Documento dell'Ufficio politico del PMLI (english version)
Liberiamoci dal governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale
Solo il socialismo può salvare l'Italia

Dalla padella alla brace. Per meglio dire: dalla dittatura del neoduce Berlusconi alla dittatura della grande finanza e della Unione europea (UE). Questo è quanto è avvenuto con l'avvento del governo Monti. Costui è l'espressione diretta delle logge internazionali quali la Trilaterale, il gruppo Bilderberg, la banca americana Goldman Sachs e il gruppo "Bruegel". Centrali capitalistiche che influiscono sulla formazione dei governi e sulla linea politica dei paesi capitalistici.
Nel 1994 la destra borghese italiana, con l'accordo della Confindustria e del Vaticano, ricorse a Berlusconi per stabilizzare il capitalismo, sbarrare la strada governativa alla "sinistra" borghese e completare la seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista secondo il progetto della P2. Ora l'intera borghesia, spinta dalla grande finanza internazionale e nazionale, dalla Ue e dalla Banca centrale europea, è ricorsa a Mario Monti per far uscire l'Italia dalla crisi economica e finanziaria del capitalismo senza precedenti facendola pagare ai lavoratori e alle masse popolari distruggendo tutte le conquiste politiche, sociali, economiche e sindacali che il movimento operaio e dei lavoratori ha strappato dal dopoguerra a oggi.
Da un regime capitalista e neofascista "sbracato" di stile mussoliniano si è passati a uno simile "raffinato" di stile anglosassone, ma la sostanza non è cambiata. Tanto è vero che Berlusconi si è affrettato a dire: "Con Monti siamo in buone mani... il governo è partito bene".
Certo è che Giorgio Napolitano, nuovo Vittorio Emanuele III, nell'imporre il governo Monti saltando tutte le procedure costituzionali e calpestando la democrazia borghese ha inaugurato, di fatto, la repubblica presidenziale perseguita da Berlusconi. Ciò conferma che di fronte all'"emergenza" la classe dominante borghese va per le spicce, o compie colpi di Stato violenti o colpi di Stato bianchi. In ogni caso nel capitalismo i governi non li decidono i risultati elettorali, bensì le centrali capitalistiche più o meno occulte.
La stessa composizione del governo, in cui sono presenti banchieri, alti ufficiali, superburocrati dello Stato, baroni universitari, tecnocrati, professori universitari, personalità borghesi ammanigliate col Vaticano, la Confindustria e con la grande stampa come il "Corriere della sera", dimostra che siamo in pieno regime neofascista, distante anni luce dalle istituzioni rappresentative democratiche borghesi. Specie se si pensa che alla Difesa, per la prima volta nella storia parlamentare italiana dal dopoguerra, c'è un alto ufficiale, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, attuale presidente del Comitato militare della Nato e ex capo di Stato alla difesa. Mentre il ministero dello sviluppo economico unificato con quello delle infrastrutture e trasporti è in mano a Corrado Passera, ex primo banchiere d'Italia con un reddito annuo di 6 milioni.
Per questo non stupisce l'immediata benedizione del Vaticano tramite il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che quale ha detto: "Una bella squadra alla quale auguro buon lavoro".
Il programma che Monti ha presentato al parlamento è di chiara matrice capitalista e liberista, coerente con quello che l'Ue e la Banca centrale europea hanno imposto all'Italia e che già il governo Berlusconi aveva cominciato ad attuare. Nessuna discontinuità, dunque.
Ci sono le privatizzazioni, le liberalizzazioni, il taglio alla spesa pubblica, il taglio alle pensioni (passaggio per tutti al contributivo e abolizione delle pensioni di anzianità?), la "riforma" del "mercato del lavoro", libertà di impresa, lo svuotamento del contratto nazionale di lavoro, il modello di relazioni industriali mussoliniane introdotto da Marchionne, il massacro dell'istruzione pubblica stabilito dalla "riforma" Gelmini, il pareggio di bilancio in Costituzione, di cui ora si chiede addirittura una società privata che vigili sulla sua applicazione, il federalismo fiscale, la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa, la svendita del patrimonio pubblico, le infrastrutture con il coinvolgimento dei capitali privati, una possibile nuova manovra finanziaria di 20 miliardi, licenziamenti facili per i nuovi assunti secondo la ricetta Ichino (PD). Per i giovani "mobilità a scala europea", ossia emigrazione.
Non una parola sul Mezzogiorno, sulla messa in sicurezza del territorio e delle scuole. Non una parola sulla riduzione della spesa militare e di quella delle grandi opere. Non una parola sulla tassazione delle rendite e sulle transazioni finanziarie. Solo mezze parole per la patrimoniale.
C'è da mettersi le mani nei capelli se poi si tiene presente che il neoministro dell'ambiente, tutela del territorio e del mare Corrado Clini si è detto favorevole alla Tav della Val di Susa, al Ponte sullo Stretto, al nucleare e agli ogm.
Se il buondì si vede dal mattino è più che sicuro che questo governo procederà senza indugio, sia pure con accortezza e gradualità, nella macelleria sociale e istituzionale, smantellando i residui dello "Stato sociale" e riducendo ulteriormente i diritti democratici borghesi. E si comporterà come il governo Berlusconi per reprimere la ribellione delle masse, come ha già fatto nel giorno stesso in cui ha ottenuto la fiducia al Senato facendo manganellare le studentesse e gli studenti scesi in piazza per contestarlo.
Monti ha dichiarato che i sacrifici saranno "equi". Una colossale menzogna. Perché i sacrifici sono sacrifici, e mai giusti nel capitalismo, perché a farli sono soltanto i lavoratori, i pensionati e le masse popolari, servono solo a ingrassare i padroni, a favorire i profitti dei capitalisti e arricchire i banchieri e i finanzieri.
In genere, non riteniamo utile stipulare dei patti sindacali con i governi borghesi. Con questo, men che mai. Siamo perciò contro il "patto sociale" proposto dalla Cisl di Bonanni e dall'Uil di Angeletti, così come contro il "nuovo patto di cittadinanza" proposto dalla Cgil della riformista di destra Susanna Camusso, che, per non disturbare Monti, ha vergognosamente cancellata la manifestazione nazionale che si doveva svolgere il 3 dicembre in Piazza San Giovanni a Roma.
Bisogna invece prendere le distanze da questo governo e combatterlo duramente politicamente e sindacalmente nelle piazze, senza dargli tregua. Prima ce ne libereremo, meglio sarà per le masse e per la stessa democrazia borghese.
Com'è possibile dare corda e credibilità a Monti che, ancor prima di diventare presidente del Consiglio, ha detto basta alla "nefasta influenza marxista" e al suo "arcaico stile di rivendicazione che è un grosso ostacolo alle riforme... come si è visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel far ricerca, nel fabbricare automobili"? ("Corriere della sera" del 2 gennaio 2011).
Chi ha voluto, ha votato e ha accreditato il governo Monti, in particolare la "sinistra" borghese con alla testa Napolitano e Bersani, si è macchiato di un crimine politico, sociale e istituzionale di cui dovrà rendere conto al proletariato e alla storia. Ciò vale anche per il leader neoliberale di SEL, Vendola, e per i dirigenti de "il manifesto" trotzkista, anche se non sono dei parlamentari.
Il movimento studentesco, che salutiamo con calore e in maniera militante, ha compreso subito la natura di classe, le funzioni e gli scopi del governo Monti ed è immediatamente sceso in 60 piazze d'Italia per combatterlo. Sicuramente anche il movimento operaio ha la stessa consapevolezza, ma tarda a seguire l'esempio delle studentesse e degli studenti a causa del tappo costituito dalla Cgil in mano alla destra riformista, dal PD e da SEL e dall'inconcludenza dei falsi comunisti. Ma prima o poi, sviluppandosi la macelleria sociale e la politica di lacrime e sangue, è inevitabile che salti quel tappo.
I marxisti-leninisti, militanti e simpatizzanti del PMLI, lavoreranno in tal senso nei luoghi di lavoro dove sono presenti, e invitano a fare altrettanto in particolare le operaie e gli operai più coscienti, combattivi, informati.
Per uscire da questa situazione lanciamo due appelli. Il primo a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste di unirsi per liberare l'Italia dal governo della grande finanza, dell'Ue e della macelleria sociale. Il secondo appello lo rivolgiamo alla classe operaia e alle ragazze e ai ragazzi che vogliono il cambiamento sociale perché abbandonino ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, costituzionale, riformista e pacifista e diano tutta loro forza intellettuale, politica, organizzativa e morale al PMLI per portare fino in fondo la lotta di classe contro il capitalismo e per l'instaurazione dell'Italia unita, rossa e socialista.
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 19 novembre 2011