Egitto
La protesta riparte da piazza Tahrir
"Molti uomini di Mubarak sono ancora al loro posto"

"Vogliamo le dimissioni di tutti i membri del Pnd (il partito di Mubarak, ndr) ancora in carica, compresi i governatori regionali e i rappresentanti delle province", "Non andremo via finché Mubarak e la sua famiglia non verranno processati", gridavano le migliaia di persone rimaste in piazza Tahrir la sera dell'8 aprile. La piazza simbolo della rivolta che aveva portato alla caduta del regime di Mubarak ritornava al centro della protesta popolare contro la nuova giunta militare che ha preso la guida del paese. E che ha inviato polizia e esercito a sgomberare la piazza; negli scontri ci sono stati due morti e una settantina di feriti.
"Il consiglio militare è parte del regime corrotto. Ci guida chi ha beneficiato dei 30 anni di regime di Mubarak e se sei o sette membri del Pnd affrontano un processo civile, non è abbastanza" denunciavano i manifestanti che chiedevano anche la deposizione della giunta militare che guida il governo provvisorio. Erano centinaia di migliaia i manifestanti che l'8 aprile si erano radunati in piazza Tahrir rispondendo all'appello dei Fratelli musulmani, dei comitati dei giovani protagonisti della rivolta contro Mubarak del 25 gennaio scorso. Fra i manifestanti anche molti ufficiali e soldati dell'esercito. Un migliaio di manifestanti si dirigeva verso l'ambasciata israeliana per protestare contro gli attacchi dell'esercito israeliano a Gaza. La manifestazione, la più grande dopo quelle del gennaio scorso, era durata diverse ore e alla sera alcune migliaia di manifestanti avevano deciso di rimanere in piazza. Il presidio di protesta era attaccato da gruppi di dimostranti pro-Mubarak senza che la polizia intervenisse.
Polizia e esercito interverranno la mattina del 9 aprile per disperdere il presidio di protesta.
L'esercito con un comunicato sosteneva che era giusto perseguire i fedelissimi del vecchio regime e del Partito democratico nazionale (Pnd). "Le forze armate continueranno a lavorare per soddisfare le aspirazioni del popolo egiziano", si affermava nel comunicato. I vertici militari del Consiglio delle Forze armate che guidano il paese e ne garantiscono il controllo al padrino Usa, non la pensano nello stesso modo.

13 aprile 2011