25° Anniversario della fondazione del Partito del proletariato, della riscossa e della vittoria
SOLO UNENDOSI AL PMLI E' POSSIBILE BUTTAR GIU' IL NEODUCE BERLUSCONI E REALIZZARE L'ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA
di Giovanni Scuderi

Auguri e Grazie. Queste sono le prime parole che vengono in mente e salgono dal cuore e rivolgiamo alle compagne e ai compagni, militanti e simpatizzanti, del PMLI in occasione del 25° Anniversario della fondazione del Partito del proletariato, della riscossa e della vittoria.
Auguri e Grazie. Ai quattro pionieri che per primi, il 29 settembre del 1967, cominciarono la Lunga Marcia politica, organizzativa e del proselitismo e che ancora adesso, dopo 35 anni di duro e instancabile lavoro, sono sulla breccia e continuano a essere un fondamentale punto di riferimento e un esempio insuperato di abnegazione e di assoluta dedizione alla causa per tutto il Partito.
Auguri e Grazie. Ai fondatori del Partito ancora fedeli alla causa che, nonostante sia passato un quarto di secolo e la loro età non sia più verde, stanno in prima fila, anche se svolgono compiti interni e poco conosciuti, si sobbarcano il maggior peso politico, organizzativo e finanziario e non si risparmiano per trasmettere ai nuovi militanti il grande patrimonio teorico e politico del PMLI.
Auguri e Grazie. Alle nuove generazioni del Partito di ambo i sessi e delle varie età, specie ai giovani e ai giovanissimi, che hanno portato nuovo sangue proletario rivoluzionario ed energie fresche al Partito e che si sforzano di assimilare rapidamente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea politica e l'esperienza del PMLI per poter partecipare con cognizione di causa a risolvere gli affari del Partito e a far bene il lavoro politico e la lotta di classe.
Auguri e Grazie. Alle compagne, in primo luogo a quelle che da sole nelle loro rispettive città tengono alte le bandiere dei maestri e del Partito, che, pur dovendo affrontare impegni professionali e familiari oggettivamente più gravosi e stressanti rispetto a quelli dei compagni, non sono da meno di questi ultimi condividendo con essi, in tutto e per tutto, gli stessi problemi, gli stessi sacrifici, gli stessi carichi di lavoro e gli stessi ruoli politici. I due sessi nel Partito godono di un'assoluta parità e dello stesso rispetto e considerazione.
E' tutto merito di questi compagni e compagne, dirigenti e semplici militanti, della prima e della seconda linea, se il nostro amato Partito è nato, è cresciuto e si sta sviluppando gradualmente su tutto il territorio nazionale.
E' grazie al loro coraggio e intraprendenza, ai loro sacrifici e impegni quotidiani, alla loro dedizione alla causa del socialismo, che è stato possibile donare al proletariato e alle masse popolari italiane lo strumento politico e organizzativo principale per la loro emancipazione dal capitalismo e dall'imperialismo.
Un'opera collettiva in cui un po' tutti siamo a un tempo architetti e muratori. Sia pure nella diversità dei ruoli e dei compiti. Mai in Italia si era visto venir su un Partito con un così chiaro carattere di classe nell'ideologia, nella politica, nella struttura organizzativa, nel programma, nella militanza, nello stile di lavoro e nella pratica sociale. Un Partito che non assomiglia in nulla al falso partito comunista, in realtà revisionista e riformista qual è stato il PCI e quali sono le sue brutte copie costituite dal PRC e dal PdCI. Un Partito che vuol fare la rivoluzione proletaria e instaurare il socialismo, e lo farà. Un Partito che vuol guidare il proletariato alla conquista del potere politico, e lo guiderà.
Nel corso della nostra Lunga Marcia gli elementi più deboli non hanno retto allo sforzo e alle dure prove della lotta di classe e sono stati risucchiati dalla borghesia, ma quelli più forti sono diventati d'acciaio, come Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e gli autentici marxisti-leninisti di tutti i tempi e paesi.
La selezione dei dirigenti e dei militanti marxisti-leninisti è inevitabile e rientra nella dialettica delle cose, anche in quelle che riguardano la costruzione del Partito del proletariato. Non è un male ma un bene, poiché la lotta di classe richiede capi proletari rivoluzionari e marxisti-leninisti a prova di bomba, compagne e compagni su cui ci si possa contare nella buona come nella cattiva sorte. Quando spira forte il vento della rivoluzione, e ancor più quando prevale il vento della controrivoluzione.
Il 9 Aprile 1977, quando fondammo il PMLI a Firenze in via Ghibellina n. 54, presso la sede dei Gruppi di studio e di propaganda del pensiero di Mao, eravamo 52 delegati, per lo più giovani, provenienti dalla Toscana, dalla Sicilia, dalla Calabria e dalla Lombardia. Ora siamo presenti, come militanti e simpatizzanti anche in Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania e Puglia. Qualcosa sta spuntando in Sardegna.
Ne abbiamo fatta di strada! In barba al vergognoso e totale silenzio stampa sul PMLI, alla mancanza di mezzi, all'esistenza di diversi partiti e gruppi falsamente comunisti, alla restaurazione del capitalismo nei paesi socialisti da parte dei rinnegati revisionisti, alle deideologizzazione e decomunistizzazione del proletariato e delle masse e alla sfavorevole situazione internazionale e nazionale, soprattutto negli anni passati.
Sul piano ideologico, politico e programmatico siamo molto avanti. Ma sul piano organizzativo siamo ancora indietro, abbiamo un numero di militanti assolutamente insufficiente per poter assolvere con successo tutti i nostri compiti rivoluzionari, risvegliare le masse e condurle sulla lotta di classe per il socialismo.
Ce la stiamo mettendo tutta, ma evidentemente non sono ancora maturate le condizioni per un più rapido sviluppo del PMLI. Anche se il tempo volge al bello e si preannunciano nuovi e più grandi successi sul piano organizzativo e del proselitismo.
Quanto più si svilupperà la lotta di classe, il governo del neoduce Berlusconi infierirà contro i lavoratori e le masse e proseguirà nella realizzazione del suo programma fascista, i falsi partiti comunisti mostreranno per intero il loro vero volto di strumenti della borghesia di "sinistra", il socialismo tornerà a riscaldare il cuore e la mente del proletariato e le nuove generazioni capiranno fino in fondo che nel capitalismo non hanno avvenire, tanto più il PMLI diventerà grande, forte e radicato in tutto il Paese.
Attenendoci alle cinque fiducie, in primo luogo al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e applicando risolutamente e con intelligenza tattica la linea del 4° Congresso nazionale del PMLI, noi riusciremo senz'altro a raggiungere uno per uno tutti i nostri obiettivi politici e organizzativi.
Il tempo, l'avvenire e l'esperienza pratica inevitabilmente giocheranno a nostro favore. Anche l'odio di Berlusconi e degli altri politicanti borghesi come D'Alema, Fassino, Rutelli, Cossutta e Bertinotti contro Stalin e l'esperienza storica del socialismo alla fine si ritorcerà contro la borghesia e il capitalismo e farà capire al proletariato e alle ragazze e ai ragazzi più coscienti, più combattivi e più informati che la loro arma più potente per combattere e sconfiggere la classe dominante borghese e i suoi lacché è costituita dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao.

LA BATTAGLIA CONTRO IL NEODUCE BERLUSCONI
Nella grande battaglia in difesa dell'articolo 18, il PMLI darà, come già sta facendo, un'ulteriore prova della sua tempra e combattività di classe, della sua fedeltà alla classe operia, della sua determinazione a non mollare la presa quando si tratta di questioni di principio.
Questa battaglia va vinta costi quello che costi, anche se occorrono nuovi scioperi generali dopo quello del 16 aprile e altre manifestazioni nazionali a Roma, fino ad arrivare sotto Palazzo Chigi. Non possiamo permettere che il governo e la Confindustria l'abbiano vinta. Poiché sono in gioco, assieme all'articolo 18, dei diritti inalienabili dei lavoratori e dei sindacati. Se passa, infatti, la modifica dell'articolo 18 e con essa il famigerato "libro bianco" di Maroni vengono sconvolte e quasi annullate le relazioni sindacali e messi all'angolo i lavoratori, conformemente a quanto realizzò Mussolini per un ventennio.
Non si è ancora capito che Berlusconi è il nuovo Mussolini, anche se col doppio petto e con la camicia azzurra, e che il suo programma è una copia, riveduta e aggiornata, di quello del duce. Di certo è quello del "Piano di rinascita democratica" e dello "Schema R" della P2, di Gelli, Craxi e dello stesso Berlusconi, da anni messi in pratica anche da parte del "centro-sinistra", vedi, per esempio, la Bicamerale golpista di D'Alema.
Settori importanti della sinistra borghese, i cosiddetti "ceti medi riflessivi", ossia professori, giuristi, magistrati, avvocati, scrittori, ricercatori, studenti, si sono accorti della pericolosità di Berlusconi e sono scesi in massa in piazza "per difendere la democrazia". E' già qualcosa, di fronte all'inerzia, all'inettitudine di tutta la "sinistra" parlamentare, Rifondazione compresa.
Noi marxisti-leninisti li abbiamo appoggiati immediatamente e siamo scesi in piazza con loro. Ma non possiamo seguirli sul loro terreno democratico borghese, quello della difesa dello Stato di diritto, cioè dell'organizzazione statale, istituzionale e giuridica borghese.
Essi hanno capito che i provvedimenti presi o in via di approvazione da parte del governo e della sua maggioranza parlamentare sul falso in bilancio, le rogatorie, il rientro dei capitali sporchi dall'estero, il conflitto di interessi, l'occupazione della Rai, e le "riforme" del Consiglio superiore della magistratura, del codice penale, della scuola e dell'articolo 18 sono delle misure non democratiche da combattere, e le combattono. Ma, salvo singole eccezioni, hanno delle serie difficoltà ad ammettere che siamo in presenza di un regime, e che questo regime è un nuovo fascismo.
Ciò costituisce un gravissimo limite al loro impegno e alla loro attività politiche contro il governo Berlusconi. Un limite simile a quello che ebbe la sinistra borghese di fronte all'ascesa e alla conquista del potere da parte di Mussolini.
Ci vollero indicibili sofferenze da parte del proletariato e dovette scorrere molto sangue, non solo per l'entrata in guerra dell'Italia di Mussolini prima che essa si rendesse conto che occorreva unirsi al proletariato e abbattere il duce del fascismo.
Noi speriamo, lavorando conseguentemente, che questi settori democratici borghesi e antifascisti si ricordino dell'esperienza storica della dittatura fascista di Mussolini e che quindi si ravvedano e si orientino verso la lotta antifascista per buttar giù il neoduce Berlusconi. Poi ciascuno andrà per la sua strada. Noi continueremo a lottare per l'Italia unita, rossa e socialista.
Ma finché non scenderà in campo la classe operaia, il cui ruolo dirigente non può essere assunto da alcun movimento, nemmeno dal cosiddetto "movimento dei movimenti" o da un presunto "nuovo movimento operaio", è impossibile che la sinistra borghese venga attratta nella lotta conseguente contro il governo Berlusconi.
Purtroppo però la stragrande maggioranza della parte più avanzata della classe operaia, ancora sotto l'influenza del "centro-sinistra" e dei falsi comunisti, non ha ancora del tutto la coscienza che il governo Berlusconi non è un qualsiasi governo borghese, bensì un governo neofascista dalla testa ai piedi che non doveva nemmeno ottenere il beneplacito del presidente della Repubblica Ciampi, che anzi lo sta proteggendo e incoraggiando nel nazionalismo, nel militarismo e nell'interventismo. Così come fece il re Vittorio Emanuele III nei confronti di Mussolini.
Questa parte così importante e decisiva della classe operaia deve ancora capire che il governo del neoduce Berlusconi è attualmente il suo nemico principale e che prima lo buttiamo giù, meglio è.
Spetta a noi marxisti-leninisti farglielo capire, i fatti e gli avvenimenti ci aiuteranno in questo. Intanto gli operai, i lavoratori, i disoccupati, i pensionati, i giovani che hanno già preso coscienza che siamo in presenza di un regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, guerrafondaio, antioperaio e antisindacale, si uniscano subito al PMLI, come militanti, o simpatizzanti, o alleati, per alzare i toni della lotta di classe, per unire tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose che possono essere unite nella lotta antifascista, per buttar giù il neoduce Berlusconi e per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.
Coi maestri e il PMLI vinceremo!

9 Aprile 2002 (Editoriale pubblicato su "Il Bolscevico" n.15/2002)