La verità che viene fuori dall'"armadio della vergogna"
L'eccidio dei partigiani a piazzale Loreto fu deciso dai nazisti ed eseguito dai repubblichini che esposero i corpi delle vittime

Una commissione d'indagine parlamentare istituita nel 2003, i cui risultati sono stati resi noti dal giudice Guido Salvini, consulente della stessa, ha permesso di approfondire la conoscenza e di aggiungere nuove informazioni, circa lo scandalo dei fascicoli occultati nel cosiddetto "armadio della vergogna".
Ricordiamo che nel 1994 furono scoperti casualmente 695 faldoni che giacevano abbandonati in un armadio di Palazzo Cesi a Roma, sede della Procura Generale Militare. Questi documenti contenevano gli atti delle indagini svolte dagli organi della polizia italiana e dalle commissioni d'inchiesta anglo-americane, con nomi e cognomi dei militari tedeschi delle SS e dei fascisti italiani autori delle efferate stragi di civili commesse tra il 1943 e il 1945, che causarono oltre 15.000 vittime comprese donne e bambini. Furono avviati pochissimi processi, tra i quali quello contro l'ex capitano SS Theodor Saevecke si concluse a Torino nel 1999 con la sua condanna all'ergastolo. Questo criminale nazista, come è documentato nel fascicolo che lo riguarda, era imputato della fucilazione sommaria sul suolo pubblico di Piazzale Loreto a Milano, eseguita il 10 agosto 1944 da un plotone formato da italiani della "Guardia Nazionale Repubblicana" e della Legione Muti, di 15 antifascisti; esecuzione decisa dalle autorità tedesche per rappresaglia, dopo che il Saevecke aveva fornito i nomi dei partigiani da fucilare facendoli prelevare tra i detenuti politici di San Vittore.
Dalla relazione di Salvini si viene a conoscenza di come le autorità politiche italiane abbiano sistematicamente e volontariamente messo in atto una minuziosa opera di insabbiamento, occultamento e protezione dei responsabili di quella strage, nonostante che già dal 1946 la sezione investigativa del Comando Alleato avesse messo insieme una consistente base probatoria, con una quarantina di testimonianze e alcune fotografie che inchiodavano alle proprie responsabilità il Savecke oltre a una buona parte dello stato maggiore germanico.
Ciononostante questo incartamento rimase abbandonato presso la Procura Generale Militare fino al 1963, dopodiché, in seguito a una richiesta delle autorità tedesche circa il passato di Saevecke, che intanto aveva fatto carriera nella polizia della RFT, dopo aver passato molti anni nei servizi segreti americani, esso compì qualche breve giro da un Ministero all'altro, per venire infine il 20 maggio 1963 definitivamente archiviato senza che venisse istituito alcun procedimento penale. Queste sono state infatti le conclusioni cui è giunto il giudice Salvini e che così recitano:"Il fascicolo relativo all'eccidio di Piazzale Loreto fu tenuto fermo per moltissimi anni, nonostante fosse completo fin dall'inizio di tutti i dati forniti dallo Special Investigation Branch per l'incriminazione immediata dei responsabili...".
Da tutta questa storia emergono chiari due aspetti: da un lato appare evidente la copertura ignobile e la connivenza che è stata assicurata dagli apparati politici ai nazisti e ai fascisti autori di questa strage; senza che, peraltro, ciò sia stato oggetto quantomeno di scandalo nei mass-media di regime. Dall'altro lato, in questa luce, appare ancor più nauseante l'operazione di revisionismo storico volta a gettare fango, screditare e sminuire in tutti i modi il valore ed il significato della gloriosa Resistenza: si è veramente passato il segno, arrivando perfino a ventilare l'abolizione della celebrazione del 25 Aprile sostituendola con una pseudo festa della "riconciliazione nazionale", in modo che venga perduta la memoria storica di ciò che è stato il nazifascismo con danno irreparabile, specie per le giovani generazioni.
Questa operazione di revisionismo storico vede impegnati una grande quantità di soggetti a tutti i livelli mediatici ed editoriali. Si è sentito varie volte e da più parti, ad esempio, specie nella ricorrenza del 25 Aprile, gridare allo scandalo per la presunta efferatezza e crudeltà per l'esposizione a Piazzale Loreto dei cadaveri di Mussolini e degli altri gerarchi fucilati dai partigiani a Dongo, mentre invece ben si vede dall'episodio della fucilazione dei 15 antifascisti lasciati a lungo sul selciato della stessa piazza, chi fu a macchiarsi di un crimine indelebile.
Mussolini, dopo un ventennio di dittatura fascista, l'alleanza con la Germania di Hitler, la successiva catastrofe causata all'Italia con l'entrata in guerra al fianco dei nazisti, tanti lutti e sofferenze inflitte agli italiani, è stato semplicemente trattato con la stessa moneta con la quale erano stati trattati i 15 antifascisti trucidati a Piazzale Loreto nel 1944, crimine per il quale nessuno ha pagato e mai pagherà.

13 luglio 2005