fino alla salita al potere della cricca revisionista e fascista di Deng e a quella attuale, con i nefasti risultati che sono di pubblico dominio.
Battersi per l'Europa socialista rimane un dovere per la classe operaia, le masse lavoratrici e popolari, le ragazze e i ragazzi rivoluzionari e per chiunque si professi antimperialista e aspiri ad un'Europa senza più sfruttati e sfruttatori. Noi faremo fino in fondo la nostra parte perché un giorno venga instaurata la Repubblica socialista d'Europa.
Ma sarà impossibile passare pacificamente a questa nuova Europa se non si realizzerà prima il socialismo nei singoli paesi dell'Ue, a cominciare dall'Italia.

L'arma dell'astensionismo
Noi rifiutiamo l'Ue per principio e quindi non possiamo legittimarla presentandoci con nostre liste. Non possiamo accettare che l'Italia partecipi a un'alleanza imperialista che mira a dominare il mondo.
Di fronte alle elezioni europee non si può avere un atteggiamento tattico come per le elezioni nazionali, poiché il nocciolo della questione rimane la scelta a favore o contro la Ue e non quella di dove collocarsi politicamente ed elettoralmente all'interno di essa. Non si tratta in altri termini di ricercare una collocazione "a sinistra" nell'Europa, ma di rifiutare nettamente la Ue e di assumere anche sul piano elettorale una posizione conseguentemente antimperialista.
In profonda contraddizione c'è chi dice, anche se sempre più di rado, peste e corna delle multinazionali e dei monopoli e poi si spella le mani per il mercato unico e per l'euro, e partecipa con liste e col voto al parlamento europeo, non certo noi marxisti-leninisti.
Per questo il PMLI invita le elettrici e gli elettori ad astenersi (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco), l'unico modo per rifiutare l'Europa imperialista e per non dare il proprio consenso ai partiti che la sostengono.
L'astensionismo è un voto pesante, che colpisce al cuore l'Ue, le fa venire meno il consenso delle masse, la isola, la mette completamente a nudo di fronte all'opinione pubblica europea e mondiale e ne smaschera il disegno economico, politico, istituzionale e militare.
L'astensionismo è un voto in difesa dell'indipendenza economica, finanziaria e politica nazionale dell'Italia e contro la subordinazione militare del nostro Paese e il pericolo che esso sia trascinato in nuove e più pericolose guerre imperialiste.
L'astensionismo è un voto che esprime il consenso e l'appoggio al PMLI, il solo Partito italiano che combatte l'imperialismo italiano e europeo e non si stancherà mai di farlo.
Bando perciò a ogni sentimentalismo, a ogni regola dei partiti parlamentari e del regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, a ogni tradizionalismo elettorale. Lasciate all'Ulivo, al PRC, al PdCI, ai Verdi, alla Lista Occhetto-Di Pietro il tricolore nazionalista e patriottardo dell'imperialismo italiano e la bandiera con le dodici stelle gialle in campo blu di quello europeo e impugnate quella del Partito del proletariato, della riscossa e della vittoria, quella di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.
Partecipate alla campagna elettorale astensionista del PMLI e astenetevi!
Contro la Ue imperialista e la sua Costituzione, per l'Europa socialista!
Coi maestri e il PMLI vinceremo!

Il Comitato centrale del PMLI

Firenze, 1° Maggio 2004