Egitto: "La rivoluzione continua"
1 milione in piazza Tahrir
In sciopero da tre settimane gli operai del canale di Suez

L'8 luglio, in piazza Tahrir, al Cairo un milione di manifestanti ha partecipato alla protesta convocata dai movimenti giovanili e da quello del 6 aprile, cui ha aderito anche il movimento dei Fratelli musulmani, dietro la parola d'ordine "la rivoluzione continua".
Stesso obiettivo delle centinaia di migliaia di manifestanti scesi in piazza ad Alessandria e a Suez dove tra l'altro è in corso uno sciopero per aumenti salariali degli operai del canale.
I protagonisti della "rivoluzione del 25 gennaio" che ha portato alla fine del regime di Hosni Mubarak, contro il quale dovrebbe iniziare il processo il prossimo 3 agosto, accusano il Consiglio supremo delle forze armate diretto dal generale Hussein Tantawi, ex ministro di Mubarak, di proteggere gli imputati della repressione della rivolta rallentando l'apertura dei processi e di non aver avviato alcuna riforma verso la democrazia. E di non voler concedere risarcimenti alle famiglie dei martiri delle rivolte. A sostegno di queste richieste era ripartita la protesta con le manifestazioni dello scorso 28 e 29 giugno quando i manifestanti in piazza Tahrir avevano difeso il presidio dalla repressione poliziesca. E rilanciato la lotta con la convocazione per l'8 luglio una nuova grande manifestazione nella piazza.
La "rivoluzione" non può essere limitata alle dimissioni di Mubarak, la battaglia deve continuare e al centro della protesta torna piazza Tahrir al Cairo dove centinaia di manifestanti dopo la nuova grande manifestazione dell'8 luglio hanno piantato delle tende per un presidio che dovrebbe durare nel tempo.
Il 6 luglio un tribunale della capitale ha assolto tre ex ministri che erano stati rinviati a giudizio con l'accusa di malversazione; la sentenza ha contribuito ad alimentare la protesta dei manifestanti che denunciavano come "negli ultimi cinque mesi diversi ex funzionari governativi sono stati assolti come se non ci fosse stata alcuna rivoluzione e come se nessuno fosse stato ucciso". Dimenticate le 846 persone che hanno perso la vita e le oltre 6 mila ferite.
Il governo egiziano deve fare i conti con le richieste dei manifestanti di piazza Tahrir come con la protesta esplosa nelle città lungo il canale di Suez dove sono scesi in sciopero gli operai della società Acs. L'agitazione era cominciata l'8 febbraio scorso quando i lavoratori erano scesi in lotta partecipando alla marea montante della battaglia contro il regime di Mubarak, che avevano visto protagonista anche la città operaia di Suez. e chiedendo aumenti salariali. I dirigenti della società avevano accolto la richiesta degli aumenti salariali ma a distanza di mesi non l'hanno messa in pratica.
Il salario mensile di un operaio varia tra i 500 e i 1.000 pound egiziani, equivalenti a 70-140 euro; quello degli impiegati dell'amministrazione è il triplo, fino a 3.000 pound e di ben 24.000 pound è quello dei consulenti del presidente del Acs. Una disparità inaccettabile.
L'8 giugno il consiglio di fabbrica dello stabilimento di Suez decideva di iniziare con un sit in di protesta a sostegno delle richieste degli operai: un aumento dei salari del 40%, un aumento del 7% dei bonus di produzione, il miglioramento della quantità di cibo in mensa e le dimissioni del presidente dell'Acs, Ahmed Fadel, chiamato dgli operai "il dio arrogante". Nella seconda metà del mese scendevano in lotta i lavoratori degli stabilimenti di Ismailiya e Port Said che assieme a quello di Suez davano il via a uno sciopero a oltranza. Minacciando di bloccare l'ingresso meridionale del Canale e quindi di interrompere l'enorme flusso di denaro generato dalle tasse di passaggio che versano nelle casse statali le navi delle compagnie marittime di tutto il mondo che transitano per Suez.

13 luglio 2011