Gli edili scozzesi in piazza per protestare contro i licenziamenti e il taglio del 30% della paga oraria

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLI
Mercoledi 5 ottobre centinaia di operai del settore edile sono scesi in piazza a Lanarkshire (Glasgow), presso la zona industriale, per dire no all'ondata di licenziamenti e ai tagli salariali diretti preannuciati dalla Balfour Beatty e da altre sei imprese edili britanniche.
I manifestanti hanno deciso di denunciare pubblicamente le imprese che vogliono fare carta straccia dell'attuale Contratto collettivo nazionale di lavoro per i lavoratori edili, sostituendolo con un nuovo ambiguo contratto nazionale di lavoro (BESNA) che vorrebbero attuato entro marzo 2012. Questo nuovo contratto nazionale, a detta delle imprese di costruzione coinvolte, "armonizzerebbe" i cinque accordi che disciplinano i rapporti di lavoro con elettricisti, idraulici, operai meccanici, ecc., in un unico accordo industriale congiunto.
I sindacati (con alla testa Unite e GMB) e i lavoratori edili si sono resi conto dell'imbroglio. Il nuovo contratto nazionale di lavoro comporterà una riduzione del 30% dei salari per gli operai specializzati che da 16,25 sterline l'ora guadagneranno solo 10 sterline. Inoltre i lavoratori non specializzati potranno essere adibiti a mansioni che precedentemente erano di esclusiva competenza degli operai specializzati. Non è azzardato ipotizzare che i padroni non si faranno sfuggire l'occasione per reclutare manodopera a basso costo e che gli operai specializzati in cerca di lavoro si vedranno costretti ad accettare la paga minima per non soccombere nella competizione con gli operai non specializzati (che costerebbero agli imprenditori quasi 5 sterline meno l'ora ad operaio).
Il funzionario regionale del sindacato Unite, Scott Foley, ha affermato che si tratta di un grave attacco al sostentamento di migliaia di lavoratori edili scozzesi che non possono permettersi di perdere un terzo del proprio reddito. Aggiunge che questo nuovo contratto darà ancora più potere ai datori di lavoro che potranno dettare, piuttosto che negoziare, retribuzioni, ferie, straordinari,ecc.
Centinaia di lavoratori sono stati contattati dai padroni che hanno dato loro tempo sino al 7 dicembre per sottoscrivere i nuovi contratti. Nonostante i portavoce delle imprese coinvolte neghino le devastanti conseguenze che deriveranno dall'attuazione di questo nuovo contratto, gli operai sanno bene che a dicembre si troveranno dinnanzi ad una scelta difficile: accettare una paga ridotta del 30% oppure andare incontro al licenziamento.
Scott Walker, portavoce del sindacato Unite, ha affermato: "Si tratta di un altro attacco che si inserisce all'interno di una serie di attacchi rivolti alla classe operaia. Si chiede alle lavoratrici e ai lavoratori di pagare i costi di una crisi economica non da loro causata".
Altre significative manifestazioni di protesta seguiranno nelle prossime settimane, promettendo di far tremare la terra sotto i piedi alla classe dominante borghese al potere.

12 ottobre 2011