Su invito di Rdb-Cub, Cobas, Sdl, Snater e altri
Due milioni di lavoratori scioperano 100 mila in piazza a Roma
Precari e studenti a fianco dei lavoratori nei cortei. Il PMLI presente a Roma e Milano
Blocco dei licenziamenti al centro delle rivendicazioni

Gli organizzatori dello sciopero generale nazionale di 24 ore di tutte le categorie pubbliche private svoltosi il 23 ottobre, ossia i sindacati non confederali Rdb-Cub, Cobas e Sdl, (che tra loro hanno costituito un "patto di base" unitario) parlano di grande successo, di grande partecipazione. Significative le adesioni, soprattutto nella scuola, nella pubblica amministrazione e nel settore dei trasporti ferroviario e pubblici locali, ma anche nelle aziende in crisi: sono circa due milioni, secondo i dati ufficiali, le lavoratrici e i lavoratori che hanno incrociato le braccia. Diverse le modalità dello sciopero dei dipendenti del trasporto aereo, limitato a sole 4 ore. Ciò dovuto a un'ordinanza ostruzionistica e antidemocratica del ministro Matteoli.
Diverse le manifestazioni organizzate nell'ambito della giornata di lotta: Roma, Milano, Torino, Firenze, Palermo. Quella che si è svolta nella capitale e che aveva un carattere nazionale è stata senz'altro la più partecipata. In ben 100 mila provenienti dal Centro e dal Sud d'Italia, sostengono gli organizzatori, si sono ritrovati in piazza, tanti i lavoratori precari, presenti anche gli studenti medi e universitari. Un lungo e combattivo corteo è partito dal concentramento in piazza Repubblica per sfilare verso piazza San Giovanni, passando da viale Luigi Einaudi, piazza dei Cinquecento, via Cavour, piazza Dell'Esquilino, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana e viale Manzoni. In testa un grande striscione con su scritto: "Unificare le lotte per non pagare la crisi". Dappresso un'ironica coreografia raffigurante una particolare "banda Bassotti". Un infermiere e tre impiegati con tanto di mascherine nere, si sono travestiti da Brunetta, Tremonti, Confindustria e sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil. In mano quattro sacchi neri dove stava scritto: dignità, salario, diritti, democrazia.
Sotto accusa dei manifestanti la politica economica, sociale e del lavoro del governo Berlusconi, con particolare riferimento alla grave crisi in atto e ai licenziamenti. Presi di mira negli slogan e nelle scritte sui cartelli, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti per aver varato lo Scudo fiscale che favorisce gli evasori e i capitali illeciti della criminalità organizzata e per non aver stanziato, nella legge finanziaria, la copertura economica per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici; il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, autore della devastante controriforma del pubblico impiego (legge 15/09) di cui di recente è stato varato il decreto attuativo, che tra l'altro, cancella la contrattazione sia nazionale sia decentrata; il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, acerrima nemica della scuola pubblica e colpevole di aver licenziato con un botto solo decine di migliaia di insegnanti precari.
Dal palco in piazza San Giovanni, nel comizio conclusivo della manifestazione, hanno preso la parola Paolo Leonardi, coordinatore nazionale delle Rdb-Cub, Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas e Fabrizio Tomaselli rappresentante del Sdl-intercategoriale. Nei loro interventi hanno messo in rilievo i buoni risultati della giornata di lotta, l'importanza dell'alleanza sociale tra lavoratori delle varie categorie e dell'unificazione delle lotte. Dallo sciopero e dal corteo, hanno evidenziato, giunge una forte richiesta al governo e al padronato per il blocco dei licenziamenti e degli sfratti, per la cancellazione dei tagli alla scuola, per l'assunzione stabile dei precari, per aumenti di salari e pensioni, l'abrogazione della Bossi-Fini e del pacchetto "sicurezza" e il ritiro della "riforma" Brunetta.
Un'altra manifestazione, sempre organizzata dai sindacati non confederali, si è svolta a Milano. Vi hanno partecipato in migliaia. Oltre ai lavoratori che hanno scioperato c'erano anche il coordinamento dei collettivi studenteschi, rete scuole, gli studenti universitari e delle scuole civiche, il coordinamento dei professori precari e i comitati delle case popolari di San Siro. Il corteo, un lungo e vivace serpentone, è partito da Largo Cairoli per terminare davanti al Provveditorato regionale degli studi di Milano. Iniziative pure a Catania, Firenze e in provincia di Parma, nonché a Palermo.
Il PMLI ha partecipato attivamente e con le proprie insegne alle manifestazioni di Roma e Milano. A Firenze e Catania sono stati diffusi i volantini del PMLI, a Sala Baganza (Parma) Il Bolscevico.
Al di là di una valutazione oggettiva sulle percentuali di adesione allo sciopero e alle iniziative di piazza, ai sindacati che hanno promosso questa giornata di lotta va riconosciuto il merito di aver chiamato i lavoratori alla mobilitazione contro il governo sulla base di una piattaforma rivendicativa avanzata e, se non tutta, largamente condivisibile; hanno il merito di aver coperto un vuoto di iniziativa delle confederazioni, specie dei sindacati complici, Cisl e Uil, allineati sulle posizioni del governo e del padronato. La stessa Cgil, colpevolmente stenta e tarda nel proclamare le forme di lotta necessarie. Non condividiamo però il progetto di Rdb-Cub, Cobas e Sdl di costituire, al termine di un processo di unificazione tra loro, un quarto sindacato, una quarta confederazione, oltre Cgil, Cisl e Uil. La nostra proposta strategica è diversa e si concreta in un grande sindacato di tutte le lavoratrici e lavoratori fondato sulla democrazia diretta e il potere sindacale e contrattuale all'Assemblea generale dei lavoratori. Ma questo è un altro discorso.

28 ottobre 2009