Occorre lo sciopero generale nazionale di otto ore di tutte le categorie
NON CEDERE. ESTENDERE E INDURIRE LA LOTTA. NAZIONALIZZARE LA FIAT
Documento dell'Ufficio politico del PMLI
Un accordo infame tra la Fiat e il governo del neoduce Berlusconi che avalla i licenziamenti di massa e non scongiura la chiusura di alcuni stabilimenti, una trattativa falsa, i sindacati ridotti a comparse, uno schiaffo in faccia alle migliaia di lavoratori che da due mesi stanno conducendo una lotta unitaria molto dura, piena di sacrifici e di pesante perdita di salario. Ciò è quanto è successo nell'incontro che si è svolto il 5 dicembre a Palazzo Chigi, giorno fissato come ultimativo dall'azienda, oltre il quale far partire la ristrutturazione, la cassa integrazione e le lettere di licenziamento. Non c'era da aspettarsi nulla di buono da questo appuntamento, ma il risultato è andato oltre le più pessimistiche previsioni.
Condanniamo duramente, e la giudichiamo irricevibile, l'intesa preconfezionata e blindata tra i dirigenti del Lingotto e i ministri berlusconiani, fondata sul piano originario della Fiat di riduzione dei volumi produttivi, il taglio pesantissimo dei posti di lavoro, la chiusura di stabilimenti e la malcelata intenzione di vendere il settore auto alla General Motors.
Condanniamo con analoga durezza il comportamento vergognoso di Berlusconi e della sua cricca che si è concretizzato nell'appoggiare e favorire, con gli "ammortizzatori sociali", il progetto di smantellamento della Fiat auto e nel vigliacco tentativo di isolare ancora una volta la Cgil e spingere la Cisl e la Uil a firmare separatamente l'intesa. Le vaghe e incerte promesse della riapertura dello stabilimento di Termini Imerese, comunque con una dimensione produttiva e occupazionale ridotta e a spese della Mirafiori di Torino, sono state pensate per questa perfida finalità.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai sindacati confederali e a quelli metalmeccanici per come sono stati trattati, spettatori muti, e appoggiamo la loro decisione di respingere l'accordo governo-azienda.
Il metodo neocorporativo, decisionista, antidemocratico e antisindacale che il governo ha usato nei loro confronti non ha precedenti nella storia del nostro Paese, se non ai tempi della dittatura fascista di Mussolini.
La nostra forte e risoluta solidarietà va in questo momento drammatico alle lavoratrici e ai lavoratori della Fiat e dell'indotto, che a decine di migliaia rischiano il posto di lavoro. Una catastrofe per le loro famiglie e per tutto il popolo italiano. In tutte le regioni dove sono presenti stabilimenti Fiat, essi hanno condotto e stanno conducendo una battaglia esemplare per la salvezza di se stessi, delle loro famiglie e della stessa Fiat, una battaglia che giova all'intera classe operaia e a tutti i movimenti di massa che si battono per la giustizia sociale, il lavoro, la democrazia e la pace. In questa battaglia stanno svolgendo un importante ed encomiabile ruolo il Comitato delle donne di Termini Imerese e le operaie torinesi di Mirafiori.
Dopo le decisioni operative assunte da Agnelli e Berlusconi, questa lotta non può che estendersi e indurirsi, utilizzando qualsiasi metodo di lotta si renda necessario per far rientrare il criminale e disumano piano padronale e governativo.
è tempo di mettere in campo l'insieme della forza unitaria del movimento sindacale e di chiedere la solidarietà, in parte già in atto, degli studenti, degli intellettuali, dei noglobal e di tutte le masse lavoratrici e popolari. In questo quadro occorre proclamare rapidamente da parte di tutti i sindacati uno sciopero generale nazionale di otto ore di tutte le categorie con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi per respingere il piano di Agnelli e così impedire, come obiettivo prioritario, i licenziamenti e la chiusura di stabilimenti. La semplice modifica del piano non ci sembra adeguata alla situazione.
L'unica soluzione che risolva alla radice il problema per noi marxisti-leninisti italiani non può che essere la nazionalizzazione dell'intero gruppo Fiat senza indennizzo, e la riconversione produttiva della Fiat auto nell'ambito di una nuova politica dei trasporti basati principalmente su rotaie, via mare e via acqua.
Questa è la nostra proposta forte. Ma appoggeremo in ogni caso le decisioni e le soluzioni che troveranno il consenso convinto dei lavoratori della Fiat e dell'indotto. In questa ottica ci batteremo perché qualsiasi accordo sia preso solo dopo la loro consultazione e approvazione.
Che i sindacati promuovano urgentemente un fondo di solidarietà perché tutto il popolo italiano partecipi a sostenere la lotta per il lavoro alla Fiat.
Nessuno deve essere licenziato! Nessuno stabilimento deve essere chiuso, nemmeno per un giorno! Avanti nella lotta fino alla vittoria! Viva le lavo-ratrici e i lavoratori della Fiat e dell'indotto in lotta!


L'Ufficio politico del Partito marxista-leninista italiano


Firenze, 6 dicembre 2002